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PECE

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La logica si infrange quando non si ha voglia di staccarsi, quando il bisogno e' quello di rimanere aggrappati

ANOMALIE ARMONICHE

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giovedì 16 ottobre 2008

ERA

Era,già era produce una malinconia,un ricordo,una piccola ferita che non si rimargina,un ombra che mi segue continuamente,un fragore di qualcosa che si rompe,di cocci che ne producono altri.
Comunque dicevo :era sospesa tra un mondo che sembrava fatato e un nero di perle che stridevano tra loro toccandosi,penetrando il loro rumore quasi a rigare i timpani di sangue.

La voce calma,in quel suo inglese perfetto,troppo perfetto perchè io a quel tempo capissi tutto.
Era bellissima.Quei lunghi capelli corvini lisci che cadevano sulle sue spalle,che contornavano un viso al sembrare lieto,il suo nasino perfetto,i suoi grandi e profondi occhi celesti che però nascondevano il nero dell'anima se non sapevi guardare.
Incantato dalla sua voce,perso da subito in lei.Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.Sorrideva sapeva di piacere.Di piacermi.

Una cena veloce,la stanchezza del viaggio,ancora un pò di parole tra amici
Poi chiesi dove potevo dormire.Avevo notato il divano nella sala e già lo bramavo nella mia spossatezza.

Ancora una canna,l'erba di Kristhiania,un nome,una leggenda a quei tempi.
Peter e Sophie si ritirarono nelle loro stanze.

La mia compagna di viaggio li seguì.
Io avevo quel sorriso ebete sulla faccia,che fosse la stanchezza era solo una scusa,la ganja di Kristiania era buona.
Mi sedetti sul divano testandolo,godendo già del mi
o riposo quando lei mi si avvicinò e mi prese per mano.
Entrammo nella sua stanza.Non sapevo dove guardare,
manifesti appesi ovunque,pagine di fanzines incollate alle pareti,un ordine quasi stonato dentro quella camera che sembrava cancellare ogni suono esterno,come entrare in un mondo parallelo.Sembrava ogni cosa avesse una vita sua,la ganja continuava il suo viaggio nel mio.
Mi mostrò il letto,l'unico nella stanza.Una piazza e mezzo.La guardai.Non capivo,ma non mi lamentavo sicuramente,temendo che
aver fumato mi stesse facendo sognare.Andai al bagno,feci una doccia veloce.
Mi rivestii e tornai nella camera.
Lei era là nel letto spuntava il suo angelico viso e la maglietta bianca con una stampa di un serpente.Timido,mi infilai nel letto,semi
vestito,contrario alle mie usanze.Dormo sempre nudo.
Continuammo a parlare un pò,con difficoltà al principio,poi man mano il mio inglese prendeva corpo e significato.

"Goodnight Mona"
"Goodnight Francooo"

La luce si spense,per dare spettacolo allla finestra sul tetto,da dove giungeva la luce rossastra di un cielo che mai diventa nero d'estate,di un buio solare.Ero incantato.

Sentii le sue mani massaggiarmi le spalle.Il loro calore mi distendeva la stanchezza,come se fosse assorbita.Mi chiese di girarmi,ma io ero troppo incantato da quel cielo e da lei.Le sue mani scesero lungo le mie braccia,incontrando le mie.Le strinsi.Si accostò ancora di più a me e mentre accarezzava la mia pancia le nostre labbra si incontrarono.Fu un bacio calmo,profondo.Le accarezzavo la nuca mentre lei mi toglieva lentamente i pochi vestiti rimasti.Sentivo il suo collo accalorarsi e il mio corpo pure.Fremevamo e i baci diventarono di pas
sione.La sua maglietta alzandosi scoprì i suoi seni,bianchi con i capezzoli rosa,turgidi.Li accarezzai,sentendola tremare,li baciai,li feci penetrare tra le mie labbra mentre le toglievo le mutandine.
Afferrò il mio sesso indurito muovendo le sue mani.Mi attirò ase.Le fui sopra,le fui dentro.Non so dire quanto durò ma il piacere durò alungo fino ad esplodere sulla sua pancia,mentre le nostre labbra erano unite.Abbracciati ci raggiunse il sonno.

Poco prima dell'alba riaprii gli occhi e mi accorsi che era sveglia,appoggiata al mio petto.Un bacio e cominciò a raccontarmi di lei,lentamente in modo che potessi capire.Del suo passato,del suo presente.
Dei disagi di una rgazzina ancora quattordicenne col percorso obbligato per andare a scuola.Accusata di terrorismo.A ragione.Di un amore crollato in mille pezzi irr
ecuperabile,del suo odio verso il mondo.Era più grande di me,di poco.
Stavolta si addormentò prima lei,come spossata dal racconto.Io la seguii.
Morfeo mi restituì alla tarda mattinata.Un risveglio anche quell
o fatato ,la terra di Andersen manteneva le sue tradizioni.Un suono malinconico,dolce di un pianoforte.
Era.



Era è l'inizio di un qualcosa,che ho iniziato tante volte e mai finito.Era è.

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Ehi,tu che ti senti colpito da quello che scrivo,tu che a volte ti senti il bersaglio delle mie lame...
sappi che la cosa mi fa molto piacere