sabato 25 ottobre 2008
cascata di pensieri
I colori dell'autunno avanzano veloci nel mio bosco.Li ho visti questa notte mentre là a valle una coltre di nebbia copriva le luci della vita umana che dormiva nel silenzio.
Il rumore dell'acqua della cascatella ora occupava il mio udito.L'ho seguito,lasciandomi trasportare dal suono di quel flutto,lasciando che i miei pensieri scorressero verso il basso ma all'indietro.
Poche le certezze,forse come sempre.Punti che rimangono immobili dentro me nel loro movimento.
Il mio amato cucciolo che ora sta male,ed io non sono con lui,anche solo a vederlo dormire dietro quei suoi occhi celesti.Dietro quel viso che mi assomiglia sempre di più.Che corre sulle strade della conoscenza venendo a contatto con mondi diversi.Quello della madre chiusa nel suo odio verso di me,che si apre solo nel rapporto di genitori.Questo è ciò che voglio,che basta verso lei.
Insegnamenti di superiorità, di razzismo,di scarsa considerazione della realtà della vita,inculcati dal contatto con lo zio,mio cognato.
Poi ci sono io,con i miei ideali,con i miei concetti di conoscenza vissuta nella strada dove tutti siamo uguali,dove parlare è una libertà,dove parlare è un potersi capire,un comprendersi,dove la solitudine avanza in questa modernità sempre più malata.Dove i ricordi della mia fanciullezza esplodono in un mondo ora fatato di contatti umani fra cuccioli adesso inesistente,già obbligati al rintanamento alla loro tenera età.Le strade sono vuote degli schiamazzi di un tempo,delle corse dietro ad un pallone,del nascondersi per poi farsi trovare,di figure geometriche tracciate col gesso su cui saltare.Il terrore della vita promulgato dall'informazione ci ha fatto diventare tremendamente apprensivi.Nella paura della violenza,dei pedofili,del traffico assurdo.Immergendo i nostri cuccioli in mille impegni che spesso li tolgono il tempo per giocare,quella libertà di muoversi da soli verso l'esperienza,anche solo la più banale,quella di andare a scuola a piedi da soli.Il potere sta vincendo,come sempre,mai ha perso se non in ricordi ormai antichi.L'educazione a stare soli,a non avere confronti,a essere dipendenti di macchine di divertimento e non di divertirsi con l'umano gioco.
Poi c'è un'amicizia,ancora fresca nel tempo,anche se sembra che sia sempre esistita,forse un pò lontana per essere vissuta un pò più realmente,ma vicina nel cuore.Un legame unico inusuale tra un uomo e una donna,che è riuscito a scavalcare facili etichette,che è rimasto,che c'è.Là dove nella normalità si sarebbe potuto disintegrare in reali tentativi di qualcosa di più.Ma qualcosa di più lo è già,come una domanda che ricorre spesso tra noi. Un sottinteso "come mi vedi nello specchio?"Un legame di comprensione,vasi dentro cui vomitare le proprie ansie,le proprie paure nella consapevolezza di non dover spiegare ,perchè l'affinità riesce a scattare istantanee delle situazioni.Difficile calcare questo palcoscenico (questa glie l'ho rubata),che è la vita,senza dover recitare se stessi con maschere di un teatro dove il sipario è già calato.Niente applausi,la sala vuota a parte qualche timido spettatore che a volte fatica a capire una trama che è lontana dal suo vissuto.
Gli amici,i compagni del passato,del presente persi nei loro impegni,come io nei miei,ma sempre pronti anche a distanza di tempo e di spazio ad un richiamo nel momento del bisogno.Quelli rimasti,seppur pochissimi,nello scartare delle comparse,dei guitti di questo atto limitato della vita.Cicatrici affini,pensieri ideali di lotte ,amanti del contrario,del non bastarsi,del non farsi bastare i costumi che la società vorrebbe imporci per recitare una scena di una commedia scritta da altri.
I miei genitori,mia sorella,tristi del vedermi sempre perso nel mio disadattamento,nella mia incapacità di riuscire a stare in equiibrio su una fune che non è la mia strada,già difficile camminare sulla mia,perlomeno quella che ho scelto.Li amo,sono legati a me,sono io che non sono legato a loro.
Questa è la mia condanna più grande,non ha giudici ne avvocati,solo me stesso,non riesco a legarmi a niente e a nessuno(mio figlio unico),solo un transito di temporaneo possesso,di condivisione di sentimenti,non voglio legami,non voglio catene,non voglio gabbie,non le impongo anche là dove c'è chi lo desidererebbe.Libero.Come il nome che mi è stato dato.Franco.
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scommetto che so bene chi è l'amicizia fresca di cui scrivi. hihi. mi sa che gli unici a sentire la mia mancanza saranno i barboni e derelitti.
RispondiEliminaverrò a fotografare il tuo bosco.
sta volta però cucini. mica come l'ultima volta eh!!!
un bacio
certo e se non mangi ti riempio con l'imbuto ehehe,ovvio il mio bosco si fotografa di notte,di giorno è il bosco di tutti
RispondiEliminaIo...non ho parole, meglio che non mi esprima forse. Tu ci hai preso in pieno...solo Tu.
RispondiEliminalavarsi dall'ipocrisia, stare accanto all'acqua il mio ambiente, star male ma avere il coraggio di cacciar fuori quella parte solo riflessa...i cristalli fanno male, ma molto meno delle persone.
Nelle mie stanti troppi pensano cò che non sono... leggono i versi e ne comprendono solo il lato apparente...Non sono mai poesie di Natale.
Non lo sono mai state. Ma penso che tu lo abbia capito.
Ti ho letto e mi sono trovata...li.
Star male e desiderare un rapporto fisico forte. Le mani di un uomo ovunque. Ipocrisia? Questa no.
RispondiEliminaps...coltiva la tua amicizia se può essere condivisione di una qualsiasi cosa.
RispondiEliminaun saluto.
@ Elsa
RispondiEliminaio ho solo commentato la sensazione che mi ha dato leggendolo e ho visto negli specchi un volto che conosco.un volto reale di affinità elettiva.la metà della luna.
ciao..io mi riferivo al tuo scritto:)
RispondiEliminaHo semplicemente trovato come dici tu affinità elettive:)
il fatto che tu hai compreso il mio lo attesta. il mio sfogo era dovuto all'incredulità di una realtà letta e sentita.
notte ronf ronf