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PECE

PECE
La logica si infrange quando non si ha voglia di staccarsi, quando il bisogno e' quello di rimanere aggrappati

ANOMALIE ARMONICHE

ANOMALIE ARMONICHE
SE lO RITIRNI NECESSARIO SONO, MMMMM, SIAMO ANCHE QUI

lunedì 28 febbraio 2011

La clessidra

La notte ci avvolge con le sue tenui luci,
allontanando i responsi di abbaglio.
Si appoggia su di Noi tirando i legami come lacci di cuoio.
Il vento,
che non si ferma mai,
soffia sereno anche quando è in tempesta,
sorridendo alle sensazioni,
che giocano ombre sulla nostra pelle,
sfiorando la peluria che lo ricopre,
come erba fresca
e il torrente scorre tra le rocce taglienti,
lasciando i segni di marchi che uniscono pori di un unico corpo,
slabbrate fenditure di fili rossi,
che uniscono il lucente nero di due anime.
Granelli di sabbia cadono leggeri da passaggi di vetri strozzati,
alzando il tempo che sovverte i presagi di passati retaggi.
Si appoggiano sulla tua pelle confondendosi in linee,
che si intersecano tra loro,
come disegni di un caleidoscopio.
Le tue labbra dischiudono al sonno,
la pressione delle mie mani,
che riga la tua pelle con la sabbia.
Piccole tracce brucianti,
orme indelebili,
che l'acqua del mare
può solo coprire sulla tua schiena inarcata.

Il piacere vibra nel dolore di barrette metalliche
impregnate del tuo sapore,
stilla gocce di umori mischiati nella fusione di corpi,
mentre il vento si riempie dell'odore di Noi,
lambendo ogni angolo del nostro mondo,
scivolando tra le pieghe,
come drappi di seta,
penetrando dentro
e riempiendo ogni nostra parte.


Specchiarsi muove le onde del buio,
che riflette le nostre emozioni,
immagini continue di minuscoli passi,
che si saldano nella nostra anima,
mentre la sabbia sui corpi
si asciuga del sudore,
scrostata dalle tue unghie,
si scioglie per ridiventare tempo.
Non ci sono parole
per eludere quello che sentiamo.
L'aria odora di Noi.
Odore di vero,
di sanguigno legame.
Giriamo la bussola e il vento non brucia le tappe,
continua nel suo lento andare sereno.

E ti avvolgo nella nostra pace,
proteggendo da chiunque,
ciò che è Mio,
ciò che è Tuo.



venerdì 25 febbraio 2011

Specchio......? rifletti.....!

Mirror me Cast


Si può dipingere il viso
Caratteristiche, travestimento
La mascherata si svolge
Davanti ai vostri occhi
Mirror la via, io ti specchio
Imito le cose, che fai

Sono in grado di cambiare il mio aspetto, vestirmi proprio come te
Facilmente scambiare, apparendo come faccio io
Mirror la via, io ti specchio
Imitate le cose, che facciamo

Non sono molte cose che sono libere
Questo viene a me, io lo prendo con garbo
Nulla di ciò che dico o faccio
Modificare una cosa per te, sei tu che spinge attraverso

Ora sono dieci metri di altezza, il mondo sembra oh così piccolo
Ma posso vedere tutto, proprio da dove io sono in piedi
E se un uomo deve cadere e il mondo è qui che sarà lui a terra,
E quando un uomo non vola, questo mondo è dove starò
Mirror la via, io ti specchio.
Imitate le cose, che fai


Nulla di ciò che dico o faccio



Non vedermi nel tuo specchio,
le mie parole sono vento,
se ti senti trasportato
fermati un istante a pensare,
non perderai il sentiero se ti appartengono.

Non vedermi nel tuo specchio,
un danno non accomuna tutti i dannati,
non fare tue le mie parole,
quelle vengono dall'anima,
salgono come il vento stretto dalle rocce,
leccano il prezzo del loro vivere,
delle loro scelte.

Non vestire ali che non sai portare,
ti farebbero cadere nel tuo breve volo,
nell'aria del reale.
Non lasciarti trasportare dal fascino del mio Nero,
guardalo da distante,
perchè quello che macchia queste pagine è vero.
Non ho maschere
e ho un passo difficile da tenere,
contornato di risa e dolore
e le tinte della mia tavolozza gocciolano sangue
e il pennello si intinge per tracciare segni
su tele che pretende.

Non vedermi nel tuo specchio,
perchè il mio specchio è cieco
e corre le emozioni che lo avvolgono al buio,
affascinato dalla mente,
incantato dall'anima.
Perchè uno specchio cieco è uno specchio puro.
Non leggere quel Noi che è pieno di senso di proprietà:
"E quel Noi è qualcosa che nessuno può capire.
Nessuno può leggere un libro che ha una unica copia ed è in mano a due folli".

Non vedermi nel tuo specchio,
ritroveresti la figura di un demone,
che vive sereno il suo inferno,
ti ritroveresti tra le sue stanze,
io entro ed esco quando voglio,
tu pensi di esserne capace?






giovedì 24 febbraio 2011

Il pennino sprofonda nell'inchiostro.
Inchiostro che pulsa,
che scorre tra canali che tendono la pelle.
Sfiora la pagine penetrando nei lembi.
Stride il suo passaggio.
Scintille di luce in crescendo.

Scrive sui fili che legano,
come rapaci mani che stringono,
premendo dita su un polso,
affondando nei fianchi.
Brividi increspano la pelle ,
riflettendosi in piccole gocce di sudore.
E ci lasciamo andare
a quella danza animale,
dove i nostri desideri
muovono passi sui non limiti.
Ogni lembo di carne è da esplorare.

Gli sguardi si fissano nella sfida dell'oltre,
offrendo il piacere all'altare.
Non c'è prevalenza nel possedere,
muscoli tesi,
nei passi felpati,
taglienti,
da fiera,
sui nostri corpi,
entrambi alla ricerca del piacere dell'altro.


Ritroviamo i nostri desideri
lungo la tela tessuta,
che si intreccia in un cerchio,
riflessa in gocce che non hanno richieste,
che il nostro odore trasmette nell'aria
e le emozioni leccano il sapore
di piaceri inespressi,
lungo la linea che divide il dolore
e che colma il piacere ,
nello stupore di ritrovarsi a bramare
il desiderio dell'altro.


La sfida vibra sui tuoi polsi
lungo le mie braccia che li tengono fermi,
potrei bendarti gli occhi per farti impazzire,
lascio la presa
per lasciarti affondare il pennino
sulle pagine nere da solcare di rosso.







martedì 22 febbraio 2011

L'emozione corre su piccoli fili
quasi invisibili,
schiudendo le labbra alla vista di una goccia.
Stilla sulla pelle il suo tonfo vibrando la fantasia,
che penetra nel profondo avvolgendo matasse di stupore
attorno all'anima.
Il calore si diffonde sulla pelle
e il corpo si riempie come una clessidra,
piccoli granelli di riflessi di colore
cadono leggeri.
E tutto questo in mondo che no ha vista,
dove la mente produce immagini di Noi,
rigando i contorni di lampi nel buio.

Le dita premono su labbra,
per intingersi di quei sapori,
che trasformano l'assenza nella presenza di Noi
e l'odore prende forma come in nubi galleggianti nel cielo,
tinto di rosso dall'attesa,
dalla mente che si apre come petali ,
dischiudendo il loro piacere bagnato.

E ogni cosa ci richiama al presente,
in un passato che si perde nel tempo,
maestro di come siamo,
in un futuro che non ha importanza,
che implode i limiti che sfaldiamo,
perchè ogni passo nel presente
è una crescita
e non ci sono se,
non ci sono ma,
il possesso che ci avvolge nel suo abbraccio,
è il per sempre del presente.
E si lascia tutto al di fuori del cerchio,
mentre gli sguardi sorridono a sfida,
battendo sul banco la propria pretesa.
E il metro del tempo si frantuma,
spiazzato dalla voglia di vivere,
di viversi.

Si danza in un equilibrio che non ha bisogno di aste,
coi piedi affondati negli aghi di pino su una collina,
mentre l'onda frigge leggera sulla battigia,
il fuoco lancia le sue sue lingue nell'aria,
leccando i nostri corpi,
lungo le pieghe tremanti il dolore,
sereno piacere.
Il vento accarezza il sangue
che corre sulla nostra pelle,
lasciando piccole gocce nella sua scia.


Tutto si fonde tra gambe avvinghiate,
lungo tagli che imprimono marchi,
sapori,
odori,
emozioni,
si mischiano nella pelle,
mentre i nostri sguardi si incatenano,
sottili fili,
che non si strappano.




venerdì 18 febbraio 2011

Ci si ritrova danzare su foglie vibrate da corde,
mentre l'archetto scivola sulle emozioni,
tracciandone con un dito i bordi frastagliati.
Musica che aleggia sull'odore dell'aria.
Stupirsi nel non capire ,
se si sta suonando
o si sta ascoltando,
o semplicemente sono le stesse mani
che muovono l'archetto su tele di ragno dentro un cerchio.
Strappi del passato si perdono lungo il sentiero che porta al bosco,
nelle orme lasciate sulla spiaggia e coperte dal mare.
Si fondono nell'abbraccio di rami,
che si allungano al cielo,
sorridendo alle lingue di fuoco,
nel continuo tuffo dell'onda nel mare,
ombre di gabbiani allertano su un possibile naufragio.

Ma gli occhi si incontrano alla ricerca di Noi,
curiosi scivolano tra frantumi di vetro tagliente
e come bambini ci lanciamo da quei rami,
perchè il fuoco ci accolga tra le onde del mare,
mentre il vento trasporta il suono di schiuma che batte sulla roccia,
del fragore di una cascata che trova pace nel letto del fiume

Ci si specchia sull'acqua da cui traspare il fondo di roccia,
un sentiero che si perde tra gli alberi,
serena consapevolezza,
priva della voglia di conoscere,
se porta alla foce o porta alla fonte,
il fiume scorre e va.
Seguiamo la corrente abbracciati su una foglia.
L'acqua è fresca,
le emozioni guizzano come trote
e poi ricadono per sprofondare in noi,
mentre le unghie rigano la pelle
come zampe di pulci d'acqua,
si schiudono petali rossi e neri di ninfea
al gracidare di rane
e la pelle si macchia di sangue gocciolando .
E allora mi specchio in ginocchio nel fiume
per ritrovare il tuo volto.


Elsewhere


Amo il tempo e nel mezzo
la tranquillità dentro me
nello spazio dove posso respirare
Io credo che ci sia una distanza
in cui ho vagato
per sfiorare gli anni in cui
mi sforzavo di raggiungere qualcosa
resistevo, mi controllavo

Io credo
che ci sia un Paradiso per nessun'altro che per me
e lo difenderò purchè io possa essere
lasciata qui a soffermarmi nel silenzio
se scelgo di farlo
cercherai di capire?

lo so, l'amore è un periodo fuggevole
che scorre come se fosse liquido
Sono ubriaca del mio desiderio...
ma adoro il modo in cui mi sorridi
adoro il modo in cui le tue mani mi raggiungono
e mi tengono stretta...
Io credo...

Io credo
che ci sia un Paradiso per nessun'altro che per me
e lo difenderò purchè io possa essere
lasciata qui a soffermarmi nel silenzio
se scelgo di farlo
cercherai di capire?

la bambina tranquilla aspetta il giorno
in cui potrà liberarsi
della forma che le sta appiccicata come la disperazione
Mamma, non vedi che
ho vissuto la mia vita come pensavo fosse giusto
può non essere giusto per te, ma è giusto per me...
Io credo...

Io credo
che ci sia un Paradiso per nessun'altro che per me
e lo difenderò purchè io possa essere
lasciata qui a soffermarmi nel silenzio
se scelgo di farlo
cercherai di capire?

vorrei potermi soffermare qui nel silenzio
se scelgo di farlo
capirai?
cercherai di capire?





lunedì 14 febbraio 2011

Il ragno non è indenne alla tela che tesse per catturare,
stende un percorso sicuro su cui camminare per raggiungere la sua preda.

Fili di seta tagliano l'aria,
stendono emozioni intrecciate,
che avanzano lente,
calcando passi sui desideri ,
che abbracciano ciechi.
Non ci sono domande.
Cadono come gocce sulla nostra pelle,
che le assorbe,
le trasporta,
mentre la carne vibra come corde,
segnate dalla lama che le solca.


E ci lasciamo andare su questa tela,
incauti di esserne catturati,
entrambi predatori
e predati.
Le dita scorrono premendo sul collo,
le unghie sollevano quella crosta,
che ci ha ricoperti,
le cosce premono in questa danza carnale.
Si dipanano fili che cadono lunghe le schiene inarcate,
intrecci di parole formate dal respiro che è vita,
che ci portano avanti,
che accarezzano la pace,
mentre il vento affonda le sue dita nei tuoi fianchi,
mentre il fuoco preme irrorando il mio torace.


Mi mordo le labbra,
ti mordi le tue.
Mischiamo sapori ,
annusando gli odori,
mentre lunghe file di formiche rosse
bruciano la nostra pelle,
lampi di nero.

E le tue mani stringono tele di piacere e dolore,
di rosso e di nero,
geme il silenzio ai colpi dell'onda sugli scogli del tempo,
si specchia sulla trasparenza dell'acqua,
che scende la montagna,
l'immagine di noi,
vibra il piacere trapassato dall'acciaio,
pioggia di emozioni,
passi avanti di stupore.


Gocce di essenza di Noi.


venerdì 11 febbraio 2011

Veleggia sull'erba la nebbia.
Spettri di bambini vivi,
annoiati dal tempo,
che giocano senza una meta
sulle ombre insapori
di chi stampa nell'aria sorrisi
dettati dal proprio egoismo.

Vento dissolve.
Vita di spettri morti
e in quell'assordante silenzio
dal cinico suono,
rivivon le urla,
le risa,
i pianti.

Palle che rotolano tra cespugli,
che celano salti di corde.
Tutto nella semplicità di stupire.
E gli spettri degli alberi
fanno da trave alle scelte,
penzolando chi ha deciso
di esser morto da vivo,
allungando la propria ombra
su chi ha deciso
di morire per non vivere.

Lo sguardo dietro gli occhi
di chi vive da morto,
crudele il suo sorriso
mentre gli occhi mirano verso l'orizzonte.
Ingestibile chi riesce ad essere tutto e niente,
chi non si pone limiti
e spazia la sua mente.


Il passato è un bagaglio,
che non si può lasciare
in valige da far esplodere in qualche stazione.
Non ferma.
Il vento continua a soffiare,
a scrollarsi di dosso colpe non sue,
a fischiare su domande che non hanno risposte.
Si può definire l'istinto,
ma non spiegare.
Come mollare ciò che non rinneghi?
Allora lo metto sul banco e pesco una carta.




























martedì 8 febbraio 2011

Il marchio

Fischia nel silenzio il vento,
vibrare di foglie,
come drappi schioccanti di tele di bandiere,
l'erba si piega ,
polvere si alza vorticando spirali nell'aria
e tutto ciò che è posato al suolo,
lo riga ,
come artigli che scivolano sopra un vetro.

E il vento si specchia nel fuoco
alimentando la fiamma.

Unghie che scavano la pelle,
solcando il calore del corpo,
mentre morsi addentano l'odore
e lo strappano facendolo loro.
Labbra di cera modellano forme sui tagli,
mentre i fianchi tremano tra i pensieri,
sorridendo tra i sospiri di emozioni,
che si posano sulle labbra,
sul loro schiudersi allo stupore,
come file di formiche rosse nel nero della notte,
passano immagini di desideri,
che colmano il senso della vista,
riflessi di luci colorate che illuminano il buio.

Parole,
che si fondono tra il detto e sentito,
scritte sulla pelle,
che reclama la necessità,
il bisogno di afferrare la mente,
i pensieri,
e di poterla stringere nella mano,
lungo le pieghe della pelle,
che mischia gli umori,
ne impregna il corpo,
penetrando tra i pori.
Una lama sibila riflettendo luce rossa nel nero,
slabbra i tessuti segnando il suo marchio,
la pelle mostra quello che sull'anima è già impresso,
come un timbro del vento nel fuoco.
Non c'è tempo,non c'è spazio......
libero brucia segnando nell'aria un sorriso,
batte il marchio,
come pulsare di vene,
chiuso nel suo cerchio
e tutto è tuo
e tutto è mio.



martedì 1 febbraio 2011

Può il vento passare attraverso l'ombra?


Quanto tempo che le mie mani non scivolavano sul legno della chitarra,
mentre la cassa vibra,
come il torace che trema al tossire,
note secche di polvere spazzata dal vento.
Lo sento impetuoso,
coi piedi affondati nella gelida rena invernale,
tremante come la sesta corda,
vibra sotto i vestiti avvolgendomi completamente
in attesa della imprevedibile direzione che voglio seguire.
L'onda infrange sulla rena timorosa di avvicinarsi,
di lasciarsi andare e bagnare i miei piedi.

Un viaggio nel tempo,
senza tempo,
con soste veloci ,
avvolgendo fari dalla stanca lampada,
che lanciano in mare
funi intrecciate di solitudine,
che sbiadiscono rapidamente.
Un arpeggio che brucia le tappe di un mondo nell'ombra,
che trema,
ride
e osserva in silenzio.
Quel silenzio che vuole assordante.
Rami rigano,
spazzati dal vento,
la sabbia,
che riflette il plumbeo del cielo,
cogliendo quei suoni,
che sembra non sentire,
stoppando un barrè di do diesis minore,
piccoli insetti aggrappati alla rena,
mentre tutto si oscura all'ombra della duna.
Cogliere l'attimo
non vuol dire disperde i particolari
nel veloce veleggiare del vento.
Si alza,
spazza la duna,
sorride all'ombra,
che ombra non è.
L'orizzonte lo attrae,
perchè l'orizzonte non esiste.

Occhi che si abbassano in gesto di sfida,
i bordi delle labbra si allargano,
ghigno spiazzante.
Secchi rumori che tagliano il silenzio,
sbatto le porte dell'inferno
"C'è nessunoooooooooo?"
Vento che va.