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PECE

PECE
La logica si infrange quando non si ha voglia di staccarsi, quando il bisogno e' quello di rimanere aggrappati

ANOMALIE ARMONICHE

ANOMALIE ARMONICHE
SE lO RITIRNI NECESSARIO SONO, MMMMM, SIAMO ANCHE QUI

mercoledì 30 dicembre 2009

Il mondo ha quasi concluso il suo giro attorno al sole.
Non sono per gli auguri,li lancio quasi macchinevolmente ,per rispetto.
In realtà a chi mi conosce,a chi mi segue,a chi io seguo rinnovo gli auguri ogni giorno.


Inesorabile lo scandire del tempo tra i passi della natura che imperversa il suo moto.
Come nel mio bosco che vede scorrere le stagioni
abbracciando le anime di chi non c'è più,cullandole nel volo cadente delle foglie,nello spuntare delle gemme su un ramo,nel dolce suono dello sbattere di ali di farfalle e nell'esplosione di colore di petali che chinano il loro capo quasi in devozione alla luna,che li fa impallidire.


Ci sono fili che legano nel tempo le anime,
fili invisibili e allo stesso tempo forti,
temprati,
che danzano nell'aria scossati dal vento.
A volte come un nocchiero tira le redini del suo destriero,
qualcosa ci richiama,
uno spiraglio di ombra nel buio,
un suono che sembra un'aria del passato,
strumenti che vibrano,
pizzicati dalle dita dalle dita del tempo.


E posati sul battito di ali,
quelli che sembravano sogni vengono ritrovati nel presente,
accorgendoci che teniamo gli occhi aperti.
E la mente si tuffa nel remoto
a cercare quel l'istante in cui ci avevano diviso,
per ritrovarsi Adesso e pensare che ci conosciamo da sempre.

E le mani corrono sul corpo,
incrociando le tue ,
che affondano gli artigli nella mia carne,
mentre il tuo collo si stringe in una banda di cuoio
e la tesa del cappello si alza,
tremando ai tuoi gemiti che non son di paura,
mentre la pelle traduce quelle sensazioni,
che solo la carne può tramandare,
in quelle parole fatte di odori,
del tuo sapore che cola sulle mie labbra,
come una goccia di assenzio conservata nel tempo.



Il numero perfetto è l'uno,
ma è molto meglio se nell'uno ci sta il due.


Nero_Catrame OREN
Velluto Vetrato DUNKELN

giovedì 24 dicembre 2009

A B.

Allargo le braccia,
nel tempo,
nello spazio,
per accoglierti
e lasciarti sprofondare nel mio petto.
Ascolto il tuo silenzio,
come una goccia che cade nella neve,
scomparendo nel foro che la porta al suolo.
Impossibile pensare che la mia anima non tremi
al tremare della tua,
attenti a coglierne ogni riflesso,
ogni mutamento,
ogni piccolo dettaglio
Quando tu sei giù e gli altri contano
Quando tutti i tuoi segreti sono svelati
Quando le tue preoccupazioni sono in salita
Quando il progetto che hai ti porta a dubitare
Quando non ci sono informazioni
E la bussola indica nessun luogo che conosci bene
Lascia che la tua anima sia la tua guida

Lascia che la tua anima ti guidi, ti guiderà bene
Ti tengo stretta a me
sentendoti respirare,
vegliando il tuo sonno,
che ti allontana da queste false luci,
da questi stupidi bagliori,
dall'odore di brodi marci strabolliti,
dall'insignificante mercè del dovuto.
E le mie dita passano come velluto tra i tuoi capelli,
raccogliendo dal tuo corpo le schegge di vetro,
che i frantumi della vita
hanno sparso,
rendendoti tagliente,
irriverente,
facendoti credere insignificante,
ributtante.
Quando i medici non sono sufficienti a guarirti
Quando nessuna medicina può farti stare bene
Quando nessun consiglio ti porta conforto
Quando non ci sono più bugie che possano dirti
Non altre informazioni inutili
E la bussola ruota tra il paradiso e l'inferno
Lascia che la tua anima ti guidi, ti guiderà bene
Con la tua anima che hai posto tra le mie mani,
coglierò le gocce della tua essenza,
per mostrarti quello a cui ancora fatichi a credere,
perchè non ti hanno mai fatto pensare di averla.
La tengo stretta dolcemente come un cristallo,
fermo nella promessa di essere l'unico a poterla frantumare.
A te che hai filtrato i colori che già mi appartenevano,
in un riflesso di arcobaleno.
A te che avevi celato quel mondo sconosciuto
che si chiama Amore.
E i tuoi occhi si voltano verso il vetro della finestra
Alla luce sul colle
La distanza sembra così strana per te ora
E la stanza buia sembra così immobile
Lascia che le tue pene siano i miei disp
iaceri
Lascia che le tue lacrime siano anche le mie

Lascia che il tuo coraggio sia il mio modello
Che il Nord che tu senti sia la cosa giusta
Quando non ci sono più informazioni utili

E la bussola indica nessun luogo che conosci bene
Lascia che la tua anima sia la tua guida

Lascia che la tua anima ti guidi sulla tua strada




lunedì 21 dicembre 2009

Istanti,
attimi,
attese dentro i sogni,


Avvolta dal calore
del colore ad occhi aperti

E le unghie filano,
dove forano i denti,
dove ci attorcigliamo per saldarci,
riempiendo ogni vuoto mai colmato

Innocente indecenza,
spietato bisogno di Noi
che trapassa la nostra carne

Tremando le due metà
perfettamente combacianti.

mercoledì 16 dicembre 2009

PretenderCi

Il sibilo della pelle sulla pelle spezza il silenzio,
l'odore di cuoio mischiato con quello di corda bagnata,
che solca la tua pelle.
Riga la mia.

In questo gioco,
dove tu pretendi di essere Mia,
io pretendo di essere Tuo
e ci pretendiamo a vicenda
in una sfida di sguardi,
di mosse repentine,
di giochi di forza,
di mosse d'astuzia,
mentre i tuoi occhi attirano i miei
e le mie mani catturano la tua carne.
E ci ritroviamo legati una nell'altro,
con cuoio che salda la presa,
con corde che la ledono,
con legami invisibili che sono i più saldi,
quelli che legano l'anima,
la Mia alla Tua,
in una morsa che....
non lascia spazio al tempo,
ne tempo allo spazio,
mentre le labbra si toccano,
mentre si dischiudono i sensi,
che prediamo rapaci,
mimando il desiderio che pretendiamo,
scrollando il tremore nell'attesa,
giocando col crudele non darci,
afferrando il desiderio,
facendogli scorrere solo l'ombra di una lingua affamata.


E il raschiare del fumo acre di una Lucky,
che fa tendere la pelle sulla stretta dei legacci,
ai bordi del letto,
completamente strafottenti,
irriverenti,
graffiando di brama di Noi la carne.

E tirare entrambe le corde per...
tenderci,
pretenderci
e distenderci nella pace assoluta.

sabato 12 dicembre 2009

Al buio

Incontrarsi al buio,
senza l'importanza di sapere dove sbattere,
quando son bastate le parole a suscitare le emozioni,
quando son riuscito a strappare la tua anima dall'armadio in cui era riposta,
per portarla alla luce di un riflesso che riflette la sua ombra su una parete nera,
da cui abbiamo staccato le nostre spalle,
senza il timore di cadere,
così spontaneamente,
senza porre domande a ciò che sentivamo.


E tutto ciò che era passato,
come una pausa ad un tempo remoto,
nel sentore che ci eravamo già incontrati,
magari non in questo tempo,
magari non in questo spazio.
E le mie braccia contengono le tue rivalse all'esistenza,
le tue ferite alla dignità attaccata,
le offese della crudeltà
e le fanno proprie nella mia sicurezza,
nell'impossibilità di fermarmi,
di andare avanti a spallate.


E al buio scende sul tuo corpo la mia tempesta,
affondando nell'acqua della tua essenza.
E i sogni,i desideri si lasciano guidare ad occhi aperti dai nostri corpi,
parlando in silenzio di gocce di vento e soffi di rugiada ,
che sciolgono il ghiaccio posato sulle foglie cadute di un bosco,
mentre il volo di un falco incontra il passo del lupo
e ogni battito d'ali è un'orma sul terreno innevato
che scioglie il pudore nella sua indecenza,
rialzando lo sguardo per incontrare i nostri occhi.

E le mani si saldano in una stretta eterna,
che solo Noi,nella libertà di farlo possiamo sciogliere,
una sorta di cordone ombelicale,
che a spezzarlo sarebbe come rinnegare l'evidenza,
che siamo l'incastro perfetto,
quello che combacia in ogni sua piega
e che colma quelle banali distanze,
saldando nella semplice spontaneità
quei èprincipi in cui ci troviamo paralleli,
comunicandocelia pelle,
nelle strade del passato,
nei sentieri che si affondano nel bosco,
lasciando al futuro quell'emozione di scoprirlo.

Oltre.
Uniti.
Tu che non mi hai voluto vedere prima di toccarmi,
io che non ho voluto guardarti prima di farti mia.
Con la tua Anima tra le mie mani
e la mia nella tua.

giovedì 10 dicembre 2009

LA realtà supera il sogno ...... I


La bassa luce offuscata dalla nebbia del momento,
che invade l'atmosfera trattenendo i nostri odori nell'aria,
mischiati ai sapori di gemiti che la so
lcano
e battono il loro suono sulla nostra anima.
Quello che le parole non dicono,

che non riescono a tradurre in un significato bastante,
che corre su un malsano gioco,
come una lacrima cieca di terrore scende lungo il taglio di una forbice puntata al petto.

E la tesa del cappello si alza,
percependo il sentore del momento che stava attendendo,
quello di una resa alla non paura,

al non temere,
mettendo a nudo la debolezza,
quella che su di noi non riesce ad attecchire,
se non scivolandoci sino ai piedi,
come il sospiro malefico di un'anima "
pessima" che fu.
Mentre si aggrappa alla nostra pelle,
lenendola,
quella paura che è terrore,

della possibile mancanza dell'altro
ora che ci siamo ritrovati,
che ci possa accadere qualcosa.

Duro accettarlo,
se poi è per gioco.

E il cuoio si aggrappa al ferro,
stridendo le sue fibbie di metallo al suo
contatto,
per legare i tuoi polsi
in questo desiderio di totale appartenen
za,
che abbiamo bisogno di condividere

e che i nostri corpi richiamano
nel silenzio dei loro movimenti,
nei loro richiami di umida indecenza.
E ogni movimento,
ogni parola,
ogni respiro,
ogni pensiero
è Intesa
e ogni vuoto riusciamo a colmare,
ogni dettaglio viene compreso
e lo facciamo nostro vedendolo con gli occhi dell'altro.
Mentre è la carne che parla,
struggendo il silenzio di piacere,
aumentandolo col dolore,
mentre le tue dita si infilano nella mia carne
tra i tagli delle unghie
e i tuoi capelli nelle mie mani
tirano il capo all'indietro
e una banda di pelle stringe il tuo collo
mentre i tuoi occhi si tuffano nei miei sorridendo
e urlando piacere.

E la tesa del cappello si alza ancora
e le sue mani scivolano lungo il pastrano frusciando,
quella sicurezza che aveva acquistato alla vista del tuo terrore
si sfalda,
crollando la tua non paura sulla corda che ha costretto il suo collo appeso a un soffitto.

Mi dici di non sfidarlo,
che nulla può fare,
che ora si sente totalmente impotente
davanti alla nostra impavida Intesa.
Sai come sono.
Un ghigno beffardo.
Lo sguardo irriverente verso un'anima in pena
destabilizzzata dalla nostra mancanza di paura,
lui che in vita ha terrorrizzato.
Ma non sa che posso entrare ed uscire quando voglio,
mentre lui è rimasto sospeso
nel limbo incerto,
portando con se il segreto
di cui hai bisogno.
Ma la notte è nostra
e si avvolge tra le stoffe di un gioco
che ci unisce per sempre.

venerdì 4 dicembre 2009

Mentre le mie dita scorrono lungo i tuoi fianchi,
rapendo la polvere dei tuoi gemiti





e raccogliendo i tuoi tremanti brividi,
come manate di chicchi d'uva spinti nella bocca,

le tue unghie solcano la mia pelle,
come il taglio di una forbice appena dischiusa
su un foglio di carta.


Solchi in cui la tua lingua si infila
ritrovando il sapore di te nel mio sangue.

Ingoiando il tuo desiderio nel mio


e i corpi si muovono,
mentre le anime si attorcigliano su se stesse
in un'unica posa.

domenica 29 novembre 2009

Il tempo scandisce l'attesa sulla nostra pelle,
graffiando quel senso di possesso,
che la copre anche nella distanza,
dove ogni movimento è un mio passo,
che poggia la pianta schizzando gocce
che tremano nell'aria.



Il battito degli istanti
si allunga sui tuoi fianchi
lasciando il segno del suo passaggio,
mentre i tagli delle tue unghie
spessano il loro bruciore
girando sulla punta della tua lingua,
che si muove dando consistenza alla mancanza,

di un tocco reale,
sospeso nell'attendere
tra gli odori che ancora invadono l'aria,
sciogliendo l'essenza
tra i rapidi gemiti di un soffio di vento.

E scende sui colli il sospiro,
mentre i polsi legati dalla passione dolgono ancora
e i denti scuotono fibre di Velluto Vetrato,
scivolando sul tessuto di un rosso lucente
e affondando il morso tra le pieghe della carne slabbrandola.

E le dita Barbaramente calpestano le pieghe,
facendosi strada tra i nervi,
che attraggono a se
come redini di un cavallo impazzito,
che seguono ritmando il suo galoppo.

E nell'attesa avvolgi il tuo desiderio,
quasi a strapparlo,
legato alle tue mani che stringi in possesso,
per lasciarlo penetrare nel tuo essere Mia.

venerdì 27 novembre 2009

DivorandoCi

I fili del passato,
quelli che bloccano,
quelli che nascondono la vista agli occhi nel buio,
quelli che bruciano sulle ferite,
mescolando il dolore al cinismo,
si sciolgono.





Basta solo uno sguardo,
che penetra le tenebre,
senza richiedere nulla
eppure va a centrare un bersaglio,
che non si era preposto.

Nulla è per caso.
Come una lama,
non arruginita,
ma brillante nel tempo,
nascosta nell'ombra,

che taglia il vento lasciandolo entrare.
permettendo di avvolgere l'anima,
di rapirla,
di fendere piccoli tagli,
che lasciano sgorgare sangue,
che come acqua che sgorga dalla sorgente
,
attira a se la vita
e glie la dona.

Le tue mani sul mio corpo,
scartano quella pellicola di Nero,
che avvolge la mia essenza,
le tue unghie penetrano,
slabbrando quel velo scuro che copre la mia anima,
affondando,
per intingersi nei colori dell'arcobaleno,
sprofondando nell'abbisso di dettagli senza fondo,

a cui si mischiano i tuoi,
celati sino ad ora agli occhi
e mai uditi,
trasudati dall'ardere del tuo corpo
in minuscole gocce d'acqua
di cui sei fatta,
che spargo sulla tua pelle
lasciandole evaporare al tuo calore,
che tengo sulla punta della lingua
per comprenderne il sapore
e semplicemente ci sciogliamo una nell'altro
in un incastro perfetto.

E lascio che le tue mani scorrano sulla mia pelle
bramando la mia carne,
accarezzando sulle tue labbra
il desiderio di divorarmi.

martedì 24 novembre 2009

Appartenenza



Cresce forte il desiderio di appartenenza,
di quel possesso di Noi stessi che liberamente accettiamo,
sulla forza delle mie dita,sul taglio delle tue unhie,
che scavano dentro ai nostri corpi scuotendoci.

Il tuo corpo steso sul tuo odore che invade i miei sensi,
li rapisce
e si alternano sguardi che affondano nell'anima tuffandosi negli occhi,
mentre i denti si scoprono
quasi ringhiando
nel voler azzannare ciò che è tuo,
ciò che è mio.
E mi segui sulle starde sanguinanti dei tuoi artigli
cominciando a tremare,
ma non è paura,
non è freddo
e le mie mani strappano dolcemente
il tuosapore girandolo tra le dita.

Come il succo della vita lo spargo sui nostri corpi,
sulla libertà di essere noi stessi,
senza doverci nascondere,
senza dover celare,
incatenandoci di maglie di fumo
che stringono salde i nostri polsi
e scrivendo ogni lettera di ogni istante che parla di Noi,
del nostro è stato,
del nostro è
spingendo oltre quel limite che sarà.
E ogni movenza penetra nella nostra essenza,
in una carezza,
in un graffio,
in una parola che si fa strada come una lama nel cuore,
in un gesto di sfida che cresce la passione,
come lo scuotere di vita di corpi
che credevamo già morti
e che specchiano la loro anima
nello spontaneo riflesso
di ritrovarsi simili,
spesso uguali
sulla linea della vita.
Impossibile cadere
quando tutto è così libero
e spontaneamente leggero
e basta tenersi per mano
per rimanere in piedi
camminando la stessa strada.
La Nostra.

domenica 15 novembre 2009

Staccarsi dal muro,
abbandonarlo vagando nel buio
e lasciarsi andare ritrovandosi
a sprofondare nel mio petto
che ti accoglie lasciandoti affondare lentamente.



E il silenzio ci avvolge,
mentre le mie mani scorrono sulle tue braccia,
per congiungersi con le tue sopra una tazza di caffè bollente.

L'aroma sprigiona sensazioni,
portando con se il vapore
che racchiude immagini sfuocate di istanti senza tempo,
senza spazio
e sale lungo i nostri corpi,
sfiorando la tua pelle lungo le braccia,
mentre il mio respiro si infrange sul tuo collo.
E scopri che non ne hai timore ne rigetto
e mi lasci fare quasi stupita dalla tua non reazione,
trattenendo tremando di emozioni la tazza calda tra le mani.
E semplicemente
con spontanea naturalezza
mi lasci entrare
come una lama che fende l'acqua sprofondando,
ma senza fare male,
sino a toccare la tua anima,
quella che credevi di non possedere,
quella che non conosci,
che non si specchia con ciò che non hai mai conosciuto,
che non hai mai pensato,
che non credevi possibile.

E scopriamo insieme di essere saliti in alto,
quasi senza accorgercene
e che tutto ciò che abbiamo percorso,
in un bacio,
che esonda il caffè dalla tue labbra alle mie,
ha lasciato sparse tracce di noi velate dalle parole,
dai nostri giochi.
Come se per magia ogni nostro riflesso,
ogni nostro dettaglio finora scoperto
si incaststrasse tra le nostre pieghe,
tra le curve dell'anima
per sciogliersi in un'unica essenza.

E alla notte ritrovo il tuo corpo riverso sul divano,
che attende il mio ritorno
anche se in realtà non me ne vado mai
e spunta un bordo di un'ala di farfalla dalla tua bocca,
pronta a muoversi in battiti frementi al solo sfiorare del pensiero che SiAmo

E i brividi corrono le emozioni lungo le tue braccia,
riscendendo sino alla tazza di caffè,
superandola e facendosi strada tra le tue gambe
sussultando il tuo corpo
nel desiderio di divorare e venire divorata,
di lenire e graffiare,
di affondare di denti
e lasci penetrare forte il piacere,
lo lascio tagliare la mia pelle.
E scopriamo insieme sensazioni crescenti,
mai conosciute,
che la vita ci ha nascosto
o che noi abbiamo evitato,
presi dall'assorbimento del dolore
e dal rigetto di questo
nelle nostre aggresive esternazioni.
A me il merito di averti ritrovato l'anima,
a te la colpa di aver rapito la mia,
tutto liberamente,
per nostra scelta
in un fantastico incontro di vita,
dopo percorsi lunghi
un traguardo che è un inizio per ripartire e non fermarsi più.
Ti guardo,
sorrido,
i tuoi occhi sono pieni di lacrime,
non sono amare,
non riesi a versarle,
come un leggero soffio di un battito d'ali di farfalla,
riuscirò a rigare il tuo viso.

mercoledì 11 novembre 2009


Il suono dell'acqua riempie la vasca,
coprendo le parole,
che viaggiano nel loro silenzio.
Là.
Dve il vento incontra il mare,
dove si uniscono.


Mentre i denti predano la carne e
gli occhi si scrutano in cenno di sfida.
Nessun suono,
solo il ruggire di denti,
mentre le lunghe unghie
taglano la carne
e la pelle arde,
non brucia alle ferite,
ma cerca di lenirle

Corde imprigionano mani,
stringendo i polsi,
simboli di appartenenza inutili
o meglio vani.
Il tuo corpo si muove
poggiato sulle tue ginocchia,
mentre le mie mani predano la schiena,
strappando i tuoi gemiti,
nelprofondo di te.
Corrono sulla tua pelle,
dilatando pieghe
che traboccano di desiderio di possesso.
I tuoi pugni battono sul pavimento
il dolore che diventa piacere,
le gote schiacciate ad accarezzare l'altare.
Tremi.
Tremi al mio impeto,
che ti costringe inchiodata.
Là tra le pieghe
dellìalba di un sogno.
Divori la coda del demone,
mentre lui si ciba del tuo collo.

Non è uno scambio di ruoli,
ma condivisione.