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PECE

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La logica si infrange quando non si ha voglia di staccarsi, quando il bisogno e' quello di rimanere aggrappati

ANOMALIE ARMONICHE

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giovedì 22 ottobre 2015

GLANDESTINO


Stabilito che poi, non facciamo così schifo.


In realtà se ne sarebbero dovuti accorgere al momento del parto. Al gridare "maschio!", si dovevano rendere conto, che non stavano tirando dall'inguine.
Eppure si sa, si prova tenerezza e si diventa ciechi davanti a quei brufoli informi, nuovi alla vita.
Ed è così , che da un inconscio parto gemellare, risulti un individuo unico, dicesi soggetto, che mantiene l'aspetto conosciuto, mentre dentro di lui, operano più soggetti , che non sono suoi satelliti, ma vere e proprie identità .
Per rimanere in linea col mio essere paraculo, potrei continuare a scrivere in terza persona, quando è palese che sto parlando di me o meglio di noi, anche se è difficile parlare in prima persona, almeno singolare , visto che siamo più di me.
 Sinceramente non vedo perchè parlare del palloso Nero e del silenzioso Michelangelo, quando la vera stella sono io .
Si sa, si passa l'adolescenza cercando di essere capiti o cercando comunque di essere più che un numero, di distinguersi.
Poi mi ritrovo glande e rimango perplesso quando c'è questo accalcarsi di anime, che si ritengono affini e affermano di comprendermi, psicoanalisti del nulla, portavoce convinti del "mal comune è mezzo gaudio".
Non che non creda nelle affinità, ne ho incontrate molte e sono tutte dentro al mio cerchio, diciamo che ce ne è un esubero, che sta al di là della circonferenza, che va scremato.
Con mia glande convinzione la mia testa ,notoriamente propensa al peggioramento, si è mantenuta sulla stessa linea, pesantemente polemico, acidamente pungente, vomito la mia verità facendola colare dal mio ghigno, il muro si costruisce da se e non è indifferenza il calpestare gli abituali pianti, dettati da una subdola debolezza e un bisogno di attenzione quasi maniacale.
Ammetto che Nero è più propenso ad ascoltare e riuscirsi a torturare anche di queste versioni di male etereo, ma, non vorrei che si offendesse, ma chissenefrega, è un coglione.

...e fu così che si liberò il vento,
lacerando le fronde coi detriti sbattuti...
....e fu così che frinivano i grilli,
una risata e il silenzio.....


Ecco basta nominarlo, che si crede di dover dire la sua.

Ognuno si costruisce scudi o muri per proteggersi da ciò che teme, dai suoi limiti e da ciò che sa che potrebbe fare male.
Io come scudo ho me stesso e l'esserlo
e lo ammetto
sono
un glande.





Giusto per sfoggiare la mia Cul tura:
è stato ritrovato un manoscritto sconosciuto di Lewis Carroll

Alluce nel paese delle meraviglie


mercoledì 7 ottobre 2015

Il CULO di RUBIK

         Che poi al CUBO diventa rabbia.



Voglio premettere, ovvero stampare un bel puntino sulla i e se è possibile anche uno sotto , che poi se non è possibile spingo, che la mia illustre pazienza o meglio la mia quasi assoluta mancanza di questa virtù, ha fatto in modo che nel corso degli anni il cubo di Rubik non sia mai stato uno dei miei giochi preferiti, meglio definirlo come rompicazzo , che rompicapo.
Però in effetti non è di questo che voglio parlare , oppure si, diciamo che 27 cubetti ben appiccicati che si muovono in varie direzioni per mostrare simmetria e mono tono alle 6 facce da culo, upsss, di cubo , non mi sono mai interessate.

Detto questo , mi sovviene , ma anche conviene, diciamo che, diviene spontaneo il quesito, che pongo a me stesso, riguardante l'utilità di mettere tutte le cose in fila e in ordine perfetto, dare un senso a ogni spigolo, muovere coerentemente sforzi mentali, masse fisiche, interi lassi della propria vita. Sforzi che tendono il diaframma, premono, deprimono, logorano l'aria e assurdamente proiettati nel futuro... 
E detto questo e soprattutto tutto questo, quando basta un solo istante per riportarti a zero, nel momento in cui ogni colore del cubo manda a fanculo l'altro e devi cominciare da adesso e non a progettarti il futuro, ma a viverlo.





E beviamoci sopra , perchè non è fare i conti senza l'oste, è avere sete e firmargli un pagherò , perchè si ha di meglio da fare.