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PECE

PECE
La logica si infrange quando non si ha voglia di staccarsi, quando il bisogno e' quello di rimanere aggrappati

ANOMALIE ARMONICHE

ANOMALIE ARMONICHE
SE lO RITIRNI NECESSARIO SONO, MMMMM, SIAMO ANCHE QUI

lunedì 31 agosto 2009

27 anni di ricordi chiusi nelle scatole,alcune da buttare,altre da vendere,ancora altre da regalare per il piacere che non vadano perdute.
Sedici anni avevo quando conquistai la mia libertà,
me la presi,
mi fu concessa.

E da allora sono stati sgomberi,traslochi,fughe senza raccogliere nulla.
Tutto ti ripassa tra le mani ad ogni trasferimento,decidi di liberarti sempre di qualcosa,ma poi fatichi,legato dalle nostalgie,dalle malinconie,dai ricordi che le cose fanno rivivere in te,come totem,come idoli posticci di un passato che fu,che comunque rimane dentro di te.Una sorta di entusiasmo comunque ogni volta che dovevo trasferirmi dava adrenalina al cambiamento,qualcosa di nuovo,un'emozione,una crescita.

Tra case occupate,la convivenza con tre ragazze,la mia città natale,la mia patria,la mia giovinezza,la mia follia,i miei amori.
Lo stacco fu pesante,come al solito cercai di nasconderlo nel mio orgoglio,nella mia forza,nei miei denti serrati,nel mio strafottente menefreghismo di provare male.Eppure dovevo farlo,dovevo scegliere.Certo era affascinante,i cassetti brulicavano di banconote sparse,allo sfaccio del pericolo,dell'entrare dove e quando mi pareva e poi riuscirne.Ma era il momento di decidere o restare con le dovute conseguenze,chissà ora forse sarei dietro le sbarre o in un cassa di legno,invece ho optato per il male di vivere,ma a testa alta,levando le tende,trasferendo la mia carovana altrove.
Non avrei il mio cucciolo e allora sarei morto totalmente.

Eppure tra questi ricordi,che finiranno in realtà in scatola non li ho ancora messi,c'è l'odore della mia vita,tutti quei passi che nel bene e nel male mi hanno reso come sono adesso,imperfetto,sbagliato,dannatamente testardo.
Una foto di mia nonna,i suoi occhiali.Giochi del mio cucciolo,libri sfogliati e triti,la mia chitarra,anzi le mie chitarre.
Devo andarmene.
Devo farlo per necessità.
E sempre per necessità non posso scegliere solo per me.
Sarebbe facile chiudere il mondo attuale e sparire nel buio per non uscirne più.So farlo,mi piacerebbe,ma non posso.

Allora mi incarto con fogli di giornale,
poche le cose che tengo a portare con me.
Foto,libri,questa macchina con cui sto scrivendo,un caleidoscopio ad olio,le chitarre,Pippi,un ciondolo con una chiave,una maglietta nera con scritto Red Dragon,con cui vorrò essere tumulato.
Sempre ammesso che non si accorgano che sono già morto.

domenica 30 agosto 2009

Tempesta infinita


Sento il vento che si alza,
l'aria pregna di pioggia,
la luce che penetra dalle finestre si abbassa,
esco.
Non come vorrei
qua non posso,
vorrei essere nudo ad aspettare la tempesta.
Ma in effetti lo sono.
Scalzo cammino sulla terra.
Chiudendo gli occhi,
tirando i muscoli del collo che protendono la testa al cielo.


Ancora pensieri,
ancora parole,
come fermarle?
L'ho fatto per troppo tempo.
Già tutto da solo
e così non ho fermato solo le mie.
Non da me dovrei dire,
eppure lo è stato



E adesso lascio che queste gocce bagnino il mio corpo,
che lo pungano come spilli,
che lo rinfreschino,
alzando le mani e lasciando che l'acqua scorra,
colando sul mio torace,
inzuppando la mia schiena,
lavando le mie orecchie
che non hanno voluto sentire,
le mie labbra che non hanno voluto capire ne spiegare.

E sorridendo lascio che le gocce si mischino alle mie lacrime,
che si uniscano nella mia bocca,
per assaggiarne il sapore,
mentre il vento le spazza,
le sbatte su di me,
mentre il mio cuore pulsa ancora,
lo sento come il tuono,
come il vento che non si ferma mai,
come il frusciare di piume di gabbiano,
come i passi rimbombanti di una fila di formiche,
come lo scorrere impetuoso del mio sangue
che entra nel cuore come l'acqua cade in una cacscata,
perchè non cambia,
non dimentica,
cresce in ogni forma che è amore
e rimane nel tempo.

"Oren"


Gira in un vortice ,
non importa se vicini e lontani,
non importa su quale strada,
su quali scelte

"Oreeeen"

Perchè quando viene accarezzato con così tale grazia,
meravigliosa,
rimane mosso come i marosi del mare,
schizza gocce sullabanchina di un molo,
sento il raschiare sul fondo della rena,
tempesta,
come la pioggia che bagna il mio viso

"Oreeeeeeeeen è mezz'ora che ha smesso di piovere!"

Ah ecco allora queste son lacrime,
ma il loro sapore è dolce.
Tempesta infinita.

venerdì 28 agosto 2009

WELCOME TO MY LIFE

Lei è sempre lì.
Il suo legno emana ancora un odore attraente
e la laccatura riflette i bagliori del buio della mia stanza.
La afferro per il manico e già le corde vibrano suoni.
Dalla cassa,
come da uno stomaco in subbuglio,
si sentono brontolii.
La abbraccio.
La avvicino al mio petto
perchè il suo retro leggermente curvato
sfiori il mio cuore.


E la mia anima entra dentro la cassa,
accarezzando le sue curve,
superando gli archetti,
vorticando sulle corde di bronzo
fino alla paletta,
aggiustando le chiavi
e muovendo le mie dita.
Tutte e dieci.
Pizzzicare,
spingere,
premere,
nel loro movimento ritmico,
che segue la musica,
la memoria,
le parole che sento nel mio petto.



Welcome to my life si snoda tra le sei corde,
nei miei occhi chiusi,
nella mia voce che risuona bassa nel torace,
sulla mia pelle che vibra,
sulle mie spalle.
Parole cantate,
tutte domande
che dal primo istante non ci siamo mai posti,
non abbiamo avuto bisogno di spiegare,
ne abbiamo riso,
ne abbiamo pianto
e ogni dettaglio della nostra vita usciva spontaneo,
come se dal non dovere spiegarsi
ci fosse il bisogno di poterlo dire finalmente
e essere compresi.
Ed è così.



Le nostre ferite,
i nostri demoni,
le sensazioni,
dettagli di vita di ogni giorno,
la crescita di un bambino
e la mente perversa del diavolo.
I nostri voli,
i desideri,
ogni riflesso,
ogni goccia di sangue,
ogni sorriso.

E le tue parole entrano in me,
come le mie in te
e mi sproni a ragionare
e ti aiuto a maturare.
Senza bisogno di dire
"sai come ci si sente?"
Lo sentiamo sulla nostra pelle,
sul nostro corpo,
basta il saluto appena svegli,
il tono o la maniera.
Basta un vibrare di voce,
un pigiare di dita,
il suono di un cellulare.
Una parola,
anche un silenzio.
Uno sguardo,
anche abbassato.

Non ci sentiamo angeli,
ma non solo gli angeli hanno le ali
e sono li sulle scapole,
dove voglio appoggiarmi
e risentire il suono del mare.



Do you ever feel like breaking down?
Do you ever feel out of place?
Like somehow you just don’t belong
And no one understands you

Do you ever wanna run away?
Do you lock yourself in your room?Testi Canzoni
With the radio on turned up so loud
That no one hears you screaming

No you don’t know what it’s like
When nothing feels alright
You don’t know what it’s like to be like me

To be hurt
To feel lost
To be left out in the dark
To be kicked
When you’re down
To feel like you’ve been pushed around
To be on the edge of breaking down
When no one’s there to save you
No you don’t know what it’s like

Welcome to my life

Do you wanna be somebody else?
Are you sick of feeling so left out?
Are you desperate to find something more
Before your life is over

Are you stuck inside a world you hate?
Are you sick of everyone around?
With the big fake smiles and stupid lies
But deep inside you’re bleeding

No you don’t know what it’s like
When nothing feels alright
You don’t know what it’s like to be like me

To be hurt
To feel lost
To be left out in the dark
To be kicked
When you’re down
To feel like you’ve been pushed around
To be on the edge of breaking down
When no one’s there to save you
No you don’t know what it’s like

Welcome to my life

No one ever lies straight to your face
And no one ever stabbed you in the back
You might think I’m happy
But I’m not gonna be ok

Everybody always gave you what you wanted
You never had to work it was always there
You don’t know what it’s like
What it’s like

To be hurt
To feel lost
To be left out in the dark
To be kicked
When you’re down
To feel like you’ve been pushed around
To be on the edge of breaking down
When no one’s there to save you
No you don’t know what it’s like

To be hurt
To feel lost
To be left out in the dark
To be kicked
When you’re down
To feel like you’ve been pushed around
To be on the edge of breaking down
When no one’s there to save you
No you don’t know what it’s like

Welcome to my life

Welcome to my life

Welcome to my life



Ti sei mai sentito come se stessi crollando?
Ti sei mai sentito fuori posto?
Come se in qualche modo non fossi adatto e nessuno ti capisca

Vuoi mai scappare via?
Ti rinchiudi nella tua stanza?
Con il volume della radio cosi' alto che nessuno ti sente urlare

No non sai com'e'
quando niente ti sembra a posto
No non sai com'e'
essere come me

Essere ferito, sentirsi perso
Essere lasciato fuori al buoi
Essere colpito quando sei giu'
Sentirti come preso in giro
Essere sull'orlo di crollare
e non c'e' nessuno li' a salvarti
No, non sai com'e'
Benvenuto nella mia vita

Vuoi essere qualcun altro?
Sei stanco di sentirti lasciato fuori
Sei in disperata ricerca di qualcosa di piu' prima che la tua vita sia finita?

Sei bloccato in un mondo che odi?
Sei stanco di tutti quelli che ti circondano?
con i loro grandi falsi sorrisi e stupide buige mentre tu dentro nel profondo stai sanguinando

No non sai com'e'
quando niente ti sembra a posto
No non sai com'e'
essere come me

Nessuno ti ha mai mentito dritto in faccia
E nessuno ti ha mai pugnalato alle spalle
Puoi pensare che io sia felice ma non staro' bene
Tutti ti hanno sempre dato cio' che volevi
Non hai mai dovuto lavorare, e' sempre stato tutto li'
Non sai com'e'
Com'e'
Essere ferito, sentirsi perso
Essere lasciato fuori al buoi
Essere colpito quando sei giu'
Sentirti come preso in giro
Essere sull'orlo di crollare
e non c'e' nessuno li' a salvarti
No, non sai com'e'
Benvenuto nella mia vita

giovedì 27 agosto 2009


Dove sei finito stavolta Oren?
Torna ti prego.
Rialzati.
Sai che cos'è un patto di sangue?
Si lo sai.
Allora?

Sono qua perso tra la folla che mi acclama.
Sindaco di Babilonia.


Non ho bisogno di demonizzarmi,di vestire da strada,
di odorare di asfalto.
Uno,cento,mille.
Che conta.
Li guardo invocare,pregare,a bocca aperta senza parole.
Bastardo al punto giusto,dicono.
Però simpatico.
Ci sa fare,non si tira mai indietro,
sa sopportare,ama il dolore,vive d'amore,
destabilizzante,ingestibile,irriverente,abbastanza testa di cazzo per guidare questa fottuta Babilonia.

Per dare al nero quel dolce sapore,per raccogliere in mano il madido miele,per vomitare sul mondo la propria vergogna.
Capace di combattere tutto anche se stesso.
Fa delle lame il proprio godere,
della libertà il suo potere,


Strappa piacere a chi vuole ascoltare.
annusa l'aria di questo alveare.

Babilonia.
Fottuta gente,
Solco i passi sul mio dolore,
abdico subito senza timore.


Devo aver bevuto troppo.

mercoledì 26 agosto 2009

breaking glass


Strana serata,eppure era il compleanno del mio cucciolo,
sempre affettuoso,attento,vicino.
La sua sensibilità mi affascina,mi abbraccia,mi fa sentire soddisfatto.
A tavola molte persone.
Frammenti,schegge della mia vita.
Salutano,baciano,abbracciano ed io non riesco amuovermi,almeno non con tutti.Fermo con me stesso,forse incapace di perdonarli,forse incapace di perdonare me.
Il festeggiato mi sta vicino,vuole aiutarmi,cucina con me.Ridiamo,scherziamo e insieme decoriamo la sua torta,scriviamo il suo nome.Mi abbraccia continuamente.Sente come sto.
Sua madre mi guarda è tranquilla,
contenta.
Non sono bravo a nascondermi,anche se so brancolare il buio.
Le candeline si spengono.
I bambini giocano.
Mi siedo al tavolo a lavoro finito.
Stupendo scenario la piazza in cui lavoro.
Suggestivo,col sapore di antico e i riflessi che ogni arco filtra le luci.
A turno mi prendono con loro i partecipanti.
Come invitato a ballare.
Quello che era un amico,
che abbassa lo sguardo ora quando parla con me.
Nonostante il mio viso non traspaia indulgenza,
fa male la sua difficoltà ad intrattenere un discorso insieme.
Eppure eravamo indivisibili.
Ci hanno sempre deriso come due fidanzati.
Allungo una mano per toccare il suo braccio.
Mi guarda incredulo distogliendo lo sguardo.
Non regge e si dilegua a parlare con altri.

Rumore di vetri infranti.

Il mio sorriso è destabilizzante.
Ora Monica,dolce ragazza,insegnate d'arte.
Che persona magnifica che è.
Sempre obiettiva,non giudicante.
Ci è sempre stata vicina.
Beh una volta forse un pò troppo col rischio di cadere in quello che sarebbe stato un errore.
Lo sappiamo entrambi e ancora ne sorridiamo ogni volta che ci guardiamo e sarebbe un disastro perderla per tutti e questo sarebbe successo.Certe cose rimangono nel tempo,non come un'occasione persa,ma come una scelta di coscienza.
E' l'unica che fissandomi col celeste dei suoi occhi,non mi chiede come sto.Addolcisce lo sguardo in una carezza scuotendo leggermente la testa.
Lascia andare un sospiro.
Annuisco a bocca chiusa,in un sorriso,anche se gli occhi non ridono.

Un bicchiere si frantuma sul ciotolato.

Poi un'altra donna.
Fatico anche a parlare con lei,
Ogni parte di me la respinge,per quel gioco delle parti
che si crea a volte tra amici quando una coppia si separa.
Gran dama dagli artigli affilati.
Il mio viso è una sfinge sorridente e mastica quei frammenti di vetro
per assaporarne meglio il veleno.
Poi lei.
Quella che era mia moglie.
Dopo questi anni di assurde battaglie si riesce di nuovo a dialogare.
Non riesco ancora ad abbassare pienamente il mio istinto.
Ma a contenere un rapporto umano si.


E togliendo gli occhi da lei vedo i visi curiosi,quasi beati degli astanti,godere del fatto che parliamo,come fosse una riconcigliazione.
Lo sguardo fisso e attento di madama veleno e la sottile speranza nel viso degli altri che se....

Lo stelo del calice si infrange sulle mie braccia incapace di riaprire cicatrici.

E' tardi.
Il ristorante chiude.
Accompagno il mio cucciolo all'auto tenendolo per mano.
Ritorno nella piazza.
Mi siedo sotto un arco.
Una Lucky.


Lo sguardo alla luna,che mi ha aspettato per farmi da sfondo per disegnare il buio con un dito.

Vetri infranti su cui cammino,
calcando i passi coi miei piedi scalzi.

Li striscio cadendo sulle ginocchia.
Non sono capace a pregare.
Eppure l' ho già fatto.
Abbraccio a piene mani quei tagli di vetro.
Che bello che è un beso.

...solo por un beso

...

martedì 25 agosto 2009


Rimango seduto sotto la doccia,
lasciando scorrere l'acqua sulla mia pelle,
tutto se ne va con lei,
rimangono i miei pensieri.
Ancora seduto con le spalle al muro
di cui godo il freddo tocco
Il capo che spinge
innarcando il collo e la schiena
sento tutto aggrappato al mio petto,
al suo interno
che grafia,
che stride.
Pesante.

Dov'è la tua forza Oren?
Quella di reagire,
quella di sorridere,
di spazzare ogni cosa come un soffio di vento.


Ascolto ogni movimento,
ogni barlume di silenzio,
lo sento sui rimbombanti passi di una mosca
sulla tela del ragno
che vorrebbe cadere
tanto sa volare.
Salgo sul letto
apro la finestra sul tetto
è ora di uscire
e di cominciare a sognare.

Disegno con un dito
sulla tela della notte,
accarezzando i contorni nel buio
stendo sul suo viso,
all'ombra di Acrux e Gacrus,
una carezza.
Morbido velluto nero
dai riflessi rossi.

lunedì 24 agosto 2009

I'd listen to the words he'd say
But in his voice I heard decay
The plastic face forced to portray
All the insides left cold and gray
There is a place that still remains
It eats the fear it eats the pain
The sweetest price he'll have to pay
The day the whole world went away


Il giorno in cui il mondo andò via,
ascoltai le parole
e ancora una volta
non mi sentii giudicato.
Le sentivo abbattersi sulla mia anima,
non erano lame,
anche se le affondavo
nella coscienza della loro verità.

C'era una sorta di stanchezza,di dolore nel pronunciarle,
strappavano il cuore ad entrambe.

Il giorno in cui il mondo andò via,
il silenzio poteva diventare eterno,
quei mille dettagli che ora risuonavano nelle mie orecchie,
della sua devozione,
quelle mille attenzioni,
poteva essere buio senza riflessi,
poteva essere vento senza respiro,
poteva diventare il deserto
che io avevo creato con la mia distruzione.

Il giorno in cui il mondo andò via,
lo fece in un sorso di assenzio,
che bruciava sulle sue cicatrici
e non lasciò mai il nulla,
perchè rimase sempre dentro di me.



There is a place that still remains
It eats the fear it eats the pain
The sweetest price he'll have to pay
The day the whole world went away

Nel mio cuore...por siempre.

domenica 23 agosto 2009

Linkin Park - Valentines Day (Music Video)

Rimango fermo.


Non nello stesso modo.


Fai quello che vuoi.


...


Ok!

Difficile pensare ad altro oggi.
Difficile perdonarmi.
E quando mai lo faccio.
Mi hanno fatto guardare allo specchio.
E mi hanno insegnato a guardare non solo la mia immagine,
ma anche quello che ci sta intorno.


A volte lo guardo e l'immagine riflessa mi piace,
altre la odio e vorrei infrangere quello specchio con un pugno,
a volte sorrido,
a volte il mio ghigno rimane impresso con la paura di muoversi,
a volte piango,
a volte mi vedo,
altre non vedo nulla.

E quando il dolore si fa forte,
scappo,
fuggo,
cerco di farmi male
spingendomi sempre più oltre,
cadendo sempre più in basso.
E la paura della mancanza di attenzione
mi porta in questa maniera a cercarla,
la paura di perdere.
Questo l'ho capito oggi,sicuramente
da chi mi ha guardato più obiettivamente.

In altri momenti il dolore lo ricerco,
per trasformarlo in piacere e sono sorrisi.
E la rabbia a volte mi da la forza del bene,
altre è davvero incontrollabile.
E questa continua ricerca di auto distruzione,
che si protrae nel tempo,
vestendo diverse forme a seconda del punto che vuole colpire,
che sia la mente,
che sia il corpo
o che sia l'anima.
Smodato in ogni manifestazione,
che sia gioia,
che sia dolore,
che sia amore,
che sia rabbia.

Quanto sono cattivo con me stesso,
non rendendomi conto di distruggere anche gli altri.
E' ora di cambiare
o è ora di morire.
L'odio lo riservo solo per me.

sabato 22 agosto 2009


Tre scalini portavano all'entrata di quella bottega.
Ancor cucciolo allungavo le mani col denaro verso quellla coppia di signori.
Come un rito.
I numeri saldi nella testa.
Quelli da giocare.
Quelli che mia nonna mi aveva detto di puntare.
I suoi sogni.
E il mio viso bambino si fermava su quella vetrina.
Dopo che la puntata era fatta.
Compravo due pacchetti di Nazionale esportazione.
L'odore di tabacco struggeva l'aria
e rimaneva sulle mie dita per tempo.
Uscivo da là scendendo quei gradini.
Recandomi a fare un saluto alla gelataia,
nella baracca più a lato.
Complice delle avventure mie e di mia nonna.Mandavo saluti,li raccoglievo e poi tornavo a casa,con la mia aria importante.
Quella di un moccioso che aveva svolto un favore,che si ripeteva nel tempo.
E ritorna il momento in cui nonna scartava il pacchetto,per portarsi una sigaretta alla bocca,mentre le mie piccole mani odoravano ancora di quel tabacco.
E l'acre sorriso.dentro la brace che bruciava ,accorciando quel gusto che svaniva nell'aria.
E quelli che erano i pensieri,le paure di una donna sola si trasformavano in sorrisi per me.
Ed eravamo pronti,per nuove avventure,mi sentivo protetto,amato,importante e ogni istante diventava una scoperta.
I nostri giochi nei boschi, il nascondere frutta dentro una borsa e la mia carne che cresceva con lei.
E ora sua figlia,mi ripete ogni volta che sono come sua madre,totalmente anarchico,indipendente,inadattabile a tutto,ingestibile in ogni mio o meglio nostro pensare.
E guarda suo figlio crescere ancora,ritrovandoci sua madre.
E lo guarda in silenzio,consapevole a tutto quello che potrebbe portare.


Dal suo trono di perfezione,
dalla consapevolezza della mia libertà,
da ogni mio gesto,
vede la dannazione di un figlio e del suo disagio,
della cognizione che ogni mio passo non sia benedetto,
ma porti al dolore,
dell'inspiegabile forza che questo mi da,quella che non è mai riuscita a comprendere in chi le ha dato la vita.
Vede suo fratello ancor giovane che non c'è più,come fosse rinato in me,come fosse dato di sopravvivere in quel volo senza ali che lo accolse all'inferno.
Questo mancava a mia nonna,di questo se ne da colpa mia madre.
La mancata comprensibile disattenzione di una sorella ,
la costretta disattenzione di una madre a cui è stata lasciata la possibilità di conoscere il figlio perduto credendo di trovarlo in me.
Dannato quel giorno in cui sono rinato,dall'amore di due persone,i miei genitori,per supplire la mancanza di un figlio.
Allevato nella gioia del dolore.E ora ascolta i miei silenzi,le mie parole,
attenta a non lasciarmi sporgere da quel davanzale,cosciente che sono come sua madre,che posso decidere quando entrare.
Anche se sa che ho la forza di un non mai vissuto.

venerdì 21 agosto 2009

Steso sul divano ,occhi all'aria,pensieri veloci che la muovevano.
Fui sorpreso quella volta.Tom(maso),mi scrollò ,seduto sulla poltrona di casa.Mi disse"Sei difettoso".
Lasciai ogni mio vagare con la mente e lo guardai con stampato un punto interrogativo sul viso.
"Pensi" mi disse.
"Non è previsto che tu lo faccia,come non è previsto che tu vinca,Devi solo farcela o meno."
Scelsi di pensare,ma quell'animale che era in me mai mi abbandonò.



E ora sono passati anni,tanti.Istanti su istanti,giorni su giorni e anche se l'istinto animale è quello che reagisce per primo,forse perchè ingestibile e comunque più facile ,la mente lo blocca,anche se parte.Si da un tempo,un tempo in cui pensare,in cui cercare riflessi,risposte,sensazioni.E si costruisce un sorriso,che non lo placa,ma lo rende più obiettivo e cresce nella consapevolezza di ciò che accade.Nella sua forma attacando diventa atroce,ma da una scelta.
E in questo lasso di tempo che si prende matura coscienza e nel riuscire a riconoscere che può far male,che può lenire chi amo si blocca.Così è sempre stato,anche se ritorna,anche se basta poco ad accenderlo.
Già.Inutile.

Come predare il respiro a un pezzo di cuore.
Io ho scelto.....

giovedì 20 agosto 2009

Il pianto delle sirene


Come potrei?
Ascolto ogni passo,
ogni movimento,
ascolto il silenzio,
il suono di lacrime che riempiono un'ancia,
ne vengo attratto,
si sciolgono in me.


Come potrei?
Se bastano poche parole
per snodare un ragionamento,
se sono l'unico con cui parlarne,
se ascolto le lacrime
sentendo i singhiozzi sulla mia schiena.

Come potrei?
Tapparmi le orecchie ed andare lontano,
cancellare il mio cuore e annientare la mia anima,
calciare sassi con rabbia invece che stelle,
impedire che il male sia la mia debolezza,
fare che il mio cadere sia la fine.

Come potrei?
Non ascoltare il pianto delle sirene,
lasciare che la mia anima mostri i suoi tagli,
quando ciò che desidero è il bene di chi amo.
Allora non preoccuparti.
Nulla può uccidere un uomo morto
che respira la vita.

martedì 18 agosto 2009

Immergersi nel nulla e sentirne il suo peso.
Tacere nel nulla e ascoltarne il suo suono.
Usmarne l'odore,
decifrarne il riflesso della sue particelle,
che anche nel buio rimbalzano una sorta di luce.


E lasciarsi andare a se stessi,
in caduta libera
sui passi che la rabbia solca la stanza,
cadendo come pesanti fardelli leggeri
sulla punta di lame
che donan sorriso.

Che meraviglia
farsi attraversare dal nulla
e dal filo affilato del suo dolore,
strisciare i passi scalzi
su quell'equilibrio tagliente,
che lo separa dal piacere.



Coglierne a piene mani strappando,
la consistenza di gocce,
che colano rapidi fremiti di desiderio,
insinuando tutto me stesso
nelle pieghe scottanti dell'essenza del nulla.

Quella che parla è la rabbia,
è l'amore,
il suo sottile egoismo,
la sorridente gelosia,
il desiderarti,
quell'abbraccio del nulla
che riempie il centro del mondo.
Quella rabbia di brama che ti tiene
inchiodata a quel tavolo,
mentre le labbra sanguinano
tra i denti che stridono,
quella che spalanca la tua carne,
che la solca lasciando scie del desiderio di te,
di strapparti il piacere dal dolore.

Che meraviglia la consistenza del nulla,
tenerla tra le mani come un gioiello prezioso,
come una rosa che non ha nome.

Come un muro nero nel buio,
se sai guardare,
se sai ascoltare,
se sai annusare,
senti sulle labbra il sapore di un bacio
e quel muro lo puoi attraversare,
un istante,
un momento,
tan solo un minuto
tu ed io.
Tuo.
Mia.
Vita.

ESSENSAZIONE

E ora qua su questo palcoscenico,
la sala svuotata.
Solo il suono dell'assito che scricchiola
i movimenti,
perchè il legno è vivo.
Perchè Oren è vivo.


Le luci spente.
Solo il battito del cuore,
come un tamburo in lontananza.

Uno spiffero
o un alito di vento.
Un odore.
Chiudo gli occhi al buio.
Pelle bianca di luna
al sentore di arancio.
Ehehe,
e se ne sono andati per uno sbadiglio,
per una scintilla.
Mi lascio investire dall'ESSENSAZIONE.



Apro gli occhi.
Sposto il buio con le mani.
Sorridendo,
ghigno maligno,
mordendomi il labbro,
vi passo sopra un mio dito.
Scruto.
Ora l'assito suona i suoi passi.
Sfuggente.
Nascosta.
Udito teso.
Ombra nell'ombra.
Luce ai miei occhi.
Fuoco al mio corpo.

Gocce che cadono sul legno,
ESSENSAZIONE.
Le calpesto.
Le seguo.
Ombra nell'ombra.
Luce ai miei occhi.
Fuoco al mio corpo.

Un inchino all'odore del buio che la veste,
un tocco ad aumentare le gocce,
una stretta ad accendere il fuoco.

Il mio piede si alza e si abbassa sul palco.
Toc toc.Batto banco......