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PECE

PECE
La logica si infrange quando non si ha voglia di staccarsi, quando il bisogno e' quello di rimanere aggrappati

ANOMALIE ARMONICHE

ANOMALIE ARMONICHE
SE lO RITIRNI NECESSARIO SONO, MMMMM, SIAMO ANCHE QUI

mercoledì 31 marzo 2010


Ancora corre sui nostri corpi,
il primo sguardo di un pomeriggio presente,
tra i colori che galleggiano scendendo nell'aria.
Una goccia che si infiltra tra le pieghe,
trasportata dall'abbraccio del vento.
Complice la carne,
che vibra all'incontrarsi dei nostri occhi,
ne distende la pelle sotto l'avorio dei denti,
tra il filo tagliente delle unghie,
scuotendo una seduta di una panchina,
come il ramo di un albero su cui rimanere aggrappati coi piedi,
penzolando il corpo all'ingiù.

Movimenti sinuosi dei corpi,
avvinghiati in strette possenti,
tra le corde allacciate dell'anima,
sul refe trasportato da un ago che unisce i nostri orli,
sdruciti dal tempo,
da un passato vissuto senza rimpianti,
scandendo silenzi che rimbombano echi sulle parete della nicchia,
che ti avvolge a proteggerti,
senza respingerti.
Il desiderio riempe di odori la casa,
mischiandosi al sapore di labbra intagliate
e dita allargano fonti
tendendo la pelle,
che avvolge il calore.
E lingue affamate lacerano tessuti.
Piccoli tagli coperti da cera bollente,
rimbalzano al tremare del corpo.
E tutto ciò,
che ti hanno celato,
spesso negato,
avvolto da convenienti rifiuti,
nascondendo amare pillole in ostie dal sapore repellente,
emerge spontaneo,
colando su di me,
lasciandosi appartenere ,
rapendo.

Odi i regali,
spesso testimoni di mancanze,
rimorsi truccati da sconti di perdono.
Non ho doni per te,
se non quello di amarti così come sei
e di farti sentire ciò che sei.
Donna.
MIA.

martedì 30 marzo 2010


Suono di zoccoli sopra il ciotolato.
In una notte remota sarebbe stata anche normalità,
ma il clamore del fermento che ne accoglie l'arrivo nel presente,
lascia filtrare il suono tra le assi degli scuri.
Voci coperte dalla musica,
movimenti frettolosi,
tentativi di furti di oggetti carichi di energia.
Trasportati dal vento percorrono chilometri,
per insinuarsi negli spiragli di una serranda
e porre il loro sguardo verso ciò che bramano,
verso ciò che temono.
E il sonno porta immagini sconosciute che però conosco ,
anche se non me ne ricordo,
ma so che c'ero.
Lontana questa memoria,
al remoto oltre quella della carne che respira
o forse nascosta in un riflesso che ancora non riesco ad osservare,
celato dal peso dell'intonaco di una parete,
di cui sento lo spiffero di chiuso fuoriuscire,
ma che in effetti non riesco a vedere.
E la pelle continua a riempirsi la notte,
di graffi non miei ,
non tuoi,
che corrono sulla carne le loro crosticine rossastre.
E la candela cadenza il movimento della presenza,
nel desiderio di possedermi e non destarmi,
da questo sonno temporale,
che per ora è la loro salvezza,
che trema nell'affermarsi della consapevolezza,
nel temerne la coscienza.
Eppure l'istinto si muove di vita propria,
parlando una lingua sconosciuta,
afferrando i significati che rimangono velati alla mia ragione,
deduzioni che si stringono nel ghigno beffardo,
di sentirmi comunque intoccabile e stranamente volto al trattenimento della mia impazienza.
Manifestazioni forti nel nostro distacco,
a te che li puoi anche vedere,
a me che li posso solo sentire.
E rimangono immobili nel nostro contatto,
nell'esplodere della forza che ci lega e riempie la nostra anima.
Vani i tentativi di impossessarsi di ciò che è mio.
Riuscendo a strapparne minuscoli frammenti.
Un ciglio di corda legata sulla fodera della lama.
Ora sei fuori dalla stanza.
Gli occhi varcano la soglia della porta,
la lama la trapassa.
Batto banco.
"ora venitemi a pigliare!"
Sorrido.
"Se ne siete capaci."

mercoledì 24 marzo 2010

"..stardo"


LiberaMente.
Corde invisibili che solcano la cute dell'anima.
Quello che era un sorriso diventa uno sguardo serio.
Tremano i corpi,mentre ti afferro
e tu ti avvolgi buttandoti nella mia presa.
Labbra che mordono,
scavndo il dolore sulla pelle,
strappano la carne unghie affilate.
Alzi il mento in fare di sfida,
in attesa che ormai ti riempie le mani.
Batti i piedi nell'aria.
Intorno il silenzio,
bocche aperte nello stupore del tempo,
che non si può attraversare senza la giusta forza del dubbio.






Vento di passione che allenta gli orli,
lede le stoffe,
le lascia cadere ai piedi di un tavolo
e le lingue si incontrano sull'abbisso di una cascata.
Occhi che allungano mani,
per assorbire la forza.
Inutile.
Non gli appartiene.
E' tua.

Le mie dita si intrecciano tra i tuoi capelli,
come tra le maglie di una rete.
Ridi ringhiando un sospirato gemito,
come l'urlo silenzioso di un pesce,
che si lascia avvolgere opponendo la "giusta resistenza".
I tuoi artigli fendono il mio ventre,
cercando nei miei occhi il dolore,
per non disperdere nulla di me,
le mie labbra si socchiudono,
non è che il silenzio innocente sull'indecenza,
quello che pretende ciò che è mio.
Ora il tuo mento segue il tirare della mia mano,
allungandoti il collo
e il calore ti riempie,
onde,
vento,
tutto in vortice che ci confonde una nell'altro.



Le tue labbra si socchiudono,
non è che il silenzio dell'appartenza.
"..stardo".

lunedì 22 marzo 2010

Pulizie di Pasqua: facciamo post al post

N- Oreeeeeeeeeen che cavolo combini?Ma hai visto post che hai scritto?
Sei diventato pazzo? Già spesso quando ti si legge si riesce a capire ben poco di quello che vuoi dire,ma qua non sei solo incomprensibile,ma anche illegibile.
O-Beh al limite sarà una conferma alla mia follia,anche se rimane comunque che chi ha voglia di leggermi anche se afatica lo farà comunque e soprattutto continuo a scrivere per me stesso e te medesimo.
N- Ma questa non è irriverenza è deficenza pura.
O-Ufffffffff.....!Va beh,proviamo a tradurre ascoltando questa canzone:



Non sono più sicuro
Di cosa sto cercando
So solo
Che sono più difficile da consolareNon capisco chi sto cercando di essere
Invece di me (stesso)
Ma la chiave (di tutto)
È una questione di (auto-)controllo

Puoi direComunque, a che gioco stai cercando di giocare?
Io pago e bastaMentre tu infrangi tutte le regoleTutti i segni che trovo
Sono (già) stati sottolineati
I diavoli prosperano sulla viaChe viene alimentata

Tutto questo correre su e giù,Be', mi sta buttando giù
Datemi solo un dolore a cui sono abituatoNon ho bisogno di credere
A tutti i sogni che concepisci
Hai solo bisogno di ottenereQualcosa che suoni vero

C'è un buco nella tua anima
Come un animale
Senza coscienzaPentimento sconosciutoChiudi gli occhi
Paga il prezzo del tuo paradiso
I diavoli mangiano i semiChe vengono seminati

Non riesco a nascondere quel che sento
Quel che so che è realeNiente fraintendere il fingereMi preoccupo
Con una preghiera nell'aria
Lo lascerò lì
Su una nota piena di speranzaNon di disperazione
Tutto questo correre su e giùBe', mi sta buttando giù
Datemi solo un dolore a cui sono abituato
Non ho bisogno di credereA tutti i sogni che concepisci
Hai solo bisogno di ottenere
Qualcosa che suoni vero

Tutto questo correre su e giùBe', mi sta buttando giùDatemi solo un dolore a cui sono abituato
Non ho bisogno di credereA tutti i sogni che concepisci
Hai solo bisogno di ottenere
Qualcosa che suoni vero


Su Su facciamo post al post
N- Oren cosa fai li appoggiato al muro col viso?
O- Ssst!
N- Ssst che? Ti ho sentito da sotto nella strada,tra il cigolio dei tubi.
La devi smettere col tuo istinto,fermalo un istante e uniscilo alla mia ragione.Il metallo frigge al passaggio della tua energia assorbita.
O- Ufff!
N- Inutile che sbuffi,che cerchi di capire ciò che ti è dato di sapere senza che tu lo senta,ciò che ti è dato di sentire senza che tu lo veda,
ciò che ti viene lanciata come un'esca perchè tu nella tua impazienza inciampi e cada in un errore.
O- ...ffffffff.Odio quando gli altri decidono per me,quando pensano di avermi o meglio provano ad avermi tra le mani e quando danno per scontate un sacco di cose.Chi pensa di avere il coltello dalla parte del manico e quindi il potere,senza capire quanto mi piacciano le lame e sfidarle,spingermici contro.E vedere allora indietreggiarli impauriti,col mio sangue che gli corrode la presa e vederli tentennare sul poggiare la punta della lingua sul mio liquido vitale,quello che bramavano ed ora temono,perchè non sono più sicuri che possa giovargli.
N- Si Oren, questo lo so.Ma andava bene quando non avevitroppo da perdere o non ci pensavi.Non ti voglio fermare,ma voglio solo ralleentarti,cisono ancora troppe cose che non capisci e qua non conta solo l'istinto,come non serve la mia logica.Abbiamo bisogno di un'illogico istinto, non quello di sopravvivenza,ma quello di predominanza.
Non temiamo nulla è un verbo al passato.Non temiamo nulla per noi questo è vero,ma sappiamo che oltre quella porta c'è chi ci può far temere per chi amiamo e ogni debolezza è per loro un lusso.Come lo per noi il fatto di essere vivi da morti.

O- .....fffffffff! Improvvisarenon mi preoccupa,è ciò che faccio continuamente,ma ..
N- Tu,ma?
O- ..ffff!Dimmi la tua idea!
N- Attendere,
Attendere la consapevolezza di ciò che siamo,del perchè siamo e di come usare ciò che possiamo.
O- Eeeeeeeeeeh?Troppe parole,io ascolto il silenzio,il movimento della natura,il suo suono,poggio i piedi sul vento e da lui mi lascio trasportare.E'dato che sia così.E' l'unica consapevolezza che ho,con la coscienza di non essere perfetto e rude,irriverente e ingestibile.
N- None.Ascolta chi ti è vicino,chi ti è dentro,chi si para liberamente davanti alla porta senza impedirti di entrare.Dobbiamo crescere,dobbiamo imparare.Dobbiamo ascoltare quel silenzio che abiiamo sempre eluso,incrinare un poco l'agnosticismo e aumentare totalmente la fiducia nelle nostre possibilità,in quelle che ancora non concepiamo.
O- Che palle.Non devi andare a lavorare?N- Si,ma..
O- Tu,ma?Lasciami solo guardare attraverso lo spiraglio,voglio che il mio ghigno non se lo scordino mai.


domenica 21 marzo 2010


N- Oren cosa fai li appoggiato al muro col viso?
O- Ssst!
N- Ssst che? Ti ho sentito da sotto nella strada,tra il cigolio dei tubi.
La devi smettere col tuo istinto,fermalo un istante e uniscilo alla mia ragione.Il metallo frigge al passaggio della tua energia assorbita.
O- Ufff!




N- Inutile che sbuffi,che cerchi di capire ciò che ti è dato di sapere senza che tu lo senta,ciò che ti è dato di sentire senza che tu lo veda,
ciò che ti viene lanciata come un'esca perchè tu nella tua impazienza inciampi e cada in un errore.
O- ...ffffffff.Odio quando gli altri decidono per me,quando pensano di avermi o meglio provano ad avermi tra le mani e quando danno per scontate un sacco di cose.Chi pensa di avere il coltello dalla parte del manico e quindi il potere,senza capire quanto mi piacciano le lame e sfidarle,spingermici contro.E vedere allora indietreggiarli impauriti,col mio sangue che gli corrode la presa e vederli tentennare sul poggiare la punta della lingua sul mio liquido vitale,quello che bramavano ed ora temono,perchè non sono più sicuri che possa giovargli.
N- Si Oren, questo lo so.Ma andava bene quando non avevitroppo da perdere o non ci pensavi.Non ti voglio fermare,ma voglio solo ralleentarti,cisono ancora troppe cose che non capisci e qua non conta solo l'istinto,come non serve la mia logica.Abbiamo bisogno di un'illogico istinto, non quello di sopravvivenza,ma quello di predominanza.
Non temiamo nulla è un verbo al passato.Non temiamo nulla per noi questo è vero,ma sappiamo che oltre quella porta c'è chi ci può far temere per chi amiamo e ogni debolezza è per loro un lusso.
Come lo per noi il fatto di essere vivi da morti.


O- .....fffffffff! Improvvisarenon mi preoccupa,è ciò che faccio continuamente,ma ..
N- Tu,ma?
O- ..ffff!Dimmi la tua idea!
N- Attendere,
Attendere la consapevolezza di ciò che siamo,del perchè siamo e di come usare ciò che possiamo.
O- Eeeeeeeeeeh?Troppe parole,io ascolto il silenzio,il movimento della natura,il suo suono,poggio i piedi sul vento e da lui mi lascio trasportare.E'dato che sia così.E' l'unoca consapevolezza che ho,con la coscienza di non essere perfetto e rude,irriverente e ingestibile.
N- None.Ascolta chi ti è vicino,chi ti è dentro,chi si para liberamente davanti alla porta senza impedirti di entrare.Dobbiamo crescere,dobbiamo imparare.Dobbiamo ascoltare quel silenzio che abiiamo sempre eluso,incrinare un poco l'agnosticismo e aumentare totalmente la fiducia nelle nostre possibilità,in quelle che ancora non concepiamo.
O- Che palle.Non devi andare a lavorare?
N- Si,ma..
O- Tu,ma?Lasciami solo guardare attraverso lo spiraglio,voglio che il mio ghigno non se lo scordino mai.


venerdì 19 marzo 2010

La fiamma della candela rossa trema sempre,
al soffio di quel vento che fugge attraverso lo spiraglio della porta,
riluce sul tuo volto,
riflettendo sui tuoi occhi e affonda nei miei.


E le unghie scavano nella mia pelle,
alla ricerca della rabbia che brami,
affondando nella mia carne,
tagliandola.


Mentre le funi di un ricordo bloccano i tuoi polsi
e lasciano che la tua indecenza scivoli su di me,
la faccio mia premendo la corda sul tessuto,
ringhiando l'appartenenza che unisce i mie denti al tuo collo,
mentre mi accogli avvolgendomi,
calpestando la mia rabbia coi talloni,
per spingerla dentro di te,
lasciandola sprofondare nei muscoli della tua schiena,
che si irrigidiscono,
per poi lentamente distendersi,
in movimenti come quelli di una danza
e rapisci la mia energia,
facendola tua ,
nutrendola col tuo desiderio,
scambiandola col piacere,
fomentandola col dolore.


E lasci che le le tue unghie,
come le zampe di un ragno,
calpestino la mia essenza,
gocciolando la tela che ci unisce coi suoi fili sottili,
mentre le tue labbra ne lasciano uscire i suoni
che legano i nostri istanti
e tutto intorno si zittisce,anche gli occhi che ci osservano.

Qui dove il vento investe l'onda facendola innalzare,
dove l'acqua abbraccia folate di me,
i nostri corpi sono le pareti di casa,
il buio da pace al silenzio,
gli occhi ne accompagnano la sensazione traducendone l'essenza.

Shackled like an animal
Chained to my desires
Just another sacrifice
To love's eternal fires
Tame me with your tenderness
And break my brittle heart
Easily and elegantly
Tear my world apart

I'm a man of flesh and bone
Rapture, rushing through my vains
Passion, flaming, in my heart
Heavenly surrender once again, yeah

We're living in a world full of illusion
Everything is so unreal
My mind is in a state of confusion
But I can't deny the way I feel


Trema la fiamma,incapace di parlare,
indietreggia ogni ombra nella stanza ogni Noi ,
rimane ad avvolgerci,
senza scialare dagli scuri aperti,
senza infiltrarsi nel pertugio tra gli stipiti.


martedì 16 marzo 2010

Too Much 21st Century


Mi chiedo se in effetti il Medio Evo fosse già finito,
per poi ricominciare in questo nuovo ciclo,
di cui abbiamo già calpestato il suolo oltre la linea dell'alba della nuova era.
Ci siamo arrovellati per secoli nello studio della mente,
della tecnologia,del nostro corpo,scoprendo,mutando la nostra natura,
allargando la nostra capacità di vedere,dilatando il nostro cervello.
Certo i punti interrogativi rimangono tanti,ne abbiamo addirittura cercati al di fuori della nostra atmosfera e le semplici virtù che coloravano le nostre anime,si sono appiattite.


Riusciamo a sentire solo i suoni che ci aggradano e spesso recepiamo solo quei messaggi in cui ci ritroviamo,per comodità,per convenienza,per assuefazione e l'io prende il sopravvento su tutto,sorretto dall'ombra del denaro, ora che manca,che è diventato come una droga,di cui non ci si assuefa,ma si diventa dipendenti e il superfluo diventa un bisogno a cui è difficile rinunciare.

Guardo mio figlio e con lui i suoi compagni di vita,fatichiamo a parlare con loro,impossibile a volte seguirne un discorso,la scuola non gli insegna a parlare, trasformata in un test a quiz con varie opzioni di risposta,con un linguaggio fatto di abbreviazioni,di siballiche consonanti che precludono le vocali,una quasi intolleranza alla memoria, uno scarso interesse al capire,al riuscire a estrapolare un succo dalle pagine dei libri e ritrovo anche in alcuni educatori o docenti,la difficoltà o la totale assenza,dell'interesse verso una trasparenza.
Tutto ciò mi ha dato da pensare,mi ha fatto rivivere l'aria degli antichi monasteri in cui era preservata la sapienza,con l'intento di mantenere l'ignorare e la sottocoltura al popolo,per avere una fertilità sicura nell'agire del potere.
Sempre più raramente i nostri figli hanno contatti, extrascolastici o extraimpegni di attività che sono al di fuori della didattica, coi loro amici,coetanei perdendo così totalmente la possibilità di comunicare,di rapportarsi,di discutere e soprattutto di condividere.
La loro fantasia si scioglie sui tasti di un gamepad o attraverso avventure già impostate che lasciano poco spazio al volo mentale,quello dei sogni.
Orrendo è stato lo scoprire un semplice libretto con figure da disegnare,in cui basta passarci sopra la punta di una specie di penna e il disegno si colora da solo,usando toni non scelti ma imposti.

Con la paura di essere giudicati razzisti non facciamo altro che aumentarne la crescita e ritrovo nelle parole dei bambini il ripetere delle frasi ascoltate in famiglia,come è sempre stato,ma l'odio cresce.


Da sempre ho cercato la verità,
le risposte ai perchè, ho messo tutto me stesso,nell'inseguimento di principi e di ideali,anche in questo molto spesso mi sono illuso e ho illuso,sempre nella convinzione di crescere,di mettere i passi uno davanti all'altro.
Sarebbe falso dire ora che ne ho ancora voglia,di scendere in prima linea e mettere la mia pelle alla mercè degli inquisitori,rischiare ancora di essere arso come una strega in piazza.
Una porta si è aperta e non è un nuovo mondo,ma qualcosa che era sempre stato nascosto.
Non ho ancora messo il mio piede oltre la soglia,anche se continuano a giungermi immagini e segni dall'altra parte.
Galleggiano nel buio del silenzio.
Tengo per mano chi con me varcherà quella porta,voglio sapere,voglio capire,so che al di là ci sono mille risposte,anche se ne cerco solo una di cui ho il sentore o forse meglio la coscienza,ma ne voglio la consapevole conferma.
Abbiamo una guida,colui che ci potrà fare da mentore,anche se il suo peso galleggia nel tempo e quella che mi ferma non è la paura,ma la mancanza della concretezza del sapere,non ho la mente così pronta a ciò che non si è mai conosciuto o chi lo conosce ha sempre taciuto.
Ma questi ologrammi,queste trasposizioni temporali,de-ja-vu e visioni,suoni dall'antico sapore hanno per forza un significato,perchè li sento miei e so che lo sono.

Sono pronto ,manca solo di sugellare la Katana col sangue che ci lega in eterno.
Poi posso spingere l'uscio senza bussare.



sabato 13 marzo 2010

E LO QUENTE



Odio coloro che mi tolgono la solitudine senza farmi compagnia.
F.NIETZSCHE



So di essere Bastardo,
il silenzio,
quello che amo,
non ha solo un filo sulla sua lama.
Scorre tra i lembi della carne di chi amo,
condividendone il piacere,
riflette nei miei occhi che assumono il colore del ghiaccio.
Soffia portato dal vento
e lambisce i contorni dell'anima,
ma si riflette solo su quegli specchi dove si riconosce davvero.
A volte ha abbagli,
altre si sbaglia.
Ma quando il silenzio parla con la voce dell'istinto,
allora E LO QUENTE.

Non odio,ma detesto chi pretende la mia presenza,senza presupporre che anche io ho le mie fragilità,i miei momenti bui
e amo.Ne sono capace.
E raccolgo gocce
e non lacrime amare.

Chi mi ha giudicato ha rotto uno specchio,che poi ho ritrovato non essere il mio.
Chi mi ha etichettato ha incrinato uno specchio che è risultato essere un vetro.

Se mi etichetti,mi annulli.

Kierkegaard




Non aprite porte al vento,
non tendete le mani al silenzio,
non ha lame con cui possiate giocare,
ma solo un errore da dimenticare.


There's always something different going wrong
The path I walk's in the wrong direction
There's always someone fucking hanging on
Can anybody help me make things better?

Your tears don't fall
They crash around me
Her conscience calls the guilty to come home
Your tears don't fall
They crash around me
Her conscience calls the guilty to come home

giovedì 11 marzo 2010




La giusta resistenza....
si scioglie nello specchiarsi dei nostri occhi,
nel desiderio che riesci a vedere coi miei quando ti guardo
e il respiro si ferma tremando la pelle,
bloccando quell'istante di vento,
come nell'abbracciare di onda che ricade nel mare,
scivolando tra le labbra di petali neri vellutati,
che si avvolgono su se stessi,
per mostrare il rosso del desiderio,
colando come sulla tela di un ragno le gocce,
appese a quella brama che ci stringe,
che strappa la carne sulle tue unghie,
che incidono la rabbia,
che vuoi sentire affondare in te.

Corrono come l'onda sulla battigia,
a languire ciò che di noi si dissolve in unico intero,
che lascia scivolare trattenedolo a se,
pretendendo quelle parole,
che le sensazioni non riescono a tradurre in lettere,
ma in dettagli tra i riflessi di immagini specchiate nelle stille del dolore
riflesse come piacere che sale,
come un liquido che colma un vuoto,
come aria che preme scivolando sulle pareti,
intingendo di indecenza la punta delle dita,
imprimendo il sapore sulla lingua
e avvolgendo ciò che è tuo in una libera salda presa.

E si mischiano i sapori,
tra quell'aroma di caffè che sa di noi,
il vermiglio di un patto eterno striato tra i lembi della carne,
quel dolce salato dell'essenza di te,
con quel velluto vetrato che strappi coi denti dalla forza che brami.

Intingo il pennello in quell'inchiostro che è formato dai nostri colori,
ne lucido le lame,
che incidono la tua pelle,
come un foglio bianco su cui scrivere di Noi,
del peso,
della profondità dei nostri passi,
che la rena accoglie lasciandoli sprofondare tra i granelli di silicio,
che il mare copre con l'onda,
che il vento porta oltre.
Perchè fermarsi non fa parte di Noi.
Un mare fermo è un mare morto,
il vento fermo è il nulla.


Mi lascio sprofondare nel tuo sapore,
per alzare l'onda che ci porterà lontano.

lunedì 8 marzo 2010

Le tre Grazie:Grazia, Graziella e Grazie al Cazzo

È un crimine che tu hai lasciato che mi succedesse ciò
Non importa, farò lo stesso con te
Non pensarci, dimenticalo, non c’è niente da perdere
Ma ciò che penso e tutto ciò che volevo

Ogni volta che lo prendo lo butto via
È un segno, lo prendo, voglio restare
Quando lo perdo non ho paura
Di guardare come fingi veramente

Come posso crederci quando vedo queste nuvole sopra di me
Tu sei la parte di me che non voglio vedere

Dimenticalo

C’è un posto in cui vedo che mi segui
Solo un assaggio di tutto ciò che dovrebbe diventare
Sono solo ma puoi solo respirare, solo respirare
Per chiedere che ti arrivi ogni risposta

Devi solo mandarlo via
Lasciami restare, per favore
Fammi venire da te

Dimenticalo

È un crimine che tu hai lasciato che mi succedesse ciò
Non ci pensare, dimenticalo, restano solo i ricordi
Su una pagina nel tuo quaderno a spirale

Devi solo mandarlo via
Lasciami restare, per favore
Fammi venire da te
Posso vivere sempre qui

Dimenticalo

Come posso crederci quando vedo queste nuvole sopra di me
Tu sei la parte di me che non voglio vedere

Posso vivere sempre qui


Qui si,
ma lontano da tutto ciò che non mi va bene,
da tutto ciò che lascio alle spalle.

Dimenticami,
perchè io non dimentico.

Perchè parlo solo se ne ho voglia,
perchè parlo con chi sa ascoltare senza trovare uno scopo per poi piangerti addosso,
perchè non sono perfetto,
perchè non ho sempre ragione,
perchè sono sbagliato,
perchè so di esserlo
e cresco,
lasciandomi alle spalle,
ciò che ritengo sia errato e voglio cambiare,
perchè sono libero di fare ciò che voglio.

Dimenticami,
perchè io non dimentico.




E mi lascio accarezzare da chi ha accolto il mio bosco,
da chi è stato pronto ad entrarcisentendosi a casa,
senza grattare sopra le imperfezioni,
sopra al caos,
sopra alla dannazione che mi accompagna,
che è mia e non è svalutata.

Dimenticami,
perchè io non dimentico.


E ritrovo in me chi condivide ogni cellula del mio corpo,
chi riesce a graffiare il velluto
e ad accarezzare il vetrato,
perchè non ho paura di ciò che vien detto,
non lo nascondo in intrighi,
perchè i miei fossati li costruisco alla luce del sole,
certo in silenzio,
senza clamori assordanti,
solo me stesso
e se io sono un clamore
è solo perchè le vostre orecchie sono piene di ovatta.

Dimenticami,
perchè io non dimentico.

Perchè io decido per me stesso,
perchè rifuggo i miti,
i divi,
i fighi,
le fighe,
i galli nel pollaio
e le galline in fuga.
Perchè la mia mano quando tocca è sincera,
perchè non cela nulla,
perchè non mi nascondo nemmeno dietro un dito.


Dimenticami,
perchè io non dimentico.

Perchè ho inciampato nella mia esatta metà collimante,
perchè l'affinità è spontanea e non totalmente indispensabile,
perchè amo guardarla volare,
amo che mi guardi volare,
amo volare con lei,
sui piedi della realtà,
quella fatta anche di parole,
che colorano il sogno ad occhi aperti,
con la voglia di confermare ciò che si scrive,
ciò che si dice,
rimarcando ogni istante la pretesa
della totale condivisione della vita.


Dimenticami,
perchè io non dimentico.

E tutto questo bagnato di lacrime di alligatore mi fa vomitare.

sabato 6 marzo 2010

Si cambia scenario


Solcare i passi sull'assito del palco imprimendogli il peso della consapevolezza,
che sarà l'ultima rappresentazione.

Si cambia scenario anche se non si abbassa il sipario.

Nessun bisogno di nascondersi dietro pesanti tende di broccato sdrucito,
dai pesanti drappi.

Ho chiuso le porte di questo teatro,
per recitare i miei versi,
per rimettere me stesso davanti ad uno specchio in cui molti dicono di essersi ritrovati,
eppure solo la mia immagine ne viene riflessa,
accompagnata da chi amo,
che non sente il bisogno di duplicarsi,
di ritrovarsi,
di massima comprensione solo ai suoi dilemmi,
indietreggiando impaurita alla mia follia,
accettando il mio essere imperfetto,
sapendo ascoltare,
senza darmi per forza ragione,
con la ragione non ci mangio,
con la ragione non ci vivo.
Solo davanti a questo specchio,
mi ritrovo in piedi su un vetro e
vedo gli altri di sotto,
non ho mai preteso di essere così in alto,
ma la consapevolezza opacizza la vista,
di me rimasto al solito livello e
di alcuni scesi in basso.



Mentre lacrime scorrono lungo le pareti,
scivolandomi addosso,
spalle girate nel credere di essere divini,
nell'essere convinti di conoscermi,
proprio perchè immagine riflessa del loro specchio.
Ma la mia comprensione,
il mio cercare una risposta,
una verità,
non fa di me immagine speculare,
io sono me stesso,
con la mia forza,la mia fragilità,
i miei momenti di luce,i miei bui cullanti nel silenzio.
E sento artigli che tentano invano di aggrapparsi a ciò che credono sfaldabile,
la mia costanza,
la mia reale lealtà,
quella che riesco a mantenere solo se vien corrisposta.
Non sopporto le bugie e così divento bugiardo,
non sopporto le mancate verità e così divento bastardo.
Non sopporto gli intrighi,il girare attorno al coraggio di dire come le cose stanno davvero.
Non sopporto la privazione della mia libertà,
del tentar di bloccare la mia irriverenza,
delnegare il mio dualismo,che non è solo mio,
perchè in ognuno di noi esistono gli estremi opposti,
sta a noi colorarne i dettagli.


Non ho mai messo nessuno in croce,
eppure c'è chi si sente tale dandomene la colpa,
inseguite viscidamente le mie lame,
quelle che tagliano,
che lasciano il segno,
ma quello è il mio modo di amare,
per chi adesso è rimasto fuori dal teatro,
c'è solo silenzio.

Lama affilata di un demone ,che taglia l'equilibrio dei vostri passi
se provate a camminare sui miei.
Rimango me stesso,
rimango vento
e basta un silenzioso soffio
per farvi cadere nell'oblio.
Tengo ancora in mano le carte,
batto banco,
ma non gioco col nulla.

venerdì 5 marzo 2010

Lo stesso sangue adesso......


Non c'è più spazio,
non c'è più tempo,
non ci sono parole,
non c'è silenzio.
Camminando su file di formiche,che varcano la porta in direzione di un viaggio senza meta e le ombre delle ali sanguinanti di falene che si stampano sull muro su cui sembrano dipinte.
Nel riflesso di uno scuro sulla lama solenne di uno stilettto,che corre lungo le nostre braccia a cercar inchiostro per sugellare l'eterno possedersi.
La pretesa corre sull'acciaio di catene invisibili,scivolando in libertà sulle sue maglie.
Ora è per sempre.
Le lingue corrono a nutrirsi di ciò che leghiamo a Noi e che non può essere incrinato più.
Si contorcono incontrandosi,come serpenti che inghiottiscono la preda.
Tutto trema.
Nel non freddo ,ma nel calore del nostro abbraccio.
Nella non paura,ma nello sciogliersi dolce delle pieghe al passaggio del dolore,quello che reca con se il piacere.
Ora ho la potenza e tu la puoi assorbire quando vuoi.


Queste catene non danno schiavitù,
ma ci rendono la massima libertà,
quella che raggiunge ogni nostro pensiero seguendolo e allineandolo,quella che muove la comprensione in una complicità di pensieri,che rotolano con noi sulle lenzuola bagnate dall'indecenza.
E non c'è nulla che non sia tuo.
Non c'è nulla che non sia mio.
E le sensazioni corrono sulle rigide vene in rilievo su ciò che brami.
Lo abbracci col tuo corpo,inghiottendolo come le gocce di sangue che ancora stillano dalle nostre braccia.
Brandisco la lama nera,recido la tela che per tanto tempo ci ha tenuti ancorati.
Incido la porta in segno di sfida.
Tremi alla mia audacia,
sorridi al mio ghigno.
E sulle catene invisibili di cui ora ci siamo legati,confondendo i confini in unico essere,riflette quello che sembra il ghigno di un demone,ma in realtà è solo un sorriso felice.

lunedì 1 marzo 2010

Porta Algida

Improvvisamente quel rumore mischiato alla musica tace,
ma le note hanno la prevalenza.
Scende scivolando nell'aria,sui muri, nelle sensazioni,
il gelo.
Algido.
Silenzioso.
Traccia le sue tele nella stanza,
la corrente attraversa la Porta ora aperta.
Nascosta tra i mattoni,dall'intonaco biancastro,alla consapevolezza dei più.




Chi la varca è forte,ineluttabile e si trascina dietro l'imprescindibile,
la certezza che il respiro venga meno a gonfiare l'involucro di carne che riveste la nostra anima.
La Signora non perdona,non si muove inutilmente e se ha deciso di varcare quella porta, chiusa da chissà quanto, ci deve essere una motivazione.

L'aria si abbassa,comprime l'esistenza,schiaccia i deboli e trema gli audaci,ma non è qui per te,non è qui per noi,io so che non è qui per nessuno da rapire dietro quegli stipiti eterni,che ti lasciano galleggiare nel tempo,nella dimensione dove quasi trecento grammi di Noi vengono cullati nel non ritorno,cercando a volte invano la fine.
La pace assoluta,l'accontentarsi dei propri perchè,del sapere,del saputo.




Muoviamo tessere di un mosaico,di cui non ne capiamo le rune,gesti a noi innoqui,che però infastidiscono,preoccupano,incuriosiscono.
E il davanzale è libero, gli scuri scostati non celano l'occhio osservatore dietro la tesa nera del cappello.
E' sparito.
Lui che ci segue ovunque,
che ancora ammira il nostro accettare col sorriso ciò che lui teme,
è scomparso.
Nell'istante in cui c'era bisogno della sua presenza....

E le nstre parole continuano a parlare spontaneamente,seguendo fili sottili, a noi sconosciuti, di logica.
La riflettono su di una lama di Katana,celata al buio,come se fosse la chiave di quella porta ora aperta,dentro quella stanza che abbiamo riempito di energia,di quella vita che non c'era mai stata.

Tu vedi coi i miei occhi,io coi tuoi.
I miei diventano neri,riflettendo l'inferno che traspare dal tuo viso,
che si aggrappa alla mia anima,quella di un demone,che trasuda ostilità irriverente all'ossessione e avvolge col suo manto la sua protezione.
Sono istanti.
Istanti in cui il mio corpo rimane nella sua umanità,
mentre l'anima,l'antitesi dell'anima cammina sull'altra dimensione.
Scudo per te.
Che fai scudo a me,per non varcare quella porta.

Torna il verde.
Lo vedo nei tuoi occhi.
E' di nuovo nei miei.
Allungando lo sguardo,ho carpito un segnale.
Una visita,
il richiamo di un padre,
il ritorno della tesa nera.
Mille pensieri a noi sconosciuti comunicano alle nostre cellule.