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PECE

PECE
La logica si infrange quando non si ha voglia di staccarsi, quando il bisogno e' quello di rimanere aggrappati

ANOMALIE ARMONICHE

ANOMALIE ARMONICHE
SE lO RITIRNI NECESSARIO SONO, MMMMM, SIAMO ANCHE QUI

venerdì 28 novembre 2008

DARK ROOM "N"


La porta sparangata.
Nudo.
Tolgo il coperchio dal secchio di vernice.
Nera.
Vi immergo le mani riempiendole e girando su me stesso imbratto i muri.Schizzi ovumque,enormi gocce cadono sul pavimento.



Nitidi:
Solo i miei occhi che godono dello spettacolo della mia danza.Spalmo la vernice uniformando ogni parete:Con le dita copro gli angoli,con i piedi il pavimento,con tutto, il mio corpo.








Notte.

Il lavoro è terminato:O quasi.Godo dell'ultima luce della Luna.Le mie mani ora coprono i vetri,che lasciano scivolare la nera vernice sulla loro trasparenza.

Niente.
Non odo rumore,non vedo luce,niente riflette.Nel silenzio vedo impronte di mani tempestare le pareti,il pavimento,il soffitto.Tutto mi opprime.Le mani si avvicinano cercano di prendermi.Soccombo.Perdo i sensi:


Nemesi.
Acqua fersca scorre sul mio corpo.
il respiro ora è calmo,
guardo le mie mani,abbaglia il loro candore
come le gambe,il torace.,
un lungo respiro davanti allo specchio.
Gli occhi sembrano due abissi dentro al cranio,
lacrime nere.





Posted by Picasa

giovedì 27 novembre 2008

chiuso per insicurezza


E' passato un giorno,un giorno senza urla,un giorno represso.L'immagine delle Stanze del peccato galleggiante per poche ore nel web senza cocchieri,
per poi scomparire nella scritta blog rimosso il nick non è riutilizzabile.




Eclissi,la luna scompare,sento le preghiere perchè questa stasi duri il più breve tempo possibile.La dimostrazione è che quando si parla di cazzate,di politica da bar,da bar biere,la comoda poltrona davanti al monitor continua a riflettere immagini nitide,appena si parla di sociale,di sociale scomodo si oscura.


Buio,lo amo,ma non lo voglio imposto.Le mie ali si sono solo allungate chete lungo la schiena,gli artigli luccicano nei riflessi di solidarietà,la bocca è spalancata e i canini pronti ad affondare.
Non so se ritornerà,tutti a bocca spalancata attendono la mossa,l'accordo tra le parti,la scintilla che dopo mesi di pensiero aveva fatto scattare il progetto Kurt Kobain,lavoro,impegno,parole per tutti,contatti sfumate in un clic.
Non mi chiedo dove abbiamo sbagliato,perchè nella mia coscienza non trovo l'errore,forse trovo solo l'orrore,per un mondo sempre uguale,che fondamentalmente mi da la voglia di spegnere con un clic tutto.
Non mi uniformo,ci ho provato già una volta ed è stato un disastro,qualcosa succederà,forse sto aspettando la voglia di ricominciare,forse ce l'ho già non è mai sparita ma non mi piace tornare sui miei passi.Dalle proprie ceneri si rinasce,ma sempre diversi,a volte più cresciuti,altre regrediti.
Ho confusione annaspo in quello che ha la vaga sensazione di vuoto,ma vuoto non è.
E' buio sento le voci richiamare ciò che ormai bisogna dire è stato,cerco brancolando un appiglio.
Lo afferro saldo è la mia sicurezza,sono certo che sarà,ma sarà diverso.

mercoledì 26 novembre 2008

Mi dice:dislessia galoppante eheheeheh


Silenzio,
omertà,
sento sghignazzare contenti i sadici perbenisti
nascosti dietro le loro dita,

osservano contenti la disfatta
che disfatta non è.

Si chinano usuali al loro piacere inesistente,
a leccare piedi che calpestano l'asfalto,
raccontandosi come chi l'asfalto lo ha leccato scostando i piedi.

Alcuni ricompaiono dalla momentanea vacanza,
chissa... forse per ritrovare quelle perle di saggezza,
che solo mercanti di frodi riescono a vendere.
Che bastardi.
Chi sventola la sua pavida santità dietro tuniche di tessuti marci.
la rettitudine ermetica di voglie nascoste trasmesse via posta,
perchè macchia non veda,
additiamo gli untori.
Non fermeranno le urla di chi sa cosa dire,
di chi non ha bisogno di copiare pagine di giornali,
di seguire contraffatte testimonianze.
Sulla stessa onda,
sulla stessa sponda.



merda

NON SO COSA SIA SUCCESSO SO SOLO CHE NON RIESCO PIù AD ENTRARE NEL BLOG DELLE ALI DEL PECCATO.
HO PROVATO MILLE VOLTE,MA NULLA.UN BLOG UNICO, BASATO SULLA LEALTà,NON CREDO E NON VOGLIO CREDERE CHE NESSUNO DI NOI ABBIA CAMBIATO LA PASS O ANNULLATO L'ACCOUNT,FORSE I TEMI CHE TRATTIAMO DANNO FASTIDIO A QUALCHE DUNO,FORSE CI HANNO SEGNALATO,FORSE GOOGLE CI HA BLOCCATI,CHE NE SO SO CHE NON è GESTIBILE IN QUESTO MOMENTO,SPERO SIA SOLO UN ERRORE,ANDAVA COSì BENE,STAVANO AUMENTANDO LE VISITE,CAZZO.HO VOGLIA DI CONTINUARE AD URLARE E NON PENSO DI ESSERE L'UNICO

lunedì 24 novembre 2008

E' l'ora


La rabbia mi ha invaso per molto tempo,
poi si è addormentata o forse solo placata
nell'Attesa.
Ho visto sfumare 18 anni di fiducia sotto il mio naso,

forse gli ho fatti sfumare.

Ma non dimentico,è un mio difetto il rancore.
Per denaro non si cancella la parola amore.
Lo sguardo è tornato attento,l'udito mi mantiene aggiornato,
il naso usma l'odore di vendetta.
Un ghigno diabolico sta passando il cadavere del mio nemico
non mi basta guardarlo,
eccedo
lo affondo.

ELDORADO

Con il suo gaio cimitero
un ardito cavaliere,
sotto il sole e in fitta ombra,
già da tempo andava errando
- e cantava una canzone -
ricercando l' Eldorado.

Ma diventò vecchio intanto -
questo prode cavaliere -
e gli calò sul cuore
un'ombra, che' non trovava
mai terra o luogo
somigliante all'Eldorado.

E quando le forze
l'abbandonarono infine,
incontrò un'ombra pellegrina -
"Ombra", egli chiese,
"dove mai si troverà
questa terra d'Eldorado?"

"Oltre ai Monti
della Luna,
giù nella Valle delle Tenebre,
cavalca, cavalca intrepido",
così l'ombra gli rispose -
"se vai in cerca d'Eldorado!

E.A.POE

giovedì 20 novembre 2008

LE STANZE DEL PECCATO

Ho trovato un Blog interessante.Real Life.Storie vere di vita ,urla dell'emarginazione da questa società bigotta e perbenista,che dietro le quinte della rappresentazione della propria recita si veste di nero vergognandosene.

http://lealidelpeccato.blogspot.com/

domenica 16 novembre 2008

NO,I'm not different

Guardare il mondo dall'alto del mio tetto di casa continua a specchiare la mia solitudine,come se un vetro fosse posto tra me e il mondo che sta di sotto.
Evitato dalla gente per il mio carattere che non accetta compromessi,additato quale infame traditore di una famiglia,
quello che ha rinunciato al denaro per la sua libertà,
quello che ha le orechie bucate dagli orecchini,
quello che trascina il suo corpo in viaggi etilici,
quello che parla e invita i negri a casa,
quello che gira coi drogati,
quello che si droga,
quello al di fuori delle regole,
quello che ha i carabinieri alla porta,
quello che non paga i debiti,
quello che risponde senza paura agli insulti,
quello che attacca la giustizia con ironia in tribunale,
quello che sta da solo e ce la fa.


Mi guardo allo specchio,ritrovo me stesso,a volte mi piaccio,molte altre no.

Ho perduto falsi amici per non giocare a balli in maschera assurdi,quando parlo sento l'allontanamento delle persone e capisco dalle loro risposte che fanno solo finta di capire,non mi piace essere compatito,
amato per natura dalla mia famiglia a prescindere senza realmente avere un dialogo in linea.

Non sono in linea con nulla,i neuroni a forza di attaccarli scarseggiano,la rabbia mi pervade,non è insito in me quel conveniente pacifismo di merda di trovare un modo per farsi andare bene ciò che non va.

Non mi basto,mai e cerco di estrapolare ogni ragione,ogni singola sfacettatura del mio io,cerco di capirla.
Apprezzo la mia sincerità verso tutti,verso me stesso,colgo i lati in cui mi piaccio e quelli in cui faccio difetto,ma sono sempre io.

Emarginato dalla società non direi,forse un autoemarginazione,incapace nel mio disadattamento di trovare confronti sinceri e costruttivi in troppa gente.
Etichette che ormai scivolano sulla mia pelle,non ho voglia di giustificarmi,per quale motivo?tanto non sarei capito,o comunque riceverei solo dei si ebeti da inconsci ascoltatori.

Le ciccatrici della mia insonnia passata nelle strade,sull'asfalto,mi hanno insegnato tante cose,a non giudicare,a non ghettizzare,a condividere i peccati di questa merdosa civiltà,a vivere quello che viene chiamato underground ,come un mondo parallelo a quello fatto di maschere e falsi lustrini,luci accecanti che sfunamo i contorni reali del nero che è in ognuno di noi e che tanti ,troppi preferiscono nascondere.


Io non sono diverso,non sono differente,sono quel tipo di anima che nessuno vuol vedere in se stesso nella paura di riconoscersi.

Una storia




Hamburg occupazione di un garnde edificio sulla Haven Strasse.anni fa.

Arrivammo da Arus Mona ed io per dare appoggio al prossimo sgombero di un edificio ad Amburgo.Un edificio occupato illegalmente dove non vivevano solo punk o cosiddetti alternativi.Era abitato da famiglie senza tetto,gli scarti della società,coloro che faticavano a potersi permettere un affitto,che faticavano comunque a vivere.
L'aria notturna gelida dell'inverno del Mare del Nord ci accompagnò all'entrata.Porta sbarrata che ci fu aperta per farci entrare come ricercati.
Erano tutti all'ultimo piano in un salone immenso largo quanto la pianta delll'edificio.Freddo,sporco,spoglio.Qualche fuoco acceso che scaldava.Gente che beveva.Chi rideva, chi arrotolava una canna.
Ci accolsero i nostri amici staccandosi dagli altri,mentre qualcuno ridendo tirava la colla impestando l'aria.
Alla mattina sarebbero giunte le forze dell'ordine a sgomberare.Ovvio; opposizione,barricati dentro l'edificio,con cumuli di pietre sotto i finestroni che davano sulla Haven Strasse.Pronti a dare battaglia,a resistere.Saremmo stati una trentina o forse più.
Tra tutta quella gente eccitata,impaurita dal futuro una bambina di 8 anni giocava con la sua bambola,incosciente,nel suo mondo,senza preoccupazioni.
Sembrava abituata alla scena.Mi avvicinai,Mona mi seguì.Cecilie il suo nome bionda quasi rossiccia,con le lentiggini e due occhi grand azzurri che spiccavano su quel viso bianco latte.
La musica assordava rimbalzando in quel nudo spazio rimbombando nelle pareti.
Giocammo con lei tutto il tempo alternando la nostra partecipazione alla preparazione della battaglia.Dolce,ingenua ormai ci seguiva ovunque quasi abbandonata a se stessa.Sua madre e suo padre impensieriti e presi dalla situazione la degnavano di poca attenzione.Decisi di prenderla sulle spalle ,a cavallo mentre gli MDC sputavano la loro musica e più che una futura battaglia sembrava per certi versi un party,per altri solo rabbia,tensione.
La bambina prese sonno cullata da Mona e la madre finalmente la adagiò su un giaciglio di panni ,non la mollammo comunque.
La mattina era gelida,l'aria umida del porto sembrava lacerasse la pelle.
Di sotto piano piano si schierò un esercito di Polizei con scudi, elmetti,sfollagente e megafoni.
La porta tremò al bussare.Cecilie continuava indisturbata a giocare.La perdemmo di vista anche Noi persi nell'attenzione dei fatti.Dai finestroni comparvero striscioni inneggianti l'occupazione e larivolta allo sgombero.Due portavoc scesero mentre tutto freneticamente continuava.Fuoco,alcol,canne,colla.
Ovvio non si era risolto nulla di sotto.Ancora intimazioni a lasciare l'edificio ,risposte con urla,offese,rabbia.
Poi dopo un pò di ore di battaglia verbale il tentativo di forzare l'entrata da parte della Polizei.
Iniziarono a cadere pietre sopra le file sottostanti,quasi al ritmo di quella musica assordante che esaltava la rabbia.
La Polizie si ritirò all'altro lato della strada.Ancora megafono,ora urla vittoriose alla palesemente facile resa.
La giornata scorreva,Mona aveva ritrovato Cecilie ed era con noi ,lontano dai finestroni assediati anche dai suoi genitori,che sprecavano urla e pietre.
Poi la paura,l'assetto della Polizei era cambiato,erano aumentati.I lacrimogeni erano pronti mentre il sole se ne andava a dormire,Ultimo tentativo di convincimento dal basso.Risate di rabbia,di sfida.Cecilie sentiva ora il nervosismo e si era aggrappata a me .La tenevo stretta .La sua manina nella mia e cercavo di sorriderle.Dovevo sembrare scemo perchè rideva guardandomi.La sua bocca rideva i suoi occhio no.
Era sera ormai.Si staccarono tutti velocemte dai finestroni.
Il primo lacrimogeno entrò rimbalzando ,guardai Cecilie,poi Mona un'intesa istantanea.Raggiungemmo le scale tutti e tre e non scendemmo ma salimmo fino alla terrazza sopra l'edificio all'aperto.Ora cecilie aveva paura.Tremava,Zitta attaccata a me tra le mie braccia protrettrici e Mona con noi.
Di sotto si sentivano grida,botte,tonfi,il megafono che strideva voci.
Poi il silenzio.E ancora qualche disparato urlo,quasi un'opposizione.
L'alba ci colse sul tetto sentimmo aprire la porta ferrata ,unica via per raggiungerlo.
Comparvero poliziotti.Strapparono Cecilie dalle mie braccia,lei piangeva.Allungava le sue manine verso di me.Io la guardavo,la vedevo allontanarsi.
Quello che accadde aNoi lasciamo perdere,ma non la rividi più.Chiesi di lei,ma non ebbi risposta.


Al suo ricordo ho ancora nei miei occhi i suoi,la sua manina calda,il suo abbraccio.Ora ha quasi 30 anni,chissà dov'è?Cosa fa?se ha potuto passare la sua infanzia con i suoi genitori?No loro non devono seguire per forza le nostre battaglie,difficile giudicare e non voglio.In cuor mio spero che le sue ali librino bene l'aria,che sia riuscita ad essere bambina.

venerdì 14 novembre 2008

stille di pioggia

Accolgo al mio passo questa piacevole pioggia,
che scivola sul mio corpo intridendo i miei vestiti,
portando con se ogni minuscola particella di luce falsa,
sciogliendo i ceroni di maschere dal dubbio recitare,
imponendogli l'esilio sotto ombrelli protettivi alla mancata verità,
e dentro androni che vorrei fossero l'anticamera del loro inferno
Che come costanti goccew la pioggia cada sulle loro teste,
stillicidio della loro mente in quello che è il loro peccato,
la falsità.
Nude rimangono le loro anime,
le maschere non sorridono più di quel falso e atroce ghigno,
ora mostrano la parte migliore,
il culo da donare al denaro.

giovedì 13 novembre 2008

Quando i blog sono tinti di color merdina



SNOB


























SENSUAL









ULTRA SNOB

















COME UCCIDERE
SE STESSI




Meglio tacere,che scrivere merdate.

The Cure -- Fascination Street

mercoledì 12 novembre 2008

MA_NI

Ma..ni che nascondono il tremito dell'insicurezza nel calore di mani che guidano ad allargare le ali.

Ma..ni che libere ascoltano i silenzi,li sanno solcare come galeoni nella tempesta,pronte ad afferrare,a stringere per consolare,

Ma..ni che nel loro palmo hanno un cuore,che non usano dita per segnalare,che usano artigli per scalare la vita,dal loro calore si può solo imparare.
Ma...ni stanche al loro destino, che non cercano perdono,che scostano tende dal buio celate,che scavano al cuore di verità nascoste,leali con le ali.Ma...ni rimani,
Ma...ni un bacio al tuo ultimo volo.

martedì 11 novembre 2008

piano al piano

Note armoniose da dita sconnesse,
virtuosismi stampati sulla pelle,
musica dal profumo di sensuale attrazione.
ogni volta che ti ricordo sento fremere il mio corpo come i martelletti del pianoforte,
Sento le tue dita pigiare sul mio corpo,
accordo di artigli che lacerano il cuore,
cicatrici solcate in forti abbracci.
lontani nello spazio,
presenti nel presente
Corde tese in barrè dalla distorta pressione,
il tuo profumo che sa di anarchia,
la tua pelle che scivola sotto le mani,,
ricordo ecitante di giorni lontani.
Sento il tuo respiro portato dal vento,
sento il tuo sospiro tra le righe di una lettera,
piegata come un aeroplanino dal tremante volare,
quei segni rimasti nel nostro cuore,
sono le note scritte su un rigo,
di un'aria che suonerà in eterno.


Lavoro insieme ad un ragazzo Pakistano.Oggi mi ha chiesto se lo accompagnavo in banca a cambiare l'assegno dello stipendio,in quanto a piedi.
Ok.Nel centro di Ravena,vicino alla banca c'è la chiesa di Galla Placidia,stupendo monumento bizantino,lui incuriosito mi chiede cosa sia e io decido di accompagnarlo alla visita.Entriamo,osserviamo i mosaici,ci si avvicina un uomo e gli dice"Bella vero?pensa che fortuna qua in Italia,che noi Vi facciamo entrare nei nostri luoghi di culto nonostante la vostra diversità religiosa"Lui per fortuna non capisce ancora molto bene l'italiano."Non come ai vostri paesi che vietate l'ingresso agli infedeli,siete un pò chiusi"
Non credevo alle mie orecchie,il rispetto al cosiddetto sacro luogo mi ha fatto dapprima trattenere.L'ho incendiato con lo sguardo e questo tranquillo mi dicw"Ho ragione vero?"Io con la mia solita diplomazia ho risposto"Ma tu sei qua per visitare Galla Placidia o per rompere u cazzo?"Si è offeso,lui si è offeso e ha iniziato con un discorso razzista religioso,per finire nel razzismo puro.Sono uscito,perchè la mia intelligenza ha dei forti limiti alla pazienza e alla sopportazione,il mio amico inconscio non capiva.Il tipo mi ha seguito e continuava,mi ha dato dell'islamico,del terrorista,"ma chi è lui il tuo ragazzo?"
"E a te che cambia se è il mio ragazzo?deficente sei e deficente rimani"
"IO non ti ho offeso e tu si"
"Io ti avrei offeso se tu fossi un uomo,ma visto che sono dovuto uscire perchè per colpa tua non ci si stava più là dentro per la puzza di merda,non ti ho offeso."
La gente guardava,non ho capito se inschifita dalle urla del demente o dalla mia difesa alla pazzia.
Mi sono girato,ho fatto un cenno di intesa a Vassim e poi ultimo sguardo al pezzente urlante,
"Sono contento di non essere tuo figlio"Voci di approvazione al mio saluto.

domenica 9 novembre 2008

il nulla

Sicilia,miniere di Realmonte.
Un amico,un fratello,un compare lavorava presso le miniere,nel 2001 me le fece visitare in compania di mio figlio e sua madre.
Poi mi chiese se vevo mai visto IL NULLA.
Dopo varie discussioni"Sei sicuro?Vai da solo!ecc.ecc.",mi porta con una Panda a 300 metri sotto il suolo in una galleria di salgemma,come da me richiesto risale di qualche centinaia di metri con l'auto.Poi spengono le luci,
Buio totale,silenzio a parte il cadere di gocce.Non il minimo riflesso,il sangue gelido,occhi inutili,non riuscivo a distinguere il palmo della mia mano appoggiato al naso.Perdita totale dell'orientamento,vertigine anche da seduto come mi sistemai incapace di rimanere in piedi.Passata l'emozione volli giocare pesante, inconscio dello trascorrere del tempo,poteva essere un istante ,un'eternità.Evocai nella mia mente mia nonna,chiudendo gli occhi,il suo viso contornato dal buio aveva luce nei miei ricordi,evocai ogni mia forte malinconia ed aveva un'opaca luce,evocai le mie paure,i miei spettri e le gocce cadenti facevano sentire forte il loro tonfo,quasi echeggiando in quelle pareti di sale.
Ma non c'era spazio,non c'era tempo.Scoprii la dolce compania della mia mente e di quelle ombre inesistenti in un nulla senza luce.Scoprii che non avevo corpo,che in quell'istante ero solo anima,buia invisibile,ma viva.Scoprii come dice una mia amica che la morte è solo un volo e che la luce ti permette di vederne le ali.
Tornò la luce,tornò la Panda erano passati 15 minuti,avevo rivissuto 35 anni.

Achozen Deuces

Deuces is wild, this is pitty pat
Two-two, with the triple fat goose
You, you ain't never placed a bigger bet
You, you ain't never seen a bigger threat


Deuces is wild, getting milli' off a bag of illy
Iced out, on the sand like a chilly willy
You, you ain't never placed a bigger bet
Deuces is wild, this a triple threat


In the world that's been frozen, they come be Achozen
Rising from the dead, over throw the opposing
Forces of evil, controlling our people
Deuces is wild, and the wisdom is lethal


4-22, stomping through, I can see you
Strike a match, like the sun, watch the preview
Life is a game, play war, don't refuse to
Three is the few, and life we are true too

This is how I'm fully taught, fuck what you really thought
Nine milli' pops ya top, silly pop
Like your colon cap, ice like the polar cap
Jar of Israeli drop, so clash and feel me rap
Yo phantom power, my answer will strike the power
The truth is of what you write, and what ya'll recite the power
Is how I spit, my night to this very time, an hour
with just a spec, of light, we shine, shine, shine, shine, shine

Must be Achozen...
Must be Achozen...
Deuces is wild, this is pitty pat
Deuces is wild, this is pitty pat

You a force, I can see right through you
We Achozen, we come here to free you
So you can live in this world like we do
Achozen few from the outclassed people


PROFUMO DI ASFALTO



sabato 8 novembre 2008

inchiostro

Intingo le dita nel calamaio,
dipingo l'aria di nero inchiostro,
questa luce mi abbaglia.

Passo le dita sui denti,
mi verso il liquido negli occhi,
non voglio ch nulla di me rifletta la luce.

Ora sto meglio,
si è fatto buio.

venerdì 7 novembre 2008

se l'opposizione è fatta da questa stupidità vuol dire che ci meritiamo la dittatura del cavaliere.

Non penso di aver bisogno di foto,per commentare in casa mia quello che noto oggi nei vari blog,sui giornali,alla tv.Libertà di pensiero rispettata,?!
Ma la stupidità ,sebbene non mi sorprenda più,è sempre in progresso.
Ma che cosa avrà mai detto il Silvio,non mi sembra nulla di così eclattante come la stampa ha dato in pasto alla deficienza.Ma oltre a saper leggere qualcheduno sa anche capire,riesce a ragionare o siamo tutti chiusi nella radicalità dei nostri pensieri,siamo allora forse noi i dittatori supremi del pensiero?Legati ad un colore di cui non conosciamo manco il significato e ad essere contro a prescindere.Non ha fatto una gaffe il Berlusca,cazzzate,perchè ha nominato la parola nero?non ha detto a quell'essere inferiore di un negro di merda.
Bah stupidi,scialbi,propositori di libertà,quando le catene sono dentro noi stessi e ce le imponiamo nella mancanza di ingegno,nell'incapacità di intelligenza.
Su questo fottuto Blogger troppi portano manifesti copiati dai giornali,senza analizzare le notizie,con la ragione una parvenza di verità si trova.
Forse oltre le testate,c'è il vuoto.Cazzo se dice rosso allora vuol dire che sta diventando comunista.Non sono questi i problemi da combattere,a meno che siamo diventati talmente ridotti nel pensiero che adesso facciamo rivoluzioni alla Paperinissima.

sbirra

Eppure se mi trovavo in quell'appartamento un motivo c'era,
certo avevo bisogno di denaro,ma l'appartamento era già stato imbiancato,
il lavoro era finito eppure ero tornato.
Lei avvolta sempre in quei vestitini succinti che offrivano alla vista la voglia di varcarli.No non era solo per la paga che ero là,ma leei era un'amica di famiglia,lei era sposata,lei era salita sulla scala mentre imbiancavo la stanza strusciando i suoi seni sulle mie giovani gambe.Lei era il peccato.

Ed io ero il peccatore.Amo da sempre il peccato e lei lo sapeva giocare.Sapeva muoversi facendomi danzare,anche nella mia strafottenza,nella mia giovane età.Ma la scia del suo profumo,il dolce tocco delle sue mani nel porgermi la birra,l'invito delle sue labbra fecero si che la seguissi mentre lei distrattamente camminava per la stanza,il vestito si accorciava,stava vincendo la mia ironia.


La birra poi non era male,fresca,corposa,spumeggiante tra i suoi seni.Scendeva come il suo sguardo ammagliante alla patta dei miei jeans strappati,gli diedi ragione era il momento di berne un'altra.