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PECE

PECE
La logica si infrange quando non si ha voglia di staccarsi, quando il bisogno e' quello di rimanere aggrappati

ANOMALIE ARMONICHE

ANOMALIE ARMONICHE
SE lO RITIRNI NECESSARIO SONO, MMMMM, SIAMO ANCHE QUI

giovedì 29 settembre 2011

"E per finire...mi ritrovo perline anche nelle mutandine"http://eliminazione.blogspot.com/2011/09/mi-do-allippica.html


Quando nascono gocce,
che rimangono tali,
che solleticano il momento,
che riempono un minimo vuoto,
come una corrente d'aria,
che passa,
alzando le stoffe in fugace
e mai momento.
Il corpo continua a contorcersi,
a richiamare l'olfatto,
di quegli odori mischiati nell'aria,
che la lingua insegue nel sapore delle labbra,
che i denti non vogliono mordere,
nella mancanza di un gusto avvolgente,
nel suono cadente di gocce continue sull'anima.
Quando le perline,
ti riempiono gli occhi,
nel ricordo di tagli profondi,
le senti scorrere lungo le ferite dell'anima,
bruciano del loro sapore salato,
rigano il tuo viso,
portando con se la polvere del tempo,
di ciò che non è più stato.
E quel suono di cui sentivi solo l'eco,
diventa lo stridio di una corda di violino,
il pigiare di tasti neri su una scala,
che si muove sinuosa nella comprensione,
di chi può capire ascoltando il silenzio.

E le perline scivolano lungo il tuo seno,
tracciando le emozioni sulla tua pelle,
tremando le sensazioni sul tuo ventre.
Distendi le gambe,
come ad aiutarle a scendere con le tue dita,
per ritrovare" perline anche nelle mutandine".
E sono solo 4 passi e sono con te.










martedì 27 settembre 2011

Sarebbe facile dare la colpa ai colori,
dire che sono difettosi,
che sono andati a male,
nascondere,
che si sono mescolati nell'acqua per sbiadirsi,
cercare di incollare tra loro tutte quelle setole,
che ora il vento spazza lontano,
quello che si è fermato,
quello che le univa.
E scorre in immagini il silenzio,
quello che soffia sulla pelle,
a ricordare che li bruciava,
che nulla è per caso,
tra gli angoli bui di un'estate senza fine.
Scavare nella mia mente,
troppo spesso è come fare un buco nell'acqua,
ne esce un riflesso che è un ombra,
di cui ti immagini un volto,
come tra i contorni sbiaditi di una fotografia
e le briciole di me che lascio alle mie spalle,
non sono il segnale del mio ritorno.
Spesso non giro la testa,
per fare vedere che piango,
quando non dovrei,
dato l'insistere della mia contiua mattanza.







venerdì 16 settembre 2011

"Io sono"



Si riesce ad udire tutto ,
il tonfo delle gocce di questa insana civiltà,
che offusca l'aria ,
col suo velo di umido rancore,
verso quello che si vorrebbe ,
ma che non si ha il coraggio di fare,
con quello che si è
e ci si mente,
nascondendosi dietro paraventi,
il suono soddisfatto delle risa,
del lavoro compiuto.

Un restauro minuzioso,
che muta l'immagine iniziale,
quelle che è stampata sulla pelle,
su quella linea che la fonde all'anima,
quella pura.
Eppure si fugge alla purezza,
non consona al proprio agio,
nella paura di mostrarsi,
additando ciò che in realtà ci piace,
come orrore o come sbaglio,
a cui si somma il giudizio dell'ignoranza,
di un'educazione fatta di immagini riflesse in un video,
di una mancanza di vissuto,
di lunghe code di parole,
tra le file di quella massa ,
che procede verso il dato,
incapace di amarsi,
di comprendersi,
di non accettare per dovuto,
ciò che è prestabilito,
come fosse mai esistito un saggio,
che teneva tra le sue mani la sapienza
e la usava per il bene dell'umanità
e non per proprio tornaconto.
Tutto racchiuso in un niente
o in quei piccoli guizzi di mondanità
legati ai fumi degli attacchi al fegato,
o all'amanite che brucia ancora nelle nari la mattina
e troppo spesso alla disperazione,
al lancinante mordere del male di vivere,
che non è altro che il male di viversi.
E la rabbia ,
che non esplode verso i delinquenti legalizzati,
si getta sulla fila stessa,
premendo il suo non senso sul capo di prova ad evadere,
di chi mangia dal nostro stesso piatto,
di chi cammina solitario,
scrollando le spalle all'indifferenza,
lasciando cadere al suolo,
le etichette che gli vengono assegnate.
Eppure l'inferno non sta al fondo,
sotto ci stanno coloro che non hanno il rispetto per la vita,
liberi per se stessi,
ma capaci di violentare quella degli altri,
nascosti dietro il buonismo moderno,
di una civiltà incapace oramai di prendersi le proprie
responsabilità,
sbandierando la pace come vile comodo,
credendo che l'impossibile esista,
così come l'eterno,
capace solo di giustiziare pubblicamente gli innocenti,
schiacciandoli di opinioni che vengono da chi non ha mai vissuto nulla,
di chi si ritiene sano perchè non ha mai trasgredito,
ciò che gli è stato sotterrato nella mente
e marchiato come peccato.
Come le scritte sulle porte di questi gironi,
che rendono reo chi ha voglia di vivere,
godendo del dilagare degli ignavi,
i veri colpevoli di questo mondo.


Siedo al mio banco ticchettando le mie dita sulle assi,
pronto a ricevere chi non si racconta,
ma chi è,
chiunque che completamente nudo,
non nasconda il suo sguardo tra le spalle e dica
"Io sono!"







mercoledì 14 settembre 2011

Silence and I

Adoro l'estensione del silenzio,
il suo non spazio,
il suo non tempo
e tutti quei suoni,
che produce la mente,
mentre pensa.
Quel trottare di formiche,
che calpesta il terreno,
accompagnato dal canto dei grilli,
dal frusciare delle foglie,
che lasciano il loro ramo,
dal tonfo dei petali,
che si stendono sull'anima.
Piedi scalzi li calpestano,
non interrompendo il suono di quei colori,
che suono non è,
sono immagini,
che si specchiano sull'ombra,
allungandosi la sera,
nascondendosi al giorno.
Rannicchiati su stessi,
aggrappati a quei sorrisi,
che non hanno sapore.
E' quel tremare,
al tracciare di un dito,
che senti stridere nella tua mente,
lo avvolgi col tuo calore,
lo spingi dentro graffiando,
fino al piacere.
Non c'è nulla da comprendere nel mio silenzio,
se lo capisci riesci a scorgerne le immagini,
o il buio lo avvolge nel suo lento vagare,
indisturbato,
tra i gironi della mente.
Galleggia nell'aria,
sballottato dal vento,
sempre in attesa della grande onda,
che lo avvolga
e lo trasporti.
E tutti quei suoni,
quello scorrere di lacrime,
quella pioggia di gocce ardenti,
si appoggiano al tappeto di petali,
calpestando le spine,
piedi ritraggono ciò che non sanno calpestare,
altri si lasciano infilzare per udirne il rumore.

I can hear the cry
Of a leaf on a tree
As it falls to the ground
I can hear the call
Of an echoing voice
And there's no one around






giovedì 8 settembre 2011

Quando il marchio brucia e si fa sentire,
nel silenzio senza tempo,
ci trova senza fiato,
tra le pieghe della pelle,
laddove si fonde il piacere
con quello che chiamano peccato.
Stringe le sue spire in una morsa ,
che puoi sempre lasciare in ogni momento,
ma il veleno che cola,
ti spinge più a fondo.






martedì 6 settembre 2011

....C'era posto anche per le favole.....

Continuo a chiedere ai bambini cosa sognano
e sempre più ricevo risposte deprimenti
e senza dubbio la peggiore è quella che non hanno idee,stimoli,fantasie.
Laddove abbiamo cercato di soddisfare ogni loro capriccio,aggiungendoci i nostri,in continua sequenza,senza pausa,come per paura di rimanere indietro,coprendoli di mille e mille oggetti che non si sono mai goduti,sostituiti in breve da nuovi,tralasciando così lo stupore della sorpresa,dell'approfondire.
Questo scivolare sulla superficialità,sul "tanto va bene così",sulla totale sottomissione ai loro voleri,alla loro libertà di espressione,spesso senza guida,senza supporto,senza telaio.
La perdita totale del valore,dei sacrifici,dello spronarli ad ottenere qualcosa,dell'indurli allo scontato,al prefabbricato,al dovuto.
E ogni cosa perde l'interesse,lo acquista momentaneamente,per un istante,per poi perderlo il passo seguente,allo scorgere di qualcosa di nuovo.
Sentirli dire che si annoiano,incapaci di uscire dal proprio egocentrismo.
E ci nascondiamo parlando dei figli alla seconda persona plurale"i vostri","il mio è...".
Uguale agli altri,vestito come gli altri,pettinato come tutti,ha gli stessi interessi o non interessi,parla una lingua da alieno,scrive come facevamo noi all'asilo,senza idee,risponde solo alle domande telegraficamente,incapace di sostenere un discorso,di raccontare qualcosa senza perdersi nella mancanza di soggetti,nell'errare tra le coniugazioni dei verbi,nel contare ancora sulle dita di una mano.
E abbiamo creduto di farli liberi,
di vederli volare senza ostacoli.
In realtà abbiamo creato dei polli,che possono saltare,spesso a comando,più prigionieri di quanto potessimo credere,chiusi nei vizi,nell'impossibilità di sentirsi meno,di sentirsi umani.

E ancora chiedo cosa sogni
e troppo spesso mi ritrovo a raccontare dei miei.


.....Com'è com'è com'è
Che c'era posto pure per le favole .......







giovedì 1 settembre 2011

Mi manchi.

Adesso che so che ne hai la coscienza,
di ciò che si nasconde dietro la mia totale libertà,
quella che mi ha insegnato,
quella che mi hai aiutato a costruire,
quella che osservavi compiaciuto,
come un tuo sogno realizzato,
col tuo romanticismo,
chiuso tra le parole di libri di grandi gesta.
Ora che sai,
che conosci le mie scelte,
come quella di tacere a te tutto il retroscena,
quello fatto di dolore,
dell'inseguimento del tale,
della follia mischiata alla rabbia,
all'inseguimento del niente,
al montare sulla punta di pale di mulino,
sventolando la bandiera della resa all'evidenza.
Ora che sai che posso "sentire",
e sai quanto mi manchi,
neanche io lo sapevo.
Ci ritroveremo seduti sull'asfalto
a parlare col tale che quella notte disperato,
tra gli scheletri delle bottiglie vuote,
sotto le arcate dei portici,
continuava chiedersi come dire a sua figlia,
che sarebbe morto.
A te che non sei fuggito nell'insegnarmi la vita,
a lui che si è svuotato alla coscienza della morte.
A me,
che da morto,
continuo a tracciare colori su queste pareti nere,
in un buio dalla prospettiva senza fondo,
dove le risposte non hanno giudizio,
dove le domande non hanno risposta,
dove vivere è trascinarsi,
anche se come allora ti sembra io stia volando.