venerdì 31 ottobre 2008
scivola
Troppi giorni senza pioggia.
Bevo il mio veleno per dissetare la mia rabbia.
Taglio la mia pelle per confonderla.
Cerco di perdermi nell'ebbra bevanda che brucia la mia gola,
ho bisogno di annullarmi,
di scomparire a me stesso per primo.
Ciotoli sparsi di vita dannata,
un binario unico su cui camminare,
scelgo la strada dove morire.
giovedì 30 ottobre 2008
Cinque anni fa
Il freddo ci faceva stare uniti,quasi indivisibili in un corpo solo.
Quella notte di novembre di 5 anni fa,l'ultima volta che ti ho vista.
Là sulle dune di Skagen,avremmo potuto decidere di passarla in quella piccola pensione,come anni prima.
Ma forse avevamo paura,io non me la sentivo ero troppo lontano da tutto.
Appena uscito da quella clinica svizzera,da quel tunnel oscuro in cui il mio unico pensiero era mio figlio snza di me.Poi il risveglio,di nuovo la vita e e il ghigno silente di una dolorosa vendetta.
Eppure eravamo là,per fortuna c'era i vento.
Quel vento che amo,forte,imperioso che sbatteva i due mari di Skagen sulla battigia con forza.
Noi due sotto quella grossa coperta,il calore dei nostri corpi,dei nostri lunghi silenzi.
Comunicavamo a pelle,col pensiero,nel nostro abbraccio eterno.
Anche se eri di fianco a me ti vedevo ancora,anni,molti,prima.
Ferma tra i due mari a raccogliere il vento che ti dava la forza.
I nostri occhi non temevano di guardarsi,mentre il nostro cuore piangeva,
lacrime nere,di un veleno che dal mio corpo era stato estirpato.Là in Svizzera.
Sarebbe bastata una parola,da entrambe, per fermare la forza,lo sbattere di quell'energia.che faceva volare secchi arbusti,come veloci nibbi nello specchio della luna.
Nitida, serena,senza macchia,Incredibilmente senza lato oscuro quella notte.
I ricordi danzavano come diapositive specchiate nell'aria.
Un timido bacio si trasformava in una scuotente tempesta.
Ridevamo,amaro.Non volevamo fermare quei baci.
I pensieri viaggiavano insieme,come la voglia sensata di fare l'amore.Ma noi all'insensato siamo sempre stati abituati,infatti io sono qua e tu sei là.
L'alba ci colse ancora abbracciati,quasi statuari,come eternizzati nel nostro non volerci staccare.
Tu eri,tu sei da sempre la mia Strega del Vento e anche allora ne ebbi conferma.Perchè dopo un bacio,profondo,senza fine,senza tempo,solo Noi e quello che abbiamo sempre rappresentato,girandoci solo una volta,non al nostro addio,ma al forse un arrivederci,mi mandasti l'ultimo,col palmo della mano appoggiato al mento lasciandolo libero in un soffio di vento.
Mentre tornavo in Italia vidi la tua immagine sdoppiarsi e tu che gyuardavi una tua lei tornare ai suoi passi,mentre tu saresti sempre rimasta con me.
Catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari,
Che seguono, indolenti compagni di vïaggio,
Il vascello che va sopra gli abissi amari.
E li hanno appena posti sul ponte della nave
Che, inetti e vergognosi, questi re dell'azzurro
Pietosamente calano le grandi ali bianche,
Come dei remi inerti, accanto ai loro fianchi.
Com'è goffo e maldestro, l'alato viaggiatore!
Lui, prima così bello, com'è comico e brutto!
Qualcuno, con la pipa, gli solletica il becco,
L'altro, arrancando, mima l'infermo che volava!
Il Poeta assomiglia al principe dei nembi
Che abita la tempesta e ride dell'arciere;
Ma esule sulla terra, al centro degli scherni,
Per le ali di gigante non riesce a camminare.
18 anni sono lunghi-
Dopo esssere scesi da quel muro.
tante volte scavalcato,
mi ritrovo ora a doverlo risalire,
non trovando più gli appigli.
La parete è liscia,fredda,
le fughe tra i mattoni, inesistenti.
Solo un volto nuovo tra la grigia mercificazione,
un volto che mi sussurra parole di comprensione.
Fatico a risalire la china,forse stufo.
Dovrei riposare
angeli dal volo dirottato,
che risveglian in me antiche storie.
Seduto,
oggetto di non ritorno,
inutile mentire anche a Noi stessi
Aspettando che apra il sipario
questa commedia di cocci deve finire
mercoledì 29 ottobre 2008
martedì 28 ottobre 2008
I ricordi tornanano avolte altri rimangono come immagini sospese in trasparente sottofondo.
Una stradaVia San Carlo a Bologna.Una portone e una scala che scendeva nel materiale underground sotto terra.Una cantina celata nel buio più totale,facevi le scale piano per raggiungerla,tentennando sui passi.Come una camera stagna completamente avvolta dalle tenebre che segnava il passaggio dalla realtà dell'asfalto a quella della creazione di qualcosa.
Odore di muffa che permeava le pareti coperte di salnitro.Dietro la porta una sala prove.Batteria,amplificatori,mixer,effetti per chitarre,jack sparsi ovunque.Da fuori ,sulla stada sentivi solo un sobbalzare di bassi,il tonfo dei tamburi.Dentro quella stanza acusticamente adattata,antisonoramente costruita,entravi in quegli spezzoni di musica interrotti nel trovare la giusta coordinazione del gruppo,emozioni.Una birra Moretti grande,una canna.La batteria che si fermava,Pecos che rideva,Giovanni che cercava la perfezione,Fabio che seguiva il suono col suo basso nero.Come chiusi in un armadio aperto al mondo che non ci piaceva,ma in cui si poteva o almeno si aveva voglia di dire qualcosa.Visite di amici,la creazione di dischi al suono di I'm self made man,mi son fatto da me.Una scatola senza luogo,rimbalzante in quella Bologna di intenti degli anni ottanta.
lucidarabbia
ma il peso comincia ad essere pressante,
avvolto dalla mia nebbia ho celato la vista di chi mi cercava,
oggi sono voluto entrare nel buio per non farmi trovare.
Non ho scelto il mio bosco,
rifugio delle mie ansie,
ma la mansarda isolata di chi mi ha fatto cercare.
Tra carte nascoste ho scoperto ancora intrighi a me sconosciuti,
mentre di sotto,chi amo più della mia vita,
inconscio della mia presenza continuava a giocare.
Mi stupisco ancora della malvagità di sua madre,
che sorniona recita la parte di una santa senza macchia all'onore,
ordisco nell'ombra la mia vendetta,
stavolta lo scambio è sbloccato,
tuttora non convinto nel mio buonismo di merda,
affilo le lame su un binario morto,
di giusta rivalsa.
lunedì 27 ottobre 2008
SP
SPessi SPigoli di SPecchi,
SPezzano SPiragli SPenti di SPeranze,
SPutando SPregiati SPruzzi,
SPremendo SPietate SPugne SPente,
SPiazzando con SPontanei SPropositi,
SPiacevoli SPazi SPrecati,
SPargendo SPilli SPesso SPuntati,
SPogliano SPettri SPorchi.
domenica 26 ottobre 2008
Spioni
Comunque in tempi passati quando internet era solo un'idea fantascientifica,il cellulare neanche un'ipotesi e la carta di credito una tessera da film successe che si presentarono come tante altre volte alla porta di casa mia.Aprì mia madre,la poveretta,che come al solito disse agli agenti guardate che mio figlio non c'è,non so quando torna,non so dov'è.
Bene daovetti presentarmi in caserma,dove subii uno di quegli interrogatori a tappeto sui miei movimenti,sulle mie intenzioni,sulle mie idee e rappresentazioni.
Io sarcasticamente non incline a rispondere a nulla e ben lucido ovviamente parlai di papaveri e papere,comunque mi fecero un riassunto documentato di tutta la vita degli ultimi due anni.Foto,telefonate,testimonianze,insomma sapevano quante volte avevo pisciato,mi ero masturbato o avevo preso il caffè.Vabbeh presi anche due schiaffi perchè gli chiesi se mi dicevano dove era finito undisco dei Motorhead che era un pò che non trovavo,comunque le tracce della mia vita erano lì in mano loro.
Poi il progresso tecnologico continuava il suo passo,creando strumenti dalla rosea visione di libertà,che in realtà non erano altro che una utiolity per la vita,e uno strumento ottimalòe di controllo per il potere..Nel frattempo conobbi un amico,un genio di questo mondo,uno che perse un posto di lavoro importante perchè ebbe il coraggio di denunciare su un giornale dell'alta Italia la conoscenza degli archivi telematici del comune per cui lavorarva,ossia un curriculum vitae di ogni cittdino,descrittivo in ogni minuzia,ossia tanti file di noi da usare a seconda delle esigenze ossia siamo prevedibili.
Vergogn_agonia
Eppure mi aspettavi,
quasi ansiosa,
smaniante attesa alcolica,
per dare calore al tuo corpo
Poi ti lasciavi andare,
persa nella tua passione,
sciogliendo i nodi del tuo piacere,
un accordo scordato di corde e ricordi.
Il desiderio si odorava nell'aria,
come due dita nella marmellata,
di un vaso colmo rubato,
offerto ai sogni di un bambino curioso.
Incontro di labbra dal sapore di miele d'acacia,
che ergeva le spine rigando il tuo corpo
di immenso piacere
stille nere di veleno pungente
Poi cercavi di nascondere le tracce
fredda cascata di ERASE
mentre la tua pelle emanava ancora il mio odore
e il tuo corpo ne cercava il sentore
Poi vestivi i panni del boia
affilando coltelli dalle lame d'acciaio
e come ogni volta
uccidevi te stessa.
Claudio Lolli - Borghesia (Studio Version)
Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.
Sei contenta se un ladro muore se si arresta una puttana
se la parrocchia del Sacro Cuore acquista una nuova campana.
Sei soddisfatta dei danni altrui tieni stretti i denari tuoi
assillata dal gran tormento che un giorno se li riprenda il vento.
E la domenica vestita a festa con i capi famiglia in testa
ti raduni nelle tue Chiese in ogni città, in ogni paese.
Presti ascolto all'omelia rinunciando all'osteria
cosi grigia così per bene, ti porti a spasso le tue catene.
Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.
Godi quando gli anormali son trattati da criminali
chiuderesti in un manicomio tutti gli zingari e intellettuali.
Ami ordine e disciplina, adori la tua Polizia
tranne quando deve indagare su di un bilancio fallimentare.
Sai rubare con discrezione meschinità e moderazione
alterando bilanci e conti fatture e bolle di commissione.
Sai mentire con cortesia con cinismo e vigliaccheria
hai fatto dell'ipocrisia la tua formula di poesia.
Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.
Non sopporti chi fa l'amore più di una volta alla settimana
chi lo fa per più di due ore, chi lo fa in maniera strana.
Di disgrazie puoi averne tante, per esempio una figlia artista
oppure un figlio non commerciante, o peggio ancora uno comunista.
Sempre pronta a spettegolare in nome del civile rispetto
sempre lì fissa a scrutare un orizzonte che si ferma al tetto.
Sempre pronta a pestar le mani a chi arranca dentro a una fossa
sempre pronta a leccar le ossa al più ricco ed ai suoi cani.
Vecchia piccola borghesia, vecchia gente di casa mia
per piccina che tu sia il vento un giorno ti spazzerà via.
sabato 25 ottobre 2008
cascata di pensieri
I colori dell'autunno avanzano veloci nel mio bosco.Li ho visti questa notte mentre là a valle una coltre di nebbia copriva le luci della vita umana che dormiva nel silenzio.
Il rumore dell'acqua della cascatella ora occupava il mio udito.L'ho seguito,lasciandomi trasportare dal suono di quel flutto,lasciando che i miei pensieri scorressero verso il basso ma all'indietro.
Poche le certezze,forse come sempre.Punti che rimangono immobili dentro me nel loro movimento.
Il mio amato cucciolo che ora sta male,ed io non sono con lui,anche solo a vederlo dormire dietro quei suoi occhi celesti.Dietro quel viso che mi assomiglia sempre di più.Che corre sulle strade della conoscenza venendo a contatto con mondi diversi.Quello della madre chiusa nel suo odio verso di me,che si apre solo nel rapporto di genitori.Questo è ciò che voglio,che basta verso lei.
Insegnamenti di superiorità, di razzismo,di scarsa considerazione della realtà della vita,inculcati dal contatto con lo zio,mio cognato.
Poi ci sono io,con i miei ideali,con i miei concetti di conoscenza vissuta nella strada dove tutti siamo uguali,dove parlare è una libertà,dove parlare è un potersi capire,un comprendersi,dove la solitudine avanza in questa modernità sempre più malata.Dove i ricordi della mia fanciullezza esplodono in un mondo ora fatato di contatti umani fra cuccioli adesso inesistente,già obbligati al rintanamento alla loro tenera età.Le strade sono vuote degli schiamazzi di un tempo,delle corse dietro ad un pallone,del nascondersi per poi farsi trovare,di figure geometriche tracciate col gesso su cui saltare.Il terrore della vita promulgato dall'informazione ci ha fatto diventare tremendamente apprensivi.Nella paura della violenza,dei pedofili,del traffico assurdo.Immergendo i nostri cuccioli in mille impegni che spesso li tolgono il tempo per giocare,quella libertà di muoversi da soli verso l'esperienza,anche solo la più banale,quella di andare a scuola a piedi da soli.Il potere sta vincendo,come sempre,mai ha perso se non in ricordi ormai antichi.L'educazione a stare soli,a non avere confronti,a essere dipendenti di macchine di divertimento e non di divertirsi con l'umano gioco.
Poi c'è un'amicizia,ancora fresca nel tempo,anche se sembra che sia sempre esistita,forse un pò lontana per essere vissuta un pò più realmente,ma vicina nel cuore.Un legame unico inusuale tra un uomo e una donna,che è riuscito a scavalcare facili etichette,che è rimasto,che c'è.Là dove nella normalità si sarebbe potuto disintegrare in reali tentativi di qualcosa di più.Ma qualcosa di più lo è già,come una domanda che ricorre spesso tra noi. Un sottinteso "come mi vedi nello specchio?"Un legame di comprensione,vasi dentro cui vomitare le proprie ansie,le proprie paure nella consapevolezza di non dover spiegare ,perchè l'affinità riesce a scattare istantanee delle situazioni.Difficile calcare questo palcoscenico (questa glie l'ho rubata),che è la vita,senza dover recitare se stessi con maschere di un teatro dove il sipario è già calato.Niente applausi,la sala vuota a parte qualche timido spettatore che a volte fatica a capire una trama che è lontana dal suo vissuto.
Gli amici,i compagni del passato,del presente persi nei loro impegni,come io nei miei,ma sempre pronti anche a distanza di tempo e di spazio ad un richiamo nel momento del bisogno.Quelli rimasti,seppur pochissimi,nello scartare delle comparse,dei guitti di questo atto limitato della vita.Cicatrici affini,pensieri ideali di lotte ,amanti del contrario,del non bastarsi,del non farsi bastare i costumi che la società vorrebbe imporci per recitare una scena di una commedia scritta da altri.
I miei genitori,mia sorella,tristi del vedermi sempre perso nel mio disadattamento,nella mia incapacità di riuscire a stare in equiibrio su una fune che non è la mia strada,già difficile camminare sulla mia,perlomeno quella che ho scelto.Li amo,sono legati a me,sono io che non sono legato a loro.
Questa è la mia condanna più grande,non ha giudici ne avvocati,solo me stesso,non riesco a legarmi a niente e a nessuno(mio figlio unico),solo un transito di temporaneo possesso,di condivisione di sentimenti,non voglio legami,non voglio catene,non voglio gabbie,non le impongo anche là dove c'è chi lo desidererebbe.Libero.Come il nome che mi è stato dato.Franco.
venerdì 24 ottobre 2008
giovedì 23 ottobre 2008
Vasco Rossi - Stupido Hotel (Videoclip)
Giocava con l'accendino.Nervosamente lo accendeva e soffiando lo spegneva.Eppure era lui che era in anticipo.Cercava di radunare nella sua mente tutti gli impegni della sua prossima giornata.Il livello del rum scendeva vistosamente,come scendeva nel suo stomaco bruciando un pò.Ormai distratto non si accorse che lei era entrata e oramai era prossima al suo tavolo.Un saluto.Un sorriso.Si alzò in un remoto e goffo gesto di cavalleria che non gli apparteneva.
Un altro giro.Un altro rum,stavolta agricolo.Liscio:E un martini bianco.Mentre veloci correvano le loro parole,la fretta di andare,di arrivare alla meta,le faceva uscire come proiettili di mitragliatrice.Il conto.Poi l'auto.Quella di lui.Ora potevano fumare.I finestrini leggermente abbasssati.
Non uno sguardo.Ne una carezza.Il profumo di lei nella sua maglia e gonna corta di lana nera,che riempiva col suo corpo non più giovane,ma ancora dirompente.Lui.Beh lui si era vestito con quello che gli era capitato tra le mani.Un jeans un pò sbiadito,una camicia nera e un giubbottino corto che esaltava le sue spalle.Arrivarono alla loro meta.Scesero dall'auto e insieme varcarono il portone sovrastato dall'insegna di un hotel.Nulla di speciale.Non era la prima volta che vi si recavano.Pulito.Ecco pulito.Perlomeno le camere.Alla reception non facevano troppe domande.Lasciarono i documenti che mai sarebbero stati registrati.Due rampe di scale portavano alla camera.Mentre saliva lei si toglieva la fede dal dito.Un rispetto vano.Un senso di colpa falso.Si sentivano gemiti da chissà quale stanza.Le pareti dell'interno erano segnate.Non vedevano i peli di un pennello da tanto.
Furono dentro.Dentro la camera.Lui si tolse il giubbotto.Lo lanciò su un divano di un tessuto lacero.Lei si sedette sull'unica sedia presente.Di legno marrone laminato.Ancora qualche parola.
Lui prese una lampada sul comodino e la collegò ad una presa vicino alla sedia e al tavolino adiacente su cui la appoggiò.Puntò il raggio di luce verso gli occhi della donna ,che ferma attendeva.Il forte raggio la accecava e sentiva le mani di lui sopra il suo corpo.La sua maglia scomparve lasciandole il torace nudo e il seno sorretto da pizzi neri che presto mollarono la loro presa per dare posto a mani sudate che strizzavano forte.Le dita pizzicavano i capezzoli che turgidi si protendevano in avanti,mentre le sue gambe quasi involontariamente si allargavano per accogliere la gamba di lui che premeva contro il suo sesso.
La donna ora teneva il labbro inferiore tra i denti.Il suo corpo tremava,mentre le sue mani raggiungevano la patta di lui valutando la sua eccitazione.Ora luce era ostacolata dal corpo dell'uomo.Le sue mani riuscirono ad abbassare i jeanse ad afferrare il suo arnese già indurito dalla situazione.Lo accarezzavano.Lo stringevano.Lentamente lo portavano alla sua bocca che ingoiava muovendosi ritmicamente.
Poi lui si scostò e la luce tornò ad accecare la donna.Le fu dietro.La fece chinare tenendole la testa puntata alla lampada tirandola per i capelli con una mano.Mentre con l'altra alzava la gonna scoprendole il sedere.Scostando il filo sottilissimo del suo perizoma e penetrandola affondando colpi furiosi dentro di lei.
La luce negli occhi.Buio di luce.Il piacere che la attanagliava.La sua mente però riusciva a viaggiare lo stesso,sorda agli insulti dell'uomo.Stringeva forte le sue labbra sino a farsele sanguinare.Le sue ombre.I ricordi.Le sue sofferenze.Tutto ora girava nella sua mente al dolore di un cazzo nel culo che la faceva godere della sua umiliazione.Il silenzio continuo delle sue giornate,le voci lontane di chi le parlava,la noiosa routine di madre sempre sola,la stagnante normalità del marito,la piattezza di un elettrocardiogramma di vita.Non gli era mai mancato nulla.Almeno così poteva sembrare.Non gli mancava l'amore,ma nella nebbia la voglia di amare.
mercoledì 22 ottobre 2008
oggi prorio non va
Oggi proprio non va,troppo tardi per raggiungere il mio amato bosco atro.
Il sentirmi accarezzare dall'umidità dell'aria,tra le fronde ingiallite.
Lo sfiorare i tronchi rugosi,fino agraffiarsi,
il godere dell luce lunare che filtra tra i rami,
vedere la mia ombra allungarsi,
i versi smorzati delle civette,
i movimenti celati di qualche animale.
Il rumore della cascatella da me amata,
il cadere nell'acqua in quella fresca buca
dove spesso mi tuffo nudo,
e il mio sangue si gela,
i muscoli si contraggono sotto l'addome,
mi sento rinascere.
Ma il mio bosco è lontano.
Salgo sul letto per sbucare sul tetto.
L'aria è ancora calda in questa notte autunnale.
E' tanto che non parlo delle mie ombre,
dei miei spettri,
che mi seguono ovunque,
forse perchè ultimamente il nostro rapporto è molto cambiato.
Prima le fuggivo,
mi terrorizzavano,
mi perseguitavano.
Ora aggrappate alle mie spalle nude
mi tengono compania.
Certo non sono silenti,
sembrano madri a menare i loro consigli,
invece sono pianti,
lame di coltelli che penetrano la mia pelle,
cicatrici che non riescono a guarire.
E il sangue cola
e loro beffarde lo bevono fino all'ultima goccia,
brindando la loro vittoria,
su me che le lascio fare,
non soppraffatto dal loro volere,
ma non curante della loro sbornia.
Visi che fanno sfilata negli occhi del mio pensiero,
frasi stampate dentro i ricordi,
malinconie che aggrappate alla pelle la tirano,
artigli di fiere che rigano le mie braccia di un vivo rossore.
La mente vaga tra le cicatrici del cuore,
gli occhi guardano quelle del corpo,
ricordo di lame con cui incidevo la mia pelle,
una sfida al dolore,
a quanto potevo sopportare,
non mi giudico,
come non voglio che lo facciano altri.
Gli occhi vagano veloci nelle loro orbite,
il respiro è lento
e ritmato dal tamburo del cuore.
le ccosce nude appoggiate al catrame del tetto,
la brezza che passa tra le mie membra.
Ora una musica dolce guardando la luna,
i miei spettri mi invitano a ballare,
una danza remota,
lacrime nere corrono veloci sulle mie guance,
singhiozzo,
la testa tra le mani,
ora calmo,
respiro profondo,
un ghigno di rabbia.
Grazie ombre,
mi libero solo di pensieri lontani.
martedì 21 ottobre 2008
lasciatemi dannare
There's nothing to keep
This is deep
Because we're animals - with golden rules
Who... who can't be moved by rational views
Black Flag White Minority
Were gonna be a white minority
We wont listen to the majority
Were gonna feel inferiority
Were gonna be white minority
White pride
Youre an american
Im gonna hide
Anywhere I can
Gonna be a white minority
We dont believe theres a possibility
Well you just wait and see
Were gonna be white minority
White pride
Youre an american
White pride
Anywhere I can?
Gonna be a white minority
Theres gonna be large cavity
Within my new territory
Were all gonna die
lunedì 20 ottobre 2008
La statua di cera
Dietro maschere che sfogliano il tuo viso,
nei tuoi sfuggevoli occhi nascosti dal pesante trucco.
sulle tue labbra deformate dalla colla del tuo rossetto,
nella tua scollatura che lascia sgorgare il tuo seno all'ammirazione,
ai tuoi fianchi leggermente velati nei loro movimenti,
alle tue gambe fasciate da calze dal suono argentato,
ai tuoi piedi stretti in sandali dal tacco imperioso,
voglio gettare questo bicchiere di vino rosso,
forse l'ultimo di questa etilica corsa,
per scoprire che sotto quel costume,
inerme alla vista sognante,
rimane la sagoma di una statua di cera,
non da calore,
e non ne riceve nel timore di sciogliersi.
Inutile oggetto,
accendo lo stoppino,
sperando tu sia dinamite.
il com(s)umismo
Bologna la Rossa,che grazie all'incontro di giovane menti dava quell'idea di libertà,di movimento,che tracciava schizzi di vernice su quel perbenismo e fighettismo di ricchezza che la avvolgeva,che veniva fatta tremare da quei sussulti che facevano paura.Di cui ha anche goduto il governo del tempo,facendosi bello delle battaglie di proletari,demagogicamente muovendo un potere falso,raccontando bugie,nascondendo gli accordi con l'aristocrazia,la curia,il potere economico.Sfilare di sindaci di fede,se fede si può chiamare ,comunista,Zangheri,parlamentari comuni,Imbeni..
Poi tutto si racchiudeva nel possesso di una tessera,senza la quale diventava difficile fare qualsiasi cosa.Impossibile avere spazi autogestiti,formare associazioni culturali,trattare con i sindacati.Come un marchio da lager senza il quale eri persio dentro una città,la libera.Fuck Bologna.
Fuck al comunismo,quello non utopico,quello di quel tempo che non era il governo della città a rendere tale,come non lo era quello dello stato,figure ritenute idoli della società comunista,Berlinguer,blaaaaa,puttane,sempre pronte a fare bocca a bocca con il governo italiano.La realtà dell'opposizione erano i movimenti studenteschi,l'autonomia operaia,la voglia di ribaltare che viveva in molti.Eretici,bollati,disadattati,allontanati,cacciati,rinchiusi,perseguiti.Contro lo stato,contro ogni colore.Perchè la lealtà delle promesse di chiunque era inesistente come lo è sempre stato.Venivi schedato,segnalato,perquisito in ogni tua intimità.Bologna 500.000 abitanti 11000 agenti delle forze dell'ordine.
Eppure riusciva a sopravvivere dentro la città una multivarietà di ideali politici di qualsiasi colore,democrazia.Cazzate.Appena alzavi troppo la cresta e diventavi incontrollabile magari usciva un articolo sul giornale,ti trovavi la digos alla porta,ti trovavi in manette per le tue frequentazioni.Terrorista.Questa era la tua macchia,la tua ombra,il tuo esilio da tutto.C'era chi se lo meritava veramente,perchè troppo eccessivo,troppo poco rispettoso della libertà altrui.Ma ogni piccolo soffio veniva bloccato.
Passati questi 20 anni in cui sono riusciti a dividerci ,come una maestra divide due scolari che vicini disturbano,molti si sono persi,molti sono rientrati nei binari,altri continuano a credere che esista ancora un'opposizione,alcuni fanno parte del potere e i pochi,pochissimi che recidivi non vogliono mollare la loro distanza dal mondo imposto sono relegati lontani nella loro solitudine,con ancora tanto da dire,ma senza spettatori.Mischiati nella solitudine di chiunque,nelle continue lamentele di tanti che si perdono dopo il caffè bevuto al bar alla mattina,sfiorando solo con lo sguardo gli occhi del prossimo,per chiudersi dentro le notizie imposte dai giornali,nascondendo la gazzetta che non fa in,persi nei loro uffici dentro chat alla ricerca di una second life,senza ascoltare il pianto del vicino di pianerottolo che cerca un appiglio al suo isolamento.Con gli occhi puntati come fucili verso le notizie guidate sugli extracomunitari,pronti ad esultare per la vittoria della nazionale ai mondiali,dimentichi delle vere vittorie.Come si fa a parlare anche solo di ideali in un mondo sordo,disilluso,pieno di se e di ma,impegnati alla rincorsa della meta di fine mese,disperati nei tracolli di una borsa senza avere investito nulla,guardando un islam che ci hanno demonizzato,solo perchè possiede il petrolio,in indagini senza fine,di serial televisivi,su delitti di cronaca dai misteri irrisolti,al partecipare al sociale come un dovere e non con il cuore,a un Vaticano che finge di annaspare in bisogni manieristici,dominando la politica mondiale col denaro,ad una opposizione che mi dispiace dirlo ma è la vera rovina dell'Italia,persa nelle sue guerre interne di potere,a omicidi di sotterramento di leggi celandole dietro cellule già sepolte da tempo,perchè parlare ancora al vento non fa paura,ma quando riesci a trovare un pubblico che ti ascolta allora ti fanno scomparire.Come è successo ad Antonio russo e Ilaria Alpi,che i servizi segreti italiani hanno eliminato e non i mostri che ci vogliono propinare.
La rabbia che sempre fa parte di me aumenta,rimanendo costante verso il potere,aumentando verso la cecità di sognatori di libertà,che in un credo politico non fanno che aumentare la globalizzazione e la chiusura delle nostre scatole di sardine.
Fabri Fibra-E la pula busso
A quel tempo avevamo stabilito regole,dentro la non regola.
Tutele,minime tutele.Si abitavamo le case occupate.o meglio occupavamo le case.Quegli appartamenti o ville sfitte .
A Bologna,dove il costo di un letto era pari al prezzo di un appartamento in altre città,dove la gente subiva il caro appartamenti per colpa del mercato,dove appartamenti da abitare facevi fatica a trovarli.
Ci si organizzava,il catasto è pubblico.Si andava,si sceglieva l'edificio,sperando che non fosse affittato in nero,sopralluoghi ecc,ecc.Edifici in pieno centro,più facili trovarli sfitti.Di proprietà disignori,più facili allungare i tempi delle denunce .
Ma fatto prologo della situazione passiamo al fatto.
Dicevo si erano imposte delle regole dentro la non regola.Una di queste era quella di tenere alla larga i tossici,non perchè per forza avessimo qualcosa contro di loro,ma portavano problemi,erano un facile appiglio a cui attaccarsi per le forze dell'ordine per velocizzare lo sgombero.
Dunque ognuno era libero di fare ciò che voleva,ma la droga doveva rimanere al di fuori della casa.
Fatto sta che quel giorno,si quel giorno,che non era un giorno qualunque,Mona era in Italia a farmi visita,insomma quel giorno lei ,io e due nostri amici,decidemmo di fare serata.Ossia lo decidemmo io e i nostri amici,Mona non sopportava molto quando esageravo,lei si fumava,beveva,ma mai senza perdere il controllo,io lasciamo perdere,per quanto ce ne fosse era da finire.
Notte,poca gente per la strada,a parte le vie vicino all'Università,la nebbia avvolgeva la città senza riuscire a penetrare tra le sue vie,sotto i portici.
Prima un bar,birra,poi un altro e poi altri ancora,uno degli amici aveva con se due assorbenti,due striscioline di carta con l'immagine di Superman sopra.Calammo anche quelle.Già Mona iniziava a irretirsi lanciandomi sguardi di diniego sapendo la fine della storia.Lei forte,chiusa nelle sue ombre,nei suoi problemi,ma tenace,rabbiosa,nervi saldi,mente lucida.Io le mie ombre le nascondevo dentro le risate di allucinogeni,le affogavo nell'alcol,le annebbiavo con l'hashisc.Più bevevo e più ne avevo voglia,mi piaceva il sapore dell'alcol che scendeva nella gola,che mi inumidiva le labbra seccate dagli allucinogeni e dagli spinelli.Lo stomaco bruciava,quasi a risvegliare per un istante,per poi sprofondarmi nella non coscienza.
Da un certo punto in poi non ricordo più nulla se non il racconto postumo di Mona che traccia nel mio libro di storia un istante non vissuto,o perlomeno vissuto senza senso al di fuori dell'umano.Ridevamo come pazzi,contagiando anche lei sobria nelle stronzate che dicevamo e facevamo in giro per la città,mentre la gente dormiva,magari svegliata dai nostri schiamazzi e discorsi non sense.Non era un viaggio verso un mondo dalla parvenza migliore,ma un uccidere i pensieri,una visione soggettiva di immagini inesistenti realmente.un accentuare la vivacità dei colori,l'annichilimento totale della mente,il trasporto dapprima in un'altra dimensione per poi sopirlo nel cocktail alcol e fumo che diventava alla fine deleterio.
Come bambini Mona ci riaccompagnò a casa.Barcollanti,finchè almeno in me la nausea prese il sopravvento,avevo riempito il boccale del mio corpo troppo e agitato con sostanze non compatibili a essere rette.Vomito,indifferenza totale della propria dignità,lezione non imparata perchè poi riaccadde ancora tante volte.
A casa pare svenimmo totalmente.Io nel letto con Mona gli altri,BOH.
La mattina la porta emanava suoni fastidiosi che rimbombavano nel mio cervello devastandolo,se mai fosse possibile ulteriormente,il sapore agro in bocca,acidità che fuoriusciva da tutti i pori.
Mona mi scuoteva cercando di farmi riprendere.
Qualcuno aprì la porta.Forse in un reback delle allucinazioni,sicuramente con la coscienza sporca,pensai che gli agenti della Digos che entrarono erano là per me,per me e la mia scimmia che era ancora aggrappata alle mie spalle,e mi mordicchiava le orecchie.
Per fortuna spesso è vero che la necessità fa virtù,al che nascosi la scimmia sotto la camicia a quadri neri e rossi e ascoltai beffardamente sveglio ora cosa stavano dicendo a tutti ,gli agenti.Cercavano un ragazzo,accusato di detenzione e spaccio di eroina,uno di noi,per lo meno uno che abitava con noi.Per fortuna la regola sembrava essere rispettata,lui non c'era e dove dormiva non trovarono nulla,neanche nel resto della casa.Ovvio rimase il dubbio che quando c'era magari aveva con se il tutto.Andata la Digos si aprì una discussione,noi,quelli della notte brava,zitti e muti,incapaci di facili moralismi,incoerenti sarebbero stati telammo.Piano piano,mi dileguai in sordina,trascinando Mona con me nel letto.Assorbii anche i suoi You are stupid baby e decisi di mettere la scimmia nell'armadio per un pò lasciandomi cullare dalla dolcezza delle nere ali di Mona.
domenica 19 ottobre 2008
amicizia
che si allargano fino a perdersi.
Del sasso un tonfo,
un risucchio là al fondo.
Diretto,veloce,
sdraiato nel letto.
Cerchi che increspano,
onda lunga di memorie.
Si avvicinano,
si allontanano.
Fin sotto l'orrizzonte,
ma non si perdono mai.
Braccia nell'aria,
che si stringono fino a perdersi.
Unite in quel sasso,
là,fino al fondo.
Affinità crudeli
di destini segnati.
Non mollano la presa,
non dimenticano l'altare.
Si avvicinano,
si allontanano.
Ma non si perdono mai,
orrizzonti lontani
di eterni legami.
nirvana - smells like teen spirit
rapendomi in te nella mia giovinezza,
nella tua,
nella rabbia,
un pestare armonioso di dita su tasti dolenti,
di passati eventi.
Tatuando sul tuo corpo note stonate,
di una vita rubata al totale disprezzo del prossimo,
alla forte reazione,
a una violenza incisa in un FA bemolle che non esiste,
che non ha scuse,
ne fini se non quello di pazzia,
di non perdono,
di impossibile vendetta a chi ti ha dato il dono.
Mentre ancora suonavano nelle mie orecchie,
e ancora mi fanno danzare nel ricordo,
la confessione di un'umana vergogna,
la violenza subita da un topo di fogna,
una rosa stuprata dai suoi petali rosa,
spargeva allora petali neri,
là a Skagen,
ti osservavo avanzare tra i due mari ,
mentre il vento mi recava il tuo pianto,
silenzio,
il suono del mare,
il tuo corpo che illuminava il mio cuore,
una musica atroce insisteva a pestare un tasto nero che non c'è.
Do bemolle minore.
sabato 18 ottobre 2008
Anthrax - Welcome Home (Sanitarium) - Metallica Cover
Leggeri manti spostati dall'aria coprono i miei pensieri,
le mie parole,
come se il tempo fosse passato nel silenzio
e la coltre di polvere si fosse posata sulla mia lingua,
sulle mie dita.
come se mi fossi arreso,
addormentato,
indignato scrollo le palpebre smuovendo l'aria,
ero solo in attesa.
Di una piacevole pioggia che portasse via ogni minuscola particella di amore per questo mondo.
Cala il sipario in questo omicidio d'autore.
venerdì 17 ottobre 2008
Pink Floyd - Goodbye Cruel World/Is There Anybody Out There?
Ci sono muri che impongono lo sfiorare di una strada,
l'aggiramento di ostacoli di comprensioni,
che parlano al mondo gridando la rabbia,
la voglia di essere notati,
l'eternità di una frase d'amore,
il riparo dal vento,
la fine di un percorso.
Muri su cui la gente sfoga le proprie sofferenze,
dove fa volare la propria fantasia,
dove u cane alza la coscia per pisciare e l'umano copia il suo gesto,
dove battere i pugni della propria rabbia,
chi cerca di abbatterlo a picconate,
chi a scavalcarlo senza il permesso,
chi nonostante il rimbalzo continua imperterrito a cercare di penetrarlo.
Muri di cinta,
ma quello che conta,
è il muro trasparente che canta,
innalzato a tutela di chi non conta chi da cinta canta,
Come un canto notturno nel cielo,
il riflesso di un corvo bianco,
che fa impallidire la Luna,
se tendi l'udito lo puoi sentire,
solo aghi di un cuore che sta male
se pensi di essere migliore.