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PECE

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La logica si infrange quando non si ha voglia di staccarsi, quando il bisogno e' quello di rimanere aggrappati

ANOMALIE ARMONICHE

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domenica 16 novembre 2008

Una storia




Hamburg occupazione di un garnde edificio sulla Haven Strasse.anni fa.

Arrivammo da Arus Mona ed io per dare appoggio al prossimo sgombero di un edificio ad Amburgo.Un edificio occupato illegalmente dove non vivevano solo punk o cosiddetti alternativi.Era abitato da famiglie senza tetto,gli scarti della società,coloro che faticavano a potersi permettere un affitto,che faticavano comunque a vivere.
L'aria notturna gelida dell'inverno del Mare del Nord ci accompagnò all'entrata.Porta sbarrata che ci fu aperta per farci entrare come ricercati.
Erano tutti all'ultimo piano in un salone immenso largo quanto la pianta delll'edificio.Freddo,sporco,spoglio.Qualche fuoco acceso che scaldava.Gente che beveva.Chi rideva, chi arrotolava una canna.
Ci accolsero i nostri amici staccandosi dagli altri,mentre qualcuno ridendo tirava la colla impestando l'aria.
Alla mattina sarebbero giunte le forze dell'ordine a sgomberare.Ovvio; opposizione,barricati dentro l'edificio,con cumuli di pietre sotto i finestroni che davano sulla Haven Strasse.Pronti a dare battaglia,a resistere.Saremmo stati una trentina o forse più.
Tra tutta quella gente eccitata,impaurita dal futuro una bambina di 8 anni giocava con la sua bambola,incosciente,nel suo mondo,senza preoccupazioni.
Sembrava abituata alla scena.Mi avvicinai,Mona mi seguì.Cecilie il suo nome bionda quasi rossiccia,con le lentiggini e due occhi grand azzurri che spiccavano su quel viso bianco latte.
La musica assordava rimbalzando in quel nudo spazio rimbombando nelle pareti.
Giocammo con lei tutto il tempo alternando la nostra partecipazione alla preparazione della battaglia.Dolce,ingenua ormai ci seguiva ovunque quasi abbandonata a se stessa.Sua madre e suo padre impensieriti e presi dalla situazione la degnavano di poca attenzione.Decisi di prenderla sulle spalle ,a cavallo mentre gli MDC sputavano la loro musica e più che una futura battaglia sembrava per certi versi un party,per altri solo rabbia,tensione.
La bambina prese sonno cullata da Mona e la madre finalmente la adagiò su un giaciglio di panni ,non la mollammo comunque.
La mattina era gelida,l'aria umida del porto sembrava lacerasse la pelle.
Di sotto piano piano si schierò un esercito di Polizei con scudi, elmetti,sfollagente e megafoni.
La porta tremò al bussare.Cecilie continuava indisturbata a giocare.La perdemmo di vista anche Noi persi nell'attenzione dei fatti.Dai finestroni comparvero striscioni inneggianti l'occupazione e larivolta allo sgombero.Due portavoc scesero mentre tutto freneticamente continuava.Fuoco,alcol,canne,colla.
Ovvio non si era risolto nulla di sotto.Ancora intimazioni a lasciare l'edificio ,risposte con urla,offese,rabbia.
Poi dopo un pò di ore di battaglia verbale il tentativo di forzare l'entrata da parte della Polizei.
Iniziarono a cadere pietre sopra le file sottostanti,quasi al ritmo di quella musica assordante che esaltava la rabbia.
La Polizie si ritirò all'altro lato della strada.Ancora megafono,ora urla vittoriose alla palesemente facile resa.
La giornata scorreva,Mona aveva ritrovato Cecilie ed era con noi ,lontano dai finestroni assediati anche dai suoi genitori,che sprecavano urla e pietre.
Poi la paura,l'assetto della Polizei era cambiato,erano aumentati.I lacrimogeni erano pronti mentre il sole se ne andava a dormire,Ultimo tentativo di convincimento dal basso.Risate di rabbia,di sfida.Cecilie sentiva ora il nervosismo e si era aggrappata a me .La tenevo stretta .La sua manina nella mia e cercavo di sorriderle.Dovevo sembrare scemo perchè rideva guardandomi.La sua bocca rideva i suoi occhio no.
Era sera ormai.Si staccarono tutti velocemte dai finestroni.
Il primo lacrimogeno entrò rimbalzando ,guardai Cecilie,poi Mona un'intesa istantanea.Raggiungemmo le scale tutti e tre e non scendemmo ma salimmo fino alla terrazza sopra l'edificio all'aperto.Ora cecilie aveva paura.Tremava,Zitta attaccata a me tra le mie braccia protrettrici e Mona con noi.
Di sotto si sentivano grida,botte,tonfi,il megafono che strideva voci.
Poi il silenzio.E ancora qualche disparato urlo,quasi un'opposizione.
L'alba ci colse sul tetto sentimmo aprire la porta ferrata ,unica via per raggiungerlo.
Comparvero poliziotti.Strapparono Cecilie dalle mie braccia,lei piangeva.Allungava le sue manine verso di me.Io la guardavo,la vedevo allontanarsi.
Quello che accadde aNoi lasciamo perdere,ma non la rividi più.Chiesi di lei,ma non ebbi risposta.


Al suo ricordo ho ancora nei miei occhi i suoi,la sua manina calda,il suo abbraccio.Ora ha quasi 30 anni,chissà dov'è?Cosa fa?se ha potuto passare la sua infanzia con i suoi genitori?No loro non devono seguire per forza le nostre battaglie,difficile giudicare e non voglio.In cuor mio spero che le sue ali librino bene l'aria,che sia riuscita ad essere bambina.

4 commenti:

  1. Se la violenza genera violenza, come mai l'amore incondizionato dei bambini non genera altro amore, ma viene solo soffocato dagli adulti?

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  2. perchè in molti casi spesso ci si dimentica che un figlio è al primo posto,davanti atutto,che tu sei la sua sicurezza,la sua guida,il suo confronto col mondo degli adulti.Io l'ho sempre detto ed è vero che non scendo a compromessi neanche per mio figlio,ma mai farei vivere a lui una situazione così estrema e pericolosa,e comunque sarei più impegnato a proteggerlo che a lanciare la mia rabbia verso il mondo.

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  3. Perchè in molti casi ci si dimentica che un figlio è al primo posto.
    Lo si ricorda quando questo si perde per un'idea che poteva valere per noi, ma non per lui.
    Lo si ricorda quando non si può più avere vicino, quando non lo si può abbracciare, quando la vita a volte ce lo toglie.
    E allora pensiamo a quanti momenti persi avremmo potuto recuperare, ora che non c'è più.

    Tutto ha un prezzo, quando lo si perde.

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Ehi,tu che ti senti colpito da quello che scrivo,tu che a volte ti senti il bersaglio delle mie lame...
sappi che la cosa mi fa molto piacere