La rabbia sale,
la sento nella mia pelle,
la vedo nel mio specchio.
la ascolto tra la gente.
Le luci quest'anno sono spente,
anche il sole non emana quel bagliore accecante.
Si sforzano sorrisi,
si fatica pure a raccontarsi:"va tutto bene."
Mi sento incatenato,
la stretta strada su cui cammino è cosparsa da petali neri,
come schegge di vetro taglienti.
Nell'attesa del tonfo,
dell' impatto col duro asfalto,
di cui in questa giornata di pioggia
annuso quasi divertito l'odore.
Un profumo amaro,
che lascia nella gola l'infiammazione
di artigli che scavano nella trachea,
sino a farla sanguinare.
I muscoli dolenti,
spossati dalla continua tensione,
ritrovano solo nell'inesistente riposo,
crampi che tendono il dolore sino allo stomaco.
Il sudore della sfida
alza vapore come nebbia,
scosso solo dal respiro affaticato,
le cicatrici orlate dal sangue raffermo,
pronto a scorrere nuovamente.
Lividi accesi,
di un viola funereo
spiccano sulla mia pelle,
a ricordarmi dei colpi giunti a segno
che mi han fatto barcollare.
Sputo siero
acido e rosso dalla mia bocca,
uno scroscio di gelida acqua mi riporta alla vita,
giro il capo sui muscoli del collo.
Gong.
Ultimo round.
Molto suggestiva questa tua poesia.
RispondiEliminaLe luci non spente solo quest'anno, ma anche per gli anni a venire, per le anime come le nostre. A volte c'è qualche illusione di un raggio, ma il tempo che trascorre è fulmineo.
buon giovedì
RispondiEliminaSu col morale,poco poco...
RispondiEliminaScrivi molto bene.
non molte parole...solo mi piace molto...mi piace le immagini che scaturisce nel mio cervello matto...
RispondiElimina:-)
ok...ora vado..Ciauu
e il crogiolar m'è dolce in questa rabbia...
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