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PECE

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La logica si infrange quando non si ha voglia di staccarsi, quando il bisogno e' quello di rimanere aggrappati

ANOMALIE ARMONICHE

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venerdì 25 settembre 2009

Atto III


Ora attendo la fine della farsa,
da dietro le quinte,
mentre il me stesso recita la sua parte sul palcoscenico,
davanti ad un pubblico allibito.
Non è l'incanto di Oren
che li stringe sospesi nella curiosità dello sviluppo degli eventi.
E' la perplessità di non vedermi crollare.
E' il peso dell'ombra nel buio della notte,
che continuano a vedere vagare come uno spirito.
E' la destabilizzazione del contorno delle labbra tirato a sorriso,
il non riuscirmi a penetrare.



L'incomprensione delle lame affondate nel cuore,
che non mi distruggono e la punta del pugnale
che esce dalla schiena sulle scapole che non trancia le ali.
E' il saper restare,il saper andare,il ritornare.
Il pubblico si alza e sciala,
convinto che la rappresentazione sia finita,
convinto di non averci capito nulla.
Di non aver trovato un inizio,di aver cercato invano una coda,
di avermi visto sparire davanti ai loro occhi
e camminare passi su di un' altra fune dell'equilibrio,
che non li apparteneva,
che non conoscevano,
che non capiranno mai.
Eppure hanno seguito il filo del discorso,
da giudici supremi hanno cercato di lanciare occhiate dove pensavano fosse ovvio tutto.

Non hanno osservato che dove si spezza la linea d'ombra non c'era la luce.Perchè pochi ne fanno parte.Hanno osservato dalle serrature delle porte i racconti,ma non comprendono il resto,ciò che resta.
CHI AMA RESTA.
Negli errori,negli sbagli,nell'orrore non condiviso,
nella severità di un padre,
nella presunzione di un figlio,
nella fragilità di un uomo.

Non sentono la sua voce che mi chiama
e mi dice di restare,
che lei può aspettare sotto la cascata,
non sentono il tremare della tomba di nonna che rutta la sua rabbia verso il mondo o qualsiasi cosa che cerca di ferirmi,
non vedono i miei denti che cadono quando sogno,
quando lo faccio non dormendo.
Sarebbe bello poter allungare una mano nello schermo ovattato dell'altra dimensione e scegliere il mistero che lascia la speranza.
Ma sperare è futuro.
Io non credo nel futuro e così si riflette nelle mie lacrime ciò che vedo,
che rimane sulla punta della lingua per essere ingoiato.
Che esce solo con chi so che può capire,a cui non ho bisogno di chiedere
comprensione,che non mi compatisce.
E distribuisco forza a tutti appoggiando il mio dito sul mio naso da pagliaccio,
lasciando che i pensieri vibrino la mia mente in un tormento solitario,
goffeggiando e inciampando nel contrario.
Inusuale io,inusuale non esserlo per me.
Così ti costruisci il tuo eremo da solo,
assorbendo ogni dolore e cercando di trasmetterne la minima parte.
Dentro la tua corazza,alla superfice dei tuoi muscoli tesi,alle taglienti parole nel ghigno della rabbia.

Ti isoli sull'isola di desolata assoluzione
e il mare che divide me dal pubblico
non è navigabile,
quanto quello che divide me da dietro le quinte a me stesso sul palco.
Siamo la stessa persona,
per questo ci amiamo e ci odiamo.




Ehi
Io sono la tua vita
Io sono quello che ti porta lì
Ehi
Io sono la tua vita
Io sono quello a cui importa
Loro
Loro tradiscono
Io sono il tuo unico vero amico
Loro
Loro tradiranno
Io sarò sempre qui

Io sono il tuo sogno, ti concretizzo
Io sono i tuoi occhi quando devi rubare
Io sono il tuo dolore quando non puoi sentire
Triste ma vero

Io sono il tuo sogno, mente sviata
Io sono i tuoi occhi quando sei via
Io sono il tuo dolore quando espii
Sai che è triste ma vero

Tu
Tu sei la mia maschera
Tu sei la mia copertura, il mio rifugio
Tu
Tu sei la mia maschera
Tu sei quello che viene svergognato

Fà il mio lavoro
Fà il mio sporco lavoro, capro espiatorio

Fa le mie azioni
Per te che sei quello che verrà biasimato

Io sono il tuo sogno, ti concretizzo
Io sono i tuoi occhi quando devi rubare
Io sono il tuo dolore quando non puoi sentire
Triste ma vero

Io sono il tuo sogno, mente sviata
Io sono i tuoi occhi quando sei via
Io sono il tuo dolore quando espii
Sai che è triste ma vero

Odio
Io sono il tuo odio
Io sono il tuo odio quando vuoi amore
Paga
Paga il prezzo
Paga, perché niente è gratis

Ehi
Io sono la tua vita
Io sono quello che ti ha portato qui
Ehi
Io sono la tua vita
E non mi importa più

Io sono il tuo sogno, ti concretizzo
Io sono i tuoi occhi quando devi rubare
Io sono il tuo dolore quando non puoi sentire
Triste ma vero

Io sono il tuo sogno che rivela le menzogne
Io sono il tuo alibi ragionato
Io sono dentro apri gli occhi
Io sono te

Triste ma vero

5 commenti:

  1. Oren gl'altri non vedono,non sentono ciò che abbiamo dentro di noi...sono solo telespettatori che guardano...giudicano ciò che voglio vedere(APPARENZE)la verità è dentro di noi,ci appartiene.Ti abbraccio fortissimo...ogni tuo post,sei una scoperta continua...Dolce giornata.

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  2. Già chi AMA RIMANE...
    dura da accettare...soprattutto quando tu avresti fatto di tutto per restare...
    Ma non è vita camminare illudendosi di poter riprendere un giorno...sarebbe bello poter credere che un giorno starai meglio che prima oltre che d'ora...
    Un abbraccio fratello, preferisco essere odiata piuttosto che compatita per questo scelgo con chi condividere la mia fragilità :)

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  3. Molto di quello che mostriamo di noi non è in realtà che una maschera... perchè ci fa paura esporre le nostre fragilità al giusdizio altrui...

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  4. Buon pomeriggio nerì.
    Difficile post di stomaco questo, non credo di sbagliarmi di molto.
    Sai cosa mi ricorda? gli alchimisti, mi pare fossero loro no?...quelli che usavano scritti fatti di percorsi collegamenti e metafore per esprimere i loro pensieri, il presente o il futuro.
    Torno ora da ore di camminate fra i campi faccio un po' fatica a riordinare le parole in un discorso logico abbi pazienza.

    Non commento il contenuto di ciò che scrivi, ormai questa è la consuetudine quando leggo qualcosa di troppo personale e profondo, lo sai.

    Ti dedico come omaggio un pensiero di ciò che ho visto in questi giorni:
    la campagna bolognese, quella ancora genuina, di case con le porte aperte "porta averta beda ed cà", di maceri dove cantano le rane e si posano gli aironi bianchi, addirittura di gabbiani che rincorrono i trattori, di cingolati vecchi di 50 anni che ancora vanno scoppiettanti, di terra grigia e sabbiosa che non ha il fascino delle crete romagnole o delle scure terre di montagna, ma che è quella che vediamo da quando siamo nati, piatta, lunga all'orizzonte e silenziosa, abbracciata dagli olmi e dagli alberi da frutto, dalle vigne con le rose selvatiche....delle signore con il fazzoletto legato in testa, con i capelli raccolti a treccia sulla nuca e al grimbel liso a fiorellini....

    Sta in forma Nerì mi raccomando.

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  5. Mio caro Nero, dopo qualche giorno di assenza, ritorno felice a perdermi tra le tue parole.
    Vorrei essere in quel teatro, dietro le quinte con te mentre guardi te stesso che recita, forse perché anch'io ho guardato troppe volte me stessa recitare, e altrettante troppe volte una parte che non le si confaceva.
    Magari guardare noi stessi in due ci addolorerebbe meno...

    Sogni d'oro, Poeta.
    Ti abbraccio forte!

    RispondiElimina

Ehi,tu che ti senti colpito da quello che scrivo,tu che a volte ti senti il bersaglio delle mie lame...
sappi che la cosa mi fa molto piacere