Non vedo perchè migliorare , quando adoro peggiorare.
PECE
La logica si infrange quando non si ha voglia di staccarsi, quando il bisogno e' quello di rimanere aggrappati
ANOMALIE ARMONICHE
SE lO RITIRNI NECESSARIO SONO, MMMMM, SIAMO ANCHE QUI
giovedì 28 aprile 2011
Il marchio cola fili rossi di legami liberi di fondersi o di staccarsi e adesso brucia di Noi ed è bello vederlo danzare nella notte, in un silenzio intimo, che esclude ogni suono, che non faccia parte del sangue, che ci unisce.
Non intendo cancellare me stesso e in punta di piedi non cammino neanche sull'anima che amo.
mercoledì 27 aprile 2011
Non capisco perchè continuo a sentire il tuo brusio di rabbia lontano.
Anche se comprendo che ti dia fastidio,sentirmi muovere nei tuoi gironi e sapere che
è sordo e su questo palco lo sfondo è un enorme specchio,alla cui cornice vi è aggrappata e allunga nell'aria le schegge del legno.
Mi siedo sulla sedia con le spalle girate alla platea e mi piace vedere animate quelle poltrone,osservare quei visi che quando sono diretti al tuo sguardo scopri ora completamente differenti.
E ora che è silenzio d'attesa,che tutto è fermo,l'assito del palco comincia a cigolare.
Tutti coinvolti.
Nessuno escluso.
Non mi sottraggo alla verità,guido la fila.
L'odore di zolfo dei miei armadi riempie l'aria,mentre la parola coerenza continua a battermi in testa,continua ad avere la mia voce,tante voci.
Si distende nel mio tutto,si distende nel mio niente,
si avvolge nel mio "sono",stride nel mio "vorrei essere",risata irriverente che strappa le tele dello scenario sul "devo essere così".
Immagini,parole,pensieri,modi di agire e il pensiero fisso sul mio istinto, che comanda,che dirige,quello che è veramente il "me stesso",unico sovrano della mia persona,quella che non veste maschere,anche se non pesanti e illusorie per forza,la mia purezza.
Passo un dito sul mio tutto e scopro gli strati di coerenza che mi separano dal mio niente e il fragore copre il silenzio,suoni che non hanno senso,stridere di verità che ci imponiamo,per cui lottiamo,in cui crediamo e soprattutto che mostriamo.
E scopriamo così allo specchio il nostro personaggio,quello che ha la nostra forma,i nostri lineamenti,il nostro modo di parlare,di pensare,di vivere,quello che ci costringiamo a mantenere,per avere un filo logico,coercendo il nostro pensiero,il nostro istinto soprattutto.
Già essere su questo palco ,quando in realtà guardo con circospezione gli esibizionisti,ne è un banale esempio,potrei tranquillamente specchiarmi da solo.
Ho conosciuto coerenza che sfugge all'amore,per mantenere un personaggio il cui istinto a slanciarsi si blocca nel voler mantenere il proprio voler essere.
Il seguire una linea in difesa di tutto,per poi bloccarsi quando il tutto diventa il proprio e prevale l'istinto di sopravvivenza,di egoismo,di ambizione,di semplice noia ,scoprendo di non conoscere ciò in cui si credeva.
E come uno scettro di comando,come un bastone pastorale,si ostenta il sono coerente,almeno il provarci a esserlo.
Non conosco coerenza assoluta.
Si spoglia davanti al "mio essere sempre me stesso",
quando si impone al proprio istinto la necessità di mantenere il proprio personaggio,sopendo ciò che la spontaneità desidera.
Mi piace da questo specchio, vedermi così.
Totalmente imperfetto e il mio ghigno si riflette sulla bile vomitata su tante poltrone dietro di me.
Il dolore continua ad essere un forte richiamo,come una calamita,che non mi attrae,ma mi accoglie.
E ritornò sui suoi passi dopo tanto tempo,mentre nel suo inferno sfilavano cartoline della sua città.
La malinconia si aggrappava alla sua anima e il richiamo era forte.
Decise di risalire,lungo quelle scale che aveva scelto,
ogni immagine, che guardava, si perdeva nei particolari,nei minuziosi ricordi delle strade,dei mattoni,
voci,
risate,
il vento che sfiorava la vita,la dignità di essere storia della sua città,i volti conosciuti,quelli andati e anche quelli sempre evitati.
Aggrappava le sue unghie alla sua anima,nel rimorso di non esserci stato quando doveva esserci,ma il peggio era passato,le cartoline che riceveva ne eran la prova e ora poteva finalmente tornare nella sua casa.
Immaginava già il suono dello scatto della serratura nella porta di casa,il peso dei mattoni sui sacrifici,
l'aprire gli scuri per lasciare che la luce entrasse e si stendesse davanti a se l'immagine della città, che amava.Panorama che poteva ancora tracciare con un dito nell'aria,seguendo i tetti delle case,i contorni delle montagne sullo sfondo, le nuvole che galleggiavano nel cielo e il fumo dei camini che tracciava la vita.
La prima cosa, che lo colpì quando arrivò,fu il silenzio,che silenzio non era e come una lama lo penetrò.
Respirava il dolore nell'aria e in un attimo ripassò di nuovo ogni ricordo e le immagini delle cartoline bruciavano lentamente ,mentre si scioglievano nell'aria.
Lo spettro della sua città si prospettava alla sua vista e il respiro sfumava nella consapevolezza, che ora era solo un ricordo e ogni passo lacerava l'anima,che veniva pressata dalla menzogna delle immagini che aveva ricevuto.
Anno zero,un orizzonte da cui ripartire,da cui rinascere,nel quale ti dovrebbe essere data la possibilità di poterlo fare,che non sia gestito dalla demagogia dei potenti,dagli interessi della "fede",dalla povertà dell'interesse soggettivo,dalla mancanza di dignità umana degli avvoltoi.
E' toccato alla sua città,può accadere a qualunque.
Il silenzio porta con se la verità, che si perde tra le voci sguaiate di un congresso di puttane.