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PECE

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La logica si infrange quando non si ha voglia di staccarsi, quando il bisogno e' quello di rimanere aggrappati

ANOMALIE ARMONICHE

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lunedì 15 novembre 2010

Niente trucco, per me,
Via le luci, stasera…
Che ha guardarti, negli occhi,
Sia la faccia, mia vera!
Niente trucco, per me,
Perché tu, creda, ancora…
Che quest’uomo, sia un uomo…
Non la tua bestia rara!


Un ulteriore sguardo alle porte,per verificare ancora meticolosamente che siano serrate.
(Che cosa ho poi io di meticoloso, che ho sempre calpestato senza badare bene a chi mi stava sotto?)
Il teatro è un non teatro oggi anche se si terrà la rappresentazione.

Nessuna musica.
Nessuna luce.
Silenzio.
Per sentire se il calzare dei passi del pensiero,
possano infrangersi sull'assito del palco e farlo scricchiolare,
come era solito fare ,
davanti a bocche aperte,sbalordite e compiaciute senza saperne il perchè.
I drappi sui loggioni si perdono nel buio della sala,
immobili,
come se il tempo si fosse fermato,
per lasciare spazio a questa rappresentazione in maschera.
Goffo tentativo da guitto,
incapace di vestire questo ruolo,
lavorando su un copione,
quando improvvisare è sempre stata mia prerogativa.

Ma stasera avremo un monologo,
sia dall'attore che dal pubblico.
Un unica persona che veste due ruoli,
quello dell'oratore e quello dell'ascoltatore del silenzio.

Come un mangiatore di spade lascio scendere una lama all'interno di me stesso,
fino al fondo,
dove non servono chiavi.

Oltre l'inferno.

Là dove posso giungere solo io,
perchè la mia essenza la posso condividere,
ma rimane sempre mia
e quando si perde la cognizione di averla,
rimbalzano sulla pelle le parole di chi ti ricorda come eri
e fa male pensare che è come sei,
eppure non riesci a rivederti.
Scendo sul filo della lama attraverso me stesso,
scrollando da me il sangue che stilla al taglio del passaggio,
su specchi che non riflettono nulla,
neppure le ombre silenti e rabbiose.
E da dietro la porta sul muro sento le risate lontane di scherno di chi ha atteso questo momento
Impossibile riflettere la non realtà in cui ho voluto immergermi,
perdendo la cognizione di essere,
eppure sono.
Tenendo premuto Oren sul fondo perchè non esca,
chiuso nel bosco che mi manca ,
sospeso sul suono del canto di un grillo,
sbiadendo i colori del mio arcobaleno,
inseguendo vaghi bagliori che riflettono il buio.




Nero, non è Nero_Catrame
è l'assenza di colore,
del brio che mi ha sempre animato,
del passo sicuro su lame taglienti,
del coraggio di guardarle,
del sorriso irriverente di quando tagliano.
Non posso tendermi una mano per recuperarmi.
Mi sto andando a prendere per ritrovarmi.