In quegli attimi in cui il tempo scorre più lento, il brusio quasi fastidia il silenzio. Ci si muove come automi , telecomandati dal proprio dovere e ci si immerge in immagini in bianco nero che vengono colorate dai pensieri, che ci estraniano dall'intorno, come se lo scandire del tempo risuonasse l'eco di un sasso gettato nell'acqua e ne seguisse il percorso sopendendo il respiro nei cerchi che si formano sulla superficie, mentre il sasso penetra l'acqua nella sua discesa.
Ci si pone domande a risposte, che creano pensieri parlanti,a volte imbarazzo, come scorrere le lettere di un racconto con gli occhi, di cui non si conosce il finale, ma che riempie le pagine bianche con la consapevolezza del fluire del volere.
E tra gli spruzzi , quei cerchi sulla superficie del fiume si fanno sempre più ristretti , anche se nello stesso tempo si allargano,tenendo distante ciò che ci circonda e non va bene, ciò che non importa, ciò che vuole punire per essere Noi stessi.
Cosicchè quelle rive, che in primo momento sembravano distanti si restringono e scoprono che hanno bisogno una dell'altra per fare scorrere quel fiume.
Argini alti a cui ci si aggrappa per sentire l'armonia del suono dell'acqua correre, proteggendo quel cerchio, quasi come se si potesse mettere in un barattolo quel tratto di fiume in cui si sono formati i cerchi.
Argini che creano serenità , su cui la comprensione diventa necessità e fluisce come la tranquillità di un fiume, anche se in piena.
E tutto questo perchè siamo due argini sulla stessa sponda.