O-Da bambino sognavo di fare l'astronauta.N-Bambino?Tu bambino?
O-Si noi bambini o meglio noi bambino.Ascolta e taci.
Da bambino sognavo di fare l'astronauta,
la curiosità verso l'ignoto,il viaggio nello spazio,
quella che sembrava la realtà più vicina alla fantascienza.
Il galleggiare nel tempo senza gravità.
Il volare senza l'uso di ali che andava quindi oltre il sogno del librarsi nell'aria sulle onde del vento.
Il potersi girare all'indietro e poter vedere il mondo piccolo ai tuoi piedi,
lontano.
Quel mondo che ancora nulla mi aveva fatto e soprattutto nulla avevo fatto io a lui.
Crescendo, non era io che mi allontanavo da quei mondi onirici e fantastici che la fantasia creava,ma il definirsi della realtà,dello scoprire ciò che rimaneva saldo a terra legato dalle leggi della gravità,dello stupore dell'accadere degli eventi ,fossero questi piaceri o meno.
Il viaggio era durato poco,
si era fermato sulla luna scoprendo quella parte oscura che celava la vista all'osservatore terrestre,che fuggiva i raggi solari,
dove ciò che si muoveva riusciva a creare uno stupore vero,
puro che scendeva nella sensibilità accendendo richiami.
In realtà il viaggio di questo sogno non era mai partito,se non con i colori intessuti nell'immaginazione ,mentre i piedi rimasero ancorati a terra,lasciandola per salire come su di una ruvida parete perpendicolare,senza fune,senza rete,senza alcun riparo alle cadute.
Lasciare la terra alle spalle dava il senso di nausea più profondo, che ne restarci e troppe stelle apparivano luminescenti lungo la strada,stelle lontane di cui non si conosceva la sicura esistenza nel momento.
Bagliori di un passato lontano.
Ripercorrendo all'indietro col pensiero la scalata di quella parete, passo con la lingua su quegli speroni appuntiti,su quelle sporgenze, dove spiccare il volo verso l'ignoto,verso lo sconsiderato,verso quell'orizzonte vicino che è il presente,mi rendo conto di quanto diventi proprio, l'improvvisare ogni istante e dargli la meraviglia di una scoperta continua,in ogni gesto,in ogni respiro,in ogni riflesso di uno sguardo.Non mi sono lasciato opprimere e tarpare da un bisogno continuo di sicurezza, suffragato senzaltro dalla mia superbia,dalla consapevolezza di ciò che stavo facendo,fosse un gesto virtuoso o un delitto compiuto nella piena facoltà delle proprie intenzioni.
Certo,tuttora parti del mio passato vengono censurate da un "bip",che svelo solo a pochi,che lascio intendere ai più avvolgendole di quel mistero che lascia libero spazio alle conclusioni che ciascuno, se vuole, può dedurre.
Non sono fatto per fuggire. Non sono fatto per nascondermi.
Il vento mi accompagna,
lasciando dietro di me il silenzio.
Quel vento che ha accarezzato l'acqua al buio e se ne è innamorato,
che è riuscito a dare voce al silenzio che aveva alle spalle,
per affiancare ciò che ha preteso e che continua pretendere.
Quel vento che spinge,
che avvolge.
Vidi Qualcosa
Dopo che la tempesta passò
Mi chiedevo quanto a lungo
Lo squarcio nelle nuvole durasse
Vidi qualcosa nei tuoi occhi ne sono certo
E tesoro lo vidi
Qualcosa nei tuoi occhi
Lo volevo per me stesso
Mi siedo e aspetto e fisso
Desidero ancora un intervento divino
Per sollevarmi dalla mia sedia
Vidi qualcosa nei tuoi occhi ne sono certo
E tesoro lo vidi
Qualcosa nei tuoi occhi
Vidi qualcosa nei tuoi occhi ne sono certo
E tesoro lo vidi
C’era qualcosa nei tuoi occhi
Lo volevo per me stesso
Tu ed io siamo arrivati così lontano
Siamo giunti oltre la stella più lontana
Il tempo e il tempo e il tempo ancora
Ti voglio indietro
Eri mia amica
Non possiamo fare finta
Vidi qualcosa nei tuoi occhi ne sono certo
E tesoro lo vidi
C’era qualcosa nei tuoi occhi
Lo volevo per me stesso
Non mi sono seduto,
calco solo i passi
per rimarcare
che sogno
ad occhi aperti