Ci siamo lasciati con un abbraccio stamane,anche le altre volte,ma quello di oggi aveva un sapore differente.I suoi occhi avevano una luce differente.Ma siamo riusciti lo stesso a lasciarci con un sorriso,anche se amaro.
Lasciata la mia amica,i colori ed i profumi di quel parco che mi vedeva giocare da bambino,mi sono addentrato nelle strade della mia città.Ha sempre un'aria così famigliare,malinconica,ma mantiene l'odore di casa.
Forse perchè l'ho dovuta abbandonare e non avrei voluto.
Là era la mia vita,tutto ciò che rappresentava,gli amici,
le strade,il sentore del movimento,i segni delle mie ginocchia sull'asfalto.Eppure ho dovuto scegliere,allontanarmi perchè avevo viziato l'aria che respiravo,perchè la luce chissà dove mi avrebbe condotto,perchè era meglio
rimanere nell'ombra e disegnare la propria sotto gli archi dei portici
nei ricordi.
Non è stato facile staccarmi da quell'asfalto,da quel catrame che ho ricercato spesso la notte,allora furtivo,in piccoli passaggi momentanei,
come uno spettro che appare e poi appena ti giri è scomparso.
E ogni cosa mi ha seguito nel tempo,tutto ciò che era dentro di me
e si sono chiuse porte se ne sono aperte altre altrove,ma i piedi sul ciotolato delle strade camminano come se calpestassero le orme lasciate nel tempo,limano i calli ammorbiditi dal suo scorrere e specchiandoti davanti alle vetrine dei negozi,scopri che l'immagine che cerchi è quella di allora,mentre la realtà specchia quella attuale.
Senti ancora lo sferragliare del tram di quando eri bambino.
Innocente.
Ti ritrovi orgoglioso di essere al centro della tua città,che tanto ti ha dato,che tanto si è presa.
E ogni angolo è un ricordo che sale verso l'alto arrampicandosi sui muri,strisciando tra le fughe dei mattoni e ti chiedi se quello che stai vedendo ora è solo una maschera,una mano di vernice data sopra quello che non cambia.
Eppure era viva.
Tanti lo erano.
Tutti.
E chi non viveva in prima linea,godeva di chi lo faceva e c'era una sorta di fratellanza che univa i simili,si credeva in qualcosa che ti aiutava ad andare avanti,ad aver la forza di reagire,certo ghettizzandoti,facendoti additare come "guarda quello",ma avevi il sentore di essere contro e lo spiraglio di riuscirci.
Un bar che ora si chiama in maniera differente,lo sbalzo di un marciapiede,uno scorcio tra le arcate di un palazzo,tutte fotografie che rivivono in te e con loro le azioni,le sensazioni,i visi,le parole.
In effetti non li hai mai abbandonati.
Te li sei sempre portati dietro ovunque.
Due gradini,un arco,una sbarra di metallo che unisce le colonne,un portone e l'immagine di Mona davanti a me,quasi sorridente.Quando era qua dormivamo lassù.Nella camera degli ospiti.
Le mura hanno ancora il suono delle risate,delle discussioni,delle cazzate,della sua voce ne portan l'odore.
Le gambe non reggono,mi devo appoggiare alla colonna dell'androne.
Vorrei salire per ricordare ancora,entrare come facemmo una volta,per me che posso entrare dove voglio.
Ma mi farei solo più male,tanto non ho più la possibilità di trovare il fondo del mio andare,una solenne ragione rimane nel mio cuore.
E' ora di tornare.
Lascio partire il mio presente,
la mia anima rimane appoggiata
su questo nero catrame.
... passeranno anche i sorrisi amari, tornerà la luce negli occhi ... Quanto amo questa città, intrisa di ricordi che muta e rimane uguale per chi torna a sentirla !
RispondiEliminaUn abbraccio ... più sereno
L'odore di casa....
RispondiEliminaCaro Oren...
sento sempre ciò che scrivi...
e rifletto.
L'odore di casa e dei ricordi devasta sempre..tuttavia...non possiamo fare altro che o assaporare o fuggire...
Io continuo a fuggire...
sto meglio quando lo faccio...
Ti abbraccio!
E' inconfondibilmente Bologna...
RispondiEliminaLa mia città acquisita.
Vita, esperienze e sentire che lasciano un'impronta indelebile.
Io ringrazio quei portici, la vivacità malinconica e l'incalzare dei tempi li vissuti.
Indubbiamente sono stata seguita anche io.Mi chiedo se sia quella città o qualunque città vissuta come "casa propria" a fare tale effetto.
A presto!
Ti ritrovo, ma mai ti avevo perso in realtà sempre più vivo, nonostante quello che hai scritto.
RispondiEliminaSolo chi è vivo, riesce a tramettere, soffrire e tanto tanto altro.
Luoghi, radici, malinconia...in realtà non so sento forte l'appartenenza alla mia terra ma non mi ci sono mai sentita a casa...
RispondiEliminaSolo quando misi il mio primo piede in terra spagnola ho sentito di essere arrivata a casa...ma vivo dove sono nata...dal quale non avrei mai pensato e ripeto mai, di aver voglia di lasciare...
Un abbraccio nero... :)
Caro Nero, invidio l'attaccamento che hai per la tua città...anche se l'abbandoni, sai che se ne avrai bisogno ci potrai tornare e lei sarà lì, ad accoglierti con il suo profumo familiare. Ti invidio perché nella vita ho girato molto, e non sono mai riuscita a sentirmi a casa in nessun posto. Ma il mio non è il vagare di una giramondo che conosce altre realtà, altri modi di vivere...no, è quello di una nomade che deve scappare dalla sua vita. A quattro anni fuggire con la mamma dal posto che ci ricordava un padre e un marito violenti e inadeguati. A quindici, fuggire da un paese che ci ha emarginati come se avessimo la peste. A ventisei, lasciare una casa piena di cattiveria e rancore. Non mi sento a casa in nessun posto...tranne forse nella realtà virtuale, dove esistono luoghi più sicuri, e persone più vere di quelle che mi stanno intorno.
RispondiEliminaSpero che non smetterai mai di essere come sei...Nero Poeta Malinconico. Così saprò che almeno in te potrò ritrovare qualcosa che riconosco, e smettere per un attimo di sentirmi cittadina di Nessunposto.
anche a me le città fanno questo effetto.. umano.
RispondiEliminapost molto bello!