Su questo usurato assito, questa notte non si celebrerà una tragedia,non si parlerà di eroi, non si ricorderà di ciò che ,chi può ricordare ricorda,non si dipingerà l'immagine sepolcrale perfetta di una persona, come troppo spesso si fa in queste occasioni.
Non saranno accettate lacrime,sospiri, falsi sorrisi,scuse frivole, scuse quasi credibili.
Il suono del martello che batte la sua sentenza riecheggia tra le pareti dell'nferno, il mio.
Sarà l'unico suono ammesso,l'unico canto che copre il crepitare dei becchi degli usignoli,il folle galloppare di minuscole zampette di formiche lungo le fibre di una corda ormai sciolta, il canto dei grilli, il raschiante suono del respiro.
Tutto questo prologo, per parlare di un epilogo.
Nero è morto.
Si potrebbe dire che l'ho ucciso, però non l'ho ammazzato.
Con lui se ne vanno la dolcezza,la ponderanza,i colori,piume di ali inutili,i pennelli romantici,la brezza,il mare calmo.
Gli specchi si sono frantumati, hanno lasciato scie di polvere sul catrame che ora bolle,lasciando un acre odore all'esplodere dei suoi globi gonfiati dall'assurdo,nell'invano pendere di corde,
come vele stracciate, protese ad un viaggio senza ritorno,nell'oblio dell'ozio,nel riflesso contorto dell'acciaio della verità su lame di ossidiana.
Ho staccato ciò che lo teneva legato alla vita, spegnendo quel sorriso contornato dalla tristezza riflessa nei suoi occhi,lasciandolo scivolare sulle acque del fiume ,che ha sognato milioni di volte di percorrere mano nella mano col suo stesso sangue.
L'ho lasciato sotto la cascata dove il suono intenta di coprire il frastornante silenzio,dove l'innegabile realtà ti cade addosso senza la martellante dolcezza della pioggia.
Nero ha muerto.
Me quedo yo.
Nero è morto, rimango io.
Oren.
Il mio ghigno non si scompone,il mio sorriso segue irriverente,
tutto ciò che è dentro è frastornante silenzio,non ho necessità di spiegarlo a chi amo,ne di tradurlo.
Rimango io.
Oren.
Sempre più intollerante.
Così Intollerante che non lo Sopporto.