Un invito.
Dopo sabato notte.
Valuto un momento la situazione.
Il luogo.
Ciò che potrebbe accadere.
E mentre penso sorrido.
Sono il caos.
E che caos sia.
Entro in scena.
La musica.
Bah la musica fa schifo.
Non mi piace la salsa.
Una domanda.
Una risposta.
E tutto sembra quasi normale.
E lei è lì.
Sorridente e contenta che abbia accettato.
Poi il reggaeton per un istante.
E tutto trema.
Tremano gli sguardi
Tremano i nostri corpi.
L'aria si fa pesante.
Me ne vado prima io.
Mi raggiunge poco dopo.
Ridiamo fino a casa mia.
La porta si apre
e copre le risa chiudendosi.
Il sorriso rimane,
ma zittisce.
Sola.
Solo.
Soli.Accendo lo stereo.
Don Omar...
Continuiamo a ballare.
Sappiamo entrambe perchè siamo qua.
Ritmo.
Sui miei bottoni.
I suoi tacchi sotttili la tengono alla mia altezza.
Le sue mani mi cercano.
La mia pelle.
Le mie la sua,
lasciando cadere quel leggero vestito nero ai suoi piedi,
i capelli all'indietro,
mentre le unghie si aggrappano alla mia schiena.
Saliamo le scale,
quasi inciampando.
La sua mano scende sul mio torace,
lo afferra,
lo preme sui suoi seni che pungono.
Le bocche si divorano,
scendono sul collo,
sulle spalle,
sulla schiena,
scendono,
mentre le sue mani strappano i jeans
e il suo bacino si incolla a me.
Sale sul letto lasciando che i capelli cadano sulle sue spalle
e le mie mani sul suo corpo,
sulla sua pelle scura,
che assorbe la bassa luce,
riflettendola come fosse coperta di olio.
Mi afferra innarcando la testa,
lasciando scendere ciocche di capelli lungo la sua schiena,
come tentacoli che mi attirano nelle piega che riempio.
Diretta.
Ma a me piace giocare e la lascio sospiare tra le mie mani,
tra le mie labbra e mi cerca con ogni parte di se.
Mi stende.Ora è lei a condurre il gioco.
Sopra di me,
sfiorando col seno il mio corpo,
lasciando correre il suo miele sulle mie gambe.
E poi tirandomi in lei.
Si addormenta su di me,sui miei pensieri che mai si fermano,
sui miei occhi sui suoi capelli neri come la notte,sul mio petto chea accoglie il suo sorriso.
Mentre il sole che nasce illumina il suo corpo.
Non tutti possono parlare d'amore...ma tu di sicuro puoi farlo. E se vivi le emozioni con la stessa enfasi con cui carichi i versi delle tue poesie, di sicuro hai sfiorato il cielo più di una volta nella tua vita.
RispondiElimina"E poi tirandomi in lei."...immagine dolcissima...in 5 parole hai racchiuso tantissimo, è il mio verso preferito in questa poesia ma non so perchè!
Essere amati da te, in questo modo, così totale,infinito e profondo, credo sia la più grande fortuna che una donna possa avere ed incontrare.
RispondiEliminaUnico, Oren.
Un bacione.
e a chi raccontare della nostra vecchiaia ...del nostro ritornare... del nostro non voler imparare...Io sono stanca di tornare e di ritrovarti...Vorrei fermare questo tempo ...eppure so che mille e più anni fa.. tu c'eri e c'ero anche io e ci sarò fra mille ancora e anche tu ci sarai...Ma avremo imparato???...Non voglio piu tornare...facciamo un corso accelerato e facciamola finita...Altre dimensioni ci attendono ...se almeno facessimo profitto...
RispondiEliminaNo, la salsa no. La colonia sonora ce la condiamo con rumori a piacimento.
RispondiEliminaAh, il sightseeing! Certo che lo so cosa facciamo a quelli di sotto. Ed è una vaginata!! Rilasciamo la frizione, fratello B.C., che questa volta ci giochiamo anche un panino. La colonia sonora a massimo volume, deve coprire il rumore del motore e dell'aria che fa attrito tra le guarnizioni.
RispondiElimina:)
Lo consiglio intero: "Wildhoney" dei Tiamat. E' un concept album, di quelli che dovrebbero passare alla storia come "The Wall".
RispondiEliminaCi si sente soli e si cerca conforto...un piacevole conforto...peccato che io non riesca ad abbadonarmi a questa leggerezza che farebbe assai bene, bacio fratello :)
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