Tre scalini portavano all'entrata di quella bottega.
Ancor cucciolo allungavo le mani col denaro verso quellla coppia di signori.
Come un rito.
I numeri saldi nella testa.
Quelli da giocare.
Quelli che mia nonna mi aveva detto di puntare.
I suoi sogni.
E il mio viso bambino si fermava su quella vetrina.
Dopo che la puntata era fatta.
Compravo due pacchetti di Nazionale esportazione.
L'odore di tabacco struggeva l'aria
e rimaneva sulle mie dita per tempo.
Uscivo da là scendendo quei gradini.
Recandomi a fare un saluto alla gelataia,
nella baracca più a lato.
Complice delle avventure mie e di mia nonna.Mandavo saluti,li raccoglievo e poi tornavo a casa,con la mia aria importante.
Quella di un moccioso che aveva svolto un favore,che si ripeteva nel tempo.
E ritorna il momento in cui nonna scartava il pacchetto,per portarsi una sigaretta alla bocca,mentre le mie piccole mani odoravano ancora di quel tabacco.
E l'acre sorriso.dentro la brace che bruciava ,accorciando quel gusto che svaniva nell'aria.
E quelli che erano i pensieri,le paure di una donna sola si trasformavano in sorrisi per me.
Ed eravamo pronti,per nuove avventure,mi sentivo protetto,amato,importante e ogni istante diventava una scoperta.
I nostri giochi nei boschi, il nascondere frutta dentro una borsa e la mia carne che cresceva con lei.
E ora sua figlia,mi ripete ogni volta che sono come sua madre,totalmente anarchico,indipendente,inadattabile a tutto,ingestibile in ogni mio o meglio nostro pensare.
E guarda suo figlio crescere ancora,ritrovandoci sua madre.
E lo guarda in silenzio,consapevole a tutto quello che potrebbe portare.
Dal suo trono di perfezione,
dalla consapevolezza della mia libertà,
da ogni mio gesto,
vede la dannazione di un figlio e del suo disagio,
della cognizione che ogni mio passo non sia benedetto,
ma porti al dolore,
dell'inspiegabile forza che questo mi da,quella che non è mai riuscita a comprendere in chi le ha dato la vita.
Vede suo fratello ancor giovane che non c'è più,come fosse rinato in me,come fosse dato di sopravvivere in quel volo senza ali che lo accolse all'inferno.
Questo mancava a mia nonna,di questo se ne da colpa mia madre.
La mancata comprensibile disattenzione di una sorella ,
la costretta disattenzione di una madre a cui è stata lasciata la possibilità di conoscere il figlio perduto credendo di trovarlo in me.
Dannato quel giorno in cui sono rinato,dall'amore di due persone,i miei genitori,per supplire la mancanza di un figlio.
Allevato nella gioia del dolore.E ora ascolta i miei silenzi,le mie parole,
attenta a non lasciarmi sporgere da quel davanzale,cosciente che sono come sua madre,che posso decidere quando entrare.
Anche se sa che ho la forza di un non mai vissuto.
Era una bimba particolare, timida che non si faceva avvicinare che la musica faceva d'improvviso scatenare, testarda, ribelle, nata per lottare, la bambina dei perchè ai cui i genitori stentavo a stare dietro...cresciuta con l'invidia dei fiori che sempre avevano le attenzioni, ha ceduto presto la sua dolcezza infinita per un gelo di controllo...per la sopravvivenza di una giungla che era la sua famiglia, relegando la parte sentimentale in un cassetto di cui aveva buttato la chiave, prima di lei tutti, sempre a lottare, sempre a preoccuparsi, sempre ad essere più grande in anticipo...arrivata fuori non si spaventò del mondo, era nata lottando, era il suo modo di vivere, di sopravvivere e lo faceva anche in amore...
RispondiEliminaUn abbraccio
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RispondiEliminaCaro, meraviglioso poeta...
RispondiEliminaSembrano parole scontate (o come afferma qualcuno: "Sono cose brutte da dire!!" perché la verità non sempre ha una bella faccia, e l'ipocrisia vuole che si nasconda ciò che non è bello, che si butti lo sporco sotto il tappeto...) ma la vita, molto spesso, è fatta di dolore. Non so se addolora di più questo, o il sapere che non è così per tutti, che il dolore sceglie da sé le sue vittime e non lo fa con un preciso ordine, ma come se giocasse alla roulette.
Tu, tu e tu.
Tu non sarai amato, tu sarai umiliato, tu esisterai ma senza vivere. E il dolore ci porta ad essere soli, anche se non è così, perché in fondo anche il dolore ha paura, perché se chi soffre si dovesse incontrare...
L'unione fa la forza.
Una gran forza...
In contemplazione, sto in silenzio.
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