Tralasciando l'ultimo evento di oggi teso a mettere a prova la mia mente, non ho capito bene ancora in quale gioco.Lasciandomi per un istante vagare da un cappio,alla Torre Eiffel,da Orione alle Pleiadi per poi risolversi in un nulla e poche risposte ,meglio riconosciute come una sottile torura,veniamo a ieri o meglio torniamo.
Notte lunga tra poche risa,
pianti e parole.
Un incontro.
Peter a casa mia,dopo 6 anni che non ci vedevamo.
Mi dice sei sempre uguale,ma i tuoi occhi sono cambiati.
Beh calcolando che l'ultimo nostro reciproco sguardo veniva non da una delle mie cosidette rinascite,ma da una vera resurrezione e che in 6 anni di cose ne accadono veramente tante,una rapida discesa dalle stelle alle stalle.
Ma mi conosci non giro per periferia per arrivare al centro,parliamo di ciò per cui tu sei qua.
Come ho già detto parlare di se spontaneamente è facile,imbrattare il propio diario personale,già più arduo se ti viene richiesto,difficile quando devi parlare di altri.
Ma tu sei qua per sapere,per conoscere quei lati di tua sorella, che lei ti ha sempre tenuto nascosto,per dare una forma più concreta a chi non c'è più.Non è facile.Sia perchè ho paura di calpestare il rispetto per Mona,sia perchè comunque oltre al reale conosciuto devo parlare di sensazioni,la maggiorparte delle quali vissute e trasmesse a distanza in 24 anni.A quei lunghi periodi di silenzio,che non ci siamo mai imposti ma che sono venuti naturali nello svolgersi degli eventi.
Eppure a parte qualche foglio lasciato volutamente o meno lungo il tracciato che porta a quel baule io rimango il testimone o meglio la testimonianza di ciò che era.Non è un peso o qualchecosa di cui io mi voglia liberare,ma nella mia mente devo vagliare,devo sondare ancora nel rispetto di ciò che lei avrebbe piacere tu sapessi e ciò che non vorrebbe.Quello che è stato il danno lo hai saputo,te lo ha lasciato scritto,ne abbiamo già parlato.
Ora dimmi cosa vuoi sapere.
E le parole si intersecano tra punti di domanda,cancellando tutti i se,fluendo nelle lacrime di verità celate,quasi psicoanalizzando un'anima,ma sono le sue parole,ciò che a me diceva,ciò che mi confidava.
Rabbia,odio,paura,ribellione,dolore,mischiato e mielato dal nostro piacere, dalla sua spontaneità in me.
Eppure tu un se lo conservi e me lo metti davanti, chiedendomi perchè sono stato sempre qua,perchè non abbiamo vissuto insieme.
Provo agirarci intorno con una bugia,ma le mie sono monche e anche se distanti sai che non sono come cerco di farti credere.
E l'ultima verità si accende e con lei mille e mille sfacettature,riflessi di ricordi,coscienze,ora,di comportamenti,di solitudini.
Abbassi lo sguardo.Poi mi abbracci piangendo.
Nel fumo della mia ultima sigaretta,
il silenzio dovuto,
il rispetto richiesto,
stiamo male entrambi
e so che ora il tuo compito non è facile,
è quello che Mona ti ha sempre risparmiato.
Con le sue dita sui tasti
non ha mai allacciato note su questo,
eppure sta a te ora suonare questa canzone.
Sang til at sige farvel
Far
Song to say goodbye
Father
Adoro i Placebo ed adoro questa canzone.
RispondiEliminaPer il resto non me la sento di pronunciarmi. Ho immaginato le sensazioni e mi sono buttato a capofitto.
C'è un personaggio irruente tanto quanto il sottoscritto desideroso di partecipare al tuo blog.
Ed infatti vi partecipa. Ma sia ben chiaro: resta il secondo.
Miss me ... Ora è questa la musica che mi rimbalza per la testa. E non c'è nulla di più appropiato.
RispondiEliminaCome gli altri riescano a perdere il senso di te in così poco e solo dopo la dipartita si chiedono perchè.
Ma ora... A che serve perpetrare questo?
Miss me.