La locandina dell'opera attira gli spettatori che riempiono le poltrone,i loggiati,le piccionaie.
Scintillio di gioielli,parole inutili,profumi forti.
Abiti dal buffo stile che strisciano i loro orli sul pavimento della platea.
Curiosità,timore,rabbia,odio,strafottenza,orecchie aperte,uditi che non vogliono ascoltare,dita puntate,denti affilati pronti ad azzannare,pensieri celati,bugie plateali,giudizi campati su fievoli ragioni se non l'egoismo,giudici invani.
Freme l'attesa che si aprano le tende,che sia dia vita allo scenario di quella stanza immersa del buio all'inferno.
La sfida.
Quella che solo gli attori posson capire,che ne intersecano il significato tra le dita.
Sfida di lame,di ventri offerti al trapasso,di sorrisi del dolore,un gioco forse mortale,c'è anche chi supllica di non commentare.
Sembra che la tenda nella sua tela rossa damascata si muova.
Il pubblico siede.
Le luci sfumano.
La musica del silenzio rompe il monotono tossire di chi vorrebbe interrompere.
Un istante di apnea generale.
Già nell'immaginazione riflessi di acciaio tagliente,
di lingue infuocate acercare sapori,
di odori carnali che coprono il tanfo di siffatta finzione,la platea.
Uno sguardo dal bordo della tenda prima di cominciare.
Pochi gli spettatori che salvo.
Tu,tu,tu e tu laggiù,perchè così lontano quando in realtà sei il più vicino,quello dall'intesa speciale,quello che gioca con me.
Apriamo il sipario.
Nessuno sfondo,nessuno scenario.
Una sedia con dietro uno specchio.
Io Nero_Catrame.
Io Oren-Emartac.
"Non è ancora tempo per ciò che vorreste vedere."
E già il pubblico bisbiglia stupito.
"Oggi qua si celebra la mia morte.
La morte delle mie lame,
del mio battere banco,
dei miei sogni,
della rabbia,
degli odori,
dei sapori,
delle sensazioni.
Nato per amore.
Muoio per amore.
Oren è un bastardo,forse incapace di essere amico e per questo deve morire.Il mio ghigno rimarrà nella cascata,la forza rimarrà a chi la dono,la strafottenza sarà sopita,il rispetto sopravviverà,la ribellione sarà eterna,la giustizia intransigibile.
Non potevo non vincere la sfida contro me stesso."
Il pubblico ammutolito,deluso,stranito,non capisce.
Si aspettava altro,un altro stupore,voleva sangue e non solo mio,voleva carne,voleva ammazzarmi e non che lo facessi io.
Una domanda gettata nell'aria"E il tuo sguardo verso Sud?"
"Quello va oltre la morte"
Il pubblico si alza,sciala all'uscita.
I suoni le voci si perdono nel tempo,nell'aria,nel nulla.
Rimango seduto.Non sei tu morte che mi vieni a prendere,ma sono io che vengo da te.Anche il Diavolo è incredulo e non riesce a reggere il mio sguardo.
Un applauso.
Dal buio in fondo alla platea.
Guardo,affino la vista.
Una risata.
Beffarda.
"Chi sei?"
Ancora risa.
"Sono Nero,sono Oren,sono ecconeunaltro,sono te stesso.Come fai a uccidere parte di te?Cosa ti porta a farlo.Sei nato per amore,ci sono stati altri momenti come questo,forse più silenziosi ancora.Eppure lo sai che è vicina.Cosa è cambiato Oren?"
Lentamente estraggo una Lucky,la porto alla bocca,la brace la accorcia.
Silenzio,mentre l'aria gratta i polmoni.
"Pensieri,sensazioni..=
"Oreeeeeeeen non divagare.Cosa è cambiato?"
"Lasciami morire,ne ho bisogno.Ne ho bisogno per rinascere,come rinasco ogni momento,come tutto cresce,come ogni passo che si muove,come ogni respiro,come ogni parola che attraversa la mia schiena nel silenzio,come ogni ricordo che non mi abbandona,come ogni forza di cambiamento,come ogni tratto del mio cuore,come..."
"Oren lo sai come sei fatto,lo sai che sei innamorato,cosa è cambiato ?
Io sono te e tu sei me ammettilo e di cosa è cambiato,non fa così male,non ti rende meno duro,molla un attimo,lascia parlare la tua anima.
Cosa è cambiato?"
Non ci posso credere... ho appena controcommentato un tuo commento parlando di tre Atti. Telepatia? Telecinesi mentale? Teletrasporto psichico?
RispondiEliminaLe locandine sono importanti. Uno spettatore medio ne viene attirato, convincendolo ad andare allo spettacolo. Debolezza d'attrazione visiva mista all'interesse dei contenuti suscitato dalla stessa.
Ma l'attore, gli attori, sanno e si divertono.
E tu li sorprendi, non capiscono che è parte dello spettacolo. Nei minimi dettagli. Anche la mancanza di scenografia. Tu sei scenografia, tu sei coreografia, tu sei suono che si sfila dalle corde vocali.
E tu ti sorprendi, in fondo alla platea, ad osservarti, pronto ad applaudirti e a lasciarti una scia.
Quando il sorpasso è vietato, noi lo effettuiamo a destra. E' forse l'unico istante in cui non mi ritrovo in contromano. Che figata!!!!! :)
Ed è questo lo Squilibrato che conosco. Colui che ride della sua vita, di se stesso ed è aperto a tutto quello che è per noi vita. E bravo, piano piano riconquistiamo un pezzetto del nostro essere.
RispondiEliminaLentamente, come piace a noi.