OREN EMATAC

Mi guardavi.
Osservavi la mia rabbia esplodere.
In silenzio.
Un piccolo gesto per calmarmi,
per non dare corda a quella rabbia che diventava anche la tua
e la tua la mia.
E senza dire niente la lama tracciava righe sulla mia pelle.
Mi lasciavi fare.
Guardandomi.
Leccando il sangue per fare tua la mia follia,
il mio odio verso il mondo,
come se dovesse essere solo tuo il destino di soffrire.

E sfogavamo quel restava della rabbia sui nostri corpi,
aumentando il dolore per darci piacere.
Facevamo l'amore.
E la tua nonna quando uscivamo dalla stanza,
ci guardava,
scuoteva il capo
e nel suo danese stretto
concertava che comunque almeno con me riuscivi a parlare,
sorridevi e le giornate passavano lievi.


Solo una volta i ho visto impaurita da me.
Quando balzai due passi davanti ate,verso chi ti stava offendendo.
Quando un maledetto boccale di birra si frantumò
sulle mie sopracciglia,
quando vedesti sgorgare il mio sangue
in mezzo a quei quattro pelati
e sapevi che non mi sarei fermato.
E lo facesti tu,
trattenendomi per una mano:
"Fermati, ti prego"
Come quel maledetto vetro che precludeva la tua libertà
e sapevi che avrei fatto follie per infrangerlo.
E ora farei follie
pur di poter infrangere l'inferno ed averti qua.