Oggi pioggia sottile,perso nei miei pensieri e nel mio cuore sul tetto di casa con lo sguardo sempre nella direzione ,mi è tornato alla mente un ricordo.
Prima che il mio cucciolo iniziasse la scuola ci concedemmo un lungo viaggio in Spagna e Portogallo,in inverno.Quattro mesi di vacanza ,a spasso con il camper.Certo il Sud attirava,il suo clima africano,facevamo il bagno ,mentre qua in Italia nevicava.Poi attraversammo il Portogallo,la costa atlantica già a gennaio invasa dal profumo delle mimose in fiore.Giungemmo in Galizia.Regione non troppo turistica,per lo meno in quel periodo.
Una sera,prima del tramonto,con un tempo simile a quello odierno ci fermammo su una spiaggia a Ferrol.Eravamo soli,noi ,Nostro figlio,sua madre ed io e l'oceano.Davanti a noi la picola chiesa di Santa Comba,un piccolo edificio che stava su uno scoglio di fronte al luogo dove avevamo parcheggiato.Come sempre succedeva,dopo che ci eravamo fermati ,io e l'impavido figlio(impavido,perchè venire in giro con me lo comporta ehehe) accompagnati dal nstro cane partimmo in perlustrazione.La marea a quell'ora già alta impediva l'accesso all'alto scoglio su cui si trovava la chiesa.Ne ero attirato,forse per l'impresa di raggiungerla,ma c'era qualcosa che mi spingeva a farlo.Comunque decidemmo di giocare sulla spiaggia godendo delle alte onde dell'oceano che viste coi piedi sulla sabbia ci sovrastavano.Eravamo bagnati come pulcini e il vento cominciava a rinforzare.Alla sera mentre mio figlio si addormentava facevamo progetti per l'avventura del giorno seguente,quando la marea si sarebbe ritirata e a vremmo potuto raggiungere Santa Comba.
Notte.Tutti dormivano nel camper,cullati dalle raffiche di vento che lo battevano facendolo sobbalzare.Io non avevo sonno e col cane uscii all'aperto.Aveva smesso di piovere e il vento imprimeva la salsedine sulle guance e tanto per cambiare non ero adeguatamente vestito al clima.Mi sedetti sul bordo dello scoglio antistante a quello della chiesa,col balzo che dava sulle onde del mare che mi separavano da ciò che volevo raggiungere e godetti del vento,del suo suono,dell'armonia che sentivo in quel momento in tutto ciò che mi circondava.Il cane perlustrava ogni granello di terra .Non avevo più freddo e nel fumo della mia Lucki,mangiata dal vento,vidi muoversi sagome umane,che piano piano prendevano forma più definita.Non era più notte e una barca stanziava al largo di quel punto.E sapevo che io ero nella scena che stavo vedendo.Pescatori raccoglievano le reti,dopo una giornata di lavoro ,c'erano voci e risa ,battute lanciate ad una ragazza e gente che girava attorno alla chiesetta.Ma quello che mi colpì di più fu che io quella barca che non era tale,ma una nave nordica,una nave vichinga,non da guerra,la conoscevo.L'avevo già vista,avevo già viaggiato in una visione di tanti anni prima con lei.E adesso era là.In realtà non c'era,ma in ciò che stavo vedendo era presente.Sentii i miei piedi informicolirsi,gettati nelvuoto sul bordo delllo sperone dello scoglio e una mano sulla spalla.Era Mio figlio che si era svegliato.Era l'alba.
La marea si era ritirata.Rientrammo nel camper.Ero confuso o meglio concentrato in ciò che era successo.
Andammo tutti e tre oltre la spiaggia ora libera e salimmo la ripida e tortuosa scalinata che conduceva al prato sopra lo scoglio dove si trova Santa Comba.Chiusa.Porta sprangata,E io volevo entrare,dovevo entrare.Rimanemmo io e mio figlio,a sua madre il posto era piaciuto,ma non le aveva destato l'interesse che aveva per me.Continuavo a girare intorno alle ura per trovare un'apertura,almeno per guardare dentro,alla ricerca di un aggancio a ciò che avevo visto.Nulla.Ermeticamente chiusa.Il vento si andava rialzando forte,accompagnato d una pioggerellina sottile e portando con se le gocce dell'oceano.Io sapevo che potevo entrare.Ma non era un grande esempio per mio figlio,che giocava col cane ed era seguito dalla mia attenzione perchè non si allontanasse ai bordi dell'alto scoglio.Estrassi il mio attrezzo multiuso,senza farmi vedere aprii la porta.Entrammo senza scostarla troppo.Odore di muffa e salsedine.Un piccolo altare al centro e nella mia mente continuava a girare un ricordo che non voleva uscire,ma che sentivo.Toccai l'altare e in quel momento ebbi la sensazione di non essere io a farlo eppure lo avevo già fatto,come se in quel punto della pietra fosse impressa la mia orma,come se là avessi incontrato la dama del vento chissà quanto tempo prima.Poi la voce del mio cucciolo mi riportò al presente.Uscimmo.Un ultimo sguardo.Chiusi la porta e tornammo al camper.Stetti ore ed ore a guardare la chiesa,dl roccione dove avevo sostato la notte.Perso nel cercare di rapire ancora ricordi.Ma nulla,solo una musica armoniosa che suonava in me.
Risalì la marea.
Ripartimmo.
Mi sono talmente appassionata che l'ho letto 5 volte.Ti lascio soltanto questa frase.
RispondiElimina"Torniamo tutti nei luoghi già vissuti e quando siamo li'...lo sappiamo sempre...che tutto c'è già appartenuto "
Non aggiungo altro.
Buon giorno oren...non ho parole da lasciarti ma solo un buon giorno....oren.
RispondiEliminaIn ogni nostro presente dobbiamo cercare forti o dolci o romantiche emozioni che poi, accoccolandosi nel nostro passato, rappresenteranno i nostri più bei ricordi da rivivere e riassaporare.
RispondiEliminain questo ultimo periodo non ho grandi frasi da scrivere...ho l'umore ha pezzi...ma tornero' presto la vecchia tempesta.comunque bellissimo post
RispondiEliminaSai che scrivi veramente in modo eccellente é un racconto che potrei immaginare come se lo stessi vivendo di persona con amici. Buona domenica.
RispondiEliminaOren quante cose,quante sensazioni. Leggo di un Uomo chiuso in una foresta scura dove neppure l'erba e le foglie degli elberi vedono gli occhi tuoi da sotto ai capelli,neri, bagnati.
RispondiEliminaPiccoli spazi dove ti siedi e traditrice la terra mi indica che sei stato accovacciato li.
Un tenero racconto con sprazi di nostalgia...
RispondiEliminaQuasi a percepire la mancanza di un passato che rituona da vite precedenti di cui avvertiamo la nostalgia, timidi ricordi che la nostra razionalità ci fa catalogare come fantasie...eppure alle volte la percezione di aver vissuto già quella scena è così forte che sermbra quasi reale, buona serata, ciao
io quattro mesi di ferie non li ho mai avuti, ma ad un uomo che quando piove si siede sul tetto posso perdonare tutto, soprattutto se si tratta del mio promesso sposo.
RispondiEliminaE' difficile in genere raccontare queste sensazioni, ma tu ci sei riuscito benissimo. E'successo anche a me, ma in sogno. Entrare in una casa, che non avevo mai visto e sentirla mia in ogni fibra del mio essere. Ma è quasi impossible descrivere la sensazione di pace e appagamento provata. Il sentirmi finalmente in pace con me stessa ed il resto dell'Universo.
RispondiElimina...chi abbiamo dentro? quali ricordi sono legati alla nostra anima? questo è il magico potere di chi sa slegarsi dalla realtà rimanendone comunque saldi....chi eravamo? compagni di viaggio ritrovati....
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