passi diversi pesati dallo stesso piede.
Dal palco guardo le sedie vuote ,dai contorni sdruciti del tendone
e nell'aria rimane il brusio di voci sommesse.
Tiro con cura le corde dai drappi impolverati e mi affaccio su quel teatro, di voci nascoste,di abiti teatrali che siedono sorretti dal tempo,
su logore stoffe a cui mancano le borchie che le fissavano al legno.
E' bello pesare i piccoli passi e lasciare al legno che cresce di riempire l'aria col suo suono.
Schegge si spezzano sotto i miei piedi,si abbassano come fili d'erba croccanti di un prato.
Guardo la sedia al centro del palco.
Sorrido.
Quello che era il pulpito del mio monologo,
quello che non ha mai visto il segno delle mie ginocchia come un confessionale,stende la sua paglia macchiata dal tempo su piedi tarlati
e ora che mi siedo mi abbraccia con lo schienale.
Sorrido ancora..
su quella seduta da dove escono le mie parole.
La mia anima le produce,non ha filtri,
ma adesso si specchia in un'immagine "completa".
E basta una parola a zittire quei costumi che occupano le sedie in platea,a nascondere visi dietro i drappi dei loggioni, a celare verità dietro l'acido delle parole che colano sul palco scivolando sul legno.
Basta una parola....Noi....
E scorrono come diapositive immagini del mio parlare,
scivolano nodi scorsoi su corde che afferrano il dolore,
fendono l'aria col loro tagliare ,come lazos di gauchos che catturano la preda.
Frammenti di oggetti riflettenti che illuminano di bagliore il pensiero che il danno accomuna i dannati.
Bagliori come fiammelle di candele nella tormenta del vento.
Deboli legami che si spezzano nel ledersi del tempo,senso di possesso remoto, di rivendicazioni di monarchie che hanno perso la loro nobiltà.
Immagini di spugne che assorbono il dolore altrui, sotto il peso del lancio di meteore ai confini di un mondo per entrare in un altro.
Ma essere pietrificati non produce movimento.La pietra, se non la lanci, è staticità pura e il vento che fischia tra i suoi spigoli la erode,scivola e se ne va.
E col vento se ne vanno le emozioni e già è difficile afferrare quel soffio,
impossibile prenderlo per la coda.
E l'acido che tenta di corroderlo scivola e i tentativi di tresche nascoste pur di sentirne il possesso si infrangono nella sua purezza.
E la purezza è solo un velo trasparente,che non nasconde ne il bene,ne il male.
E si alzano grida che ricercano il proprio male di vivere nella compassione.
Non conosco compassione,non conosco pietà,amo la sfida,faccia a faccia e non nascosta dietro maschere di sorrisi piangenti.
Chiamatemi come volete,credete ciò che volete,così è sempre stato.
Perchè uno specchio non riflette altro che l'immagine di se stessi o di quello che vogliamo credere di essere.
Per questo ho amato e mi ha stupito lo specchiarmi sull'acqua trasparente di un torrente tra gli alberi del bosco.
Perchè ho visto riflesso NOI.
E...Nothingh else matter....
Immagini distanti nel tempo, si ritrovano riflesse nello stesso vetro scheggiato.
RispondiEliminaCombaciano i bordi seppur corrosi negli anni
Da vite passate
Aliti di emozioni accarezzano l'anime
Lasciando come pegno un solco sulle carni
Solco che sa di proprietà
Possesso
Pretese
Tracciare bordi invisibili marchiandoli con forza.
Perdermi in quel mondo dove ogni cosa
Ogni vibrazione
Ogni emozione
Ogni respiro
è Noi.
E...Nothingh else matter....
Essere puri, senza filtri, il più delle volte,negli occhi altrui, porta ad essere scomodi, senza anima...Quei nodi che hanno fatto in modo che la mia anima diventasse arida, senza sconti per nessuno...Un pensiero mio dato dal momento...Continua a specchiarti in quel torrente...continua ad essere te stesso...non tutti ne hanno le capacità, restando nascosti dietro quelle maschere di "sorrisi piangenti"...Un saluto a te Oren...
RispondiElimina"Basta una parola....Noi...."
RispondiEliminaCos'altro aggiungere?