venerdì 3 maggio 2013
Una scia di passi che lasciano orme su una porta.
I cardini che tremano nell'oscura striatura del pesante legno.
I contorni di una lampadina appesa al soffitto,
spenta.
I riflessi degli odori di una siepe in primavera,
annusare i colori attraverso i vetri di una finestra instabile.
Il calore strappato con le mani mentre le calze cedono al suolo,
intricate dita tra i capelli,
il lento strascicare di una ruota di legno .
Era il rosso madera raschiato dalla botte,
parole in grassetto scritte su una parete nera,
tremori a simulare voli di uccelli,
un angolo di un foglio strappato su pavimento,
che rompre la simettria delle sudice fughe tra le piastre di marmo finto.
Era il nero stillato che rimbombava nelle gocce di sudore che tracciavano scie sulle maniche correndo a unirsi ai capezzoli,
una borsa di plastica che giocava con la sterpaglia accarezzando una cavalletta aggrappata ad uno stelo.
Era il neutro suono di mille voci pronte a zittirsi a un tremare di banco,
il contorno di spalle che si allontanan alla tua vista,
mani che agitano tentacoli di vita cercando....
l'impatto di un pneumatico in una pozza di acqua,
dentro le gocce il lampione sembra cadere lungo l'angolo della strada,
una luce invade il davanzale nella casa al lato,passando dallo spiraglio lasciato dalla persiana.
Apro gli occhi,chiudo gli occhi e poi ...li riapro.
Era silenzio ed era buio.
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questa poesia riflette l'instabilità del vivere..trasmutato in attimi quotidiani..caricati di forza emotiva..
RispondiEliminaquasi sodalizio di incastonature ritmate da delicati equilibri..
che un oggetto..o l'emozione che essa trasmette..
sono figlie della malinconia..
un prodromo del buio virtuale e reale..
se vuoi passa da me..
magari dando un'occhiata alle mie prose poetiche..
ti seguo.
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