Quanta polvere si rigira su se stessa,
mischiandosi a ciò che incontra
e queste folate di vento la accompagnano,
a volte la sbattono.
La senti strisciare quando il vento tace,
quando il suo silenzio vibra prima tra le vetrate di una finestra,
per poi sbatterla rapida con tutto il peso delle parole.
Non mi giro indietro,
non ho bisogno di rivedere i mie passi,
a volte ne riconosco il suono delle suole ,
che hanno pestato il terreno,
lo sento tra le voci che echeggiano dal passato,
mantenendo ripetuto il loro dire,
il loro non voler capire,
salde,
ferme su quei piedistalli che danno la sicurezza di non cadere,
che mirano solo all'utile,
al conveniente,
all'insano benessere,
che mi chiamano disadattato,
che insistono a ripetermi,
che devo ragionare solo con ..
..testa..
..tasca..
e mettere a tacere la mia lingua.
Praticamente "una brava persona".
Lascio che scivolino,
quel tanto che basta,
solo per mettere in discussione di nuovo me stesso,
non rinnegando ciò che ho fatto,
pieno della mia presunzione,
che però so che è fallace.
E soffia questo vento,
non è che sposta le nubi,
ne trova solo di nuove
e ormai consapevoli di non potermi fermare,
le voci tacciono
e là all'orizzonte c'è una altra alba,
un altro limite da superare
e le orme del vento lasciate sull'acqua
sono le conchiglie che a riva porta il mare.