intreccio di visi,di risa,di lacrime e urla,
nella spensierata innocenza di un bambino,
nella lacerante rabbia della crescita.
Quante volte cambia il sapore di questo viaggio nel passato.
Eppure ero,
eravamo sul tetto del mondo,da dove la gente sembra più piccola, i suoni giungono metallici e stonati tra il rimbalzare di facciate di palazzi e tutto sembra vada più veloce e a guardandolo adesso lo è veramente stato.
Ci piaceva salire le scale di quei palazzi,
che a quel tempo ci sembravano enormi,
come dritte pareti di montagne di cemento piantate nell'asfalto,
scivolavamo tra la biancheria stesa ,
ancora umida,
come fossero le nostre vele,le nostre ali e appena giravi lo sguardo ti trovavi nel bosco della collina
e seduto sul bordo dei cornicioni,riempivi quel vuoto col senso della tua conquista,di qualcosa che sapevi essere vietato,perchè pericoloso.
Mangiavamo un gelato che era completamente nero ,di cui non ricordo il nome.
Colando macchiava le nostre dita e sulle nostre labbra rimaneva la tinta ,scura e sbavata ,dolce.
Introvabili,liberi,e se fossero stati più alti avremmo raggiunto la vetta.
Poi ad ognuno di noi ,la crescita portò su percorsi differenti.
Chi si perse in gruppi distanti,chi cambiò abitazione,chi continuava a voler salire in alto,mentre in realtà non faceva altro che scavare sul fondo,dilaniandosi le vene e facendo finta di essere normale.
Non abbandonai mai i tetti,mi hanno sempre affascinato e ormai ero solo su quei cornicioni, da cui, seduto,vedevo muoversi quelli che ormai erano i ricordi di un saluto,il nascondersi alla realtà,il celarsi alla mia rabbia contro chi aveva deciso di morire.
Mi ero affinato e non erano più solo scale che mi portavano in cima,spesso salivo dalla parete delle case più basse,con le suole sui mattoni,bracciate di corda.
Non sempre mi sedevo a godermi il piccolo mondo là sotto.
Avevo fretta e là dove il mondo è popolato da ombre,meglio scegliere la luce per dissolversi nel vento o le notti senza luna.
E le mie labbra erano nere e il sapore era quello del sangue,che schizzava dai morsi di rabbia e ci sarebbe voluto il gelato,per raffreddarle.
Intanto il tempo si appropriava delle scelte di qualcuno di noi e sui tetti ne rimaneva solo il ricordo del suo viso da bambino e le lenzuola stese erano umide di lacrime,come se tutto questo avesse un senso.
Come se ogni volta che sentivi pronunciare i loro nomi, si aprisse la porta di una cantina buia,dove stivare i ricordi in scatole di cartone e riportarli in vita nel movimento dell'aria di pagine di fumetti sfogliate.
E i tetti cambiarono,diventarono barricate, da cui lanciare la propria rabbia verso i mulini a vento e scialavano nel tempo ,lasciando dietro di loro l'amara sconfitta di un'assurda lotta programmata,stampata sui sanpietrini,come denunce inutili e avidi progressi verso la vetta,verso il denaro ,in nome di quella che si credeva rivoluzione,mentre in realtà non era che l'implodere dentro se stessi,la propria rabbia,per alcuni vestendo maschere convenienti,per altri solo nello svestire quelle che non erano mai state le loro.
E a quel tempo non si distinguevano più le mie labbra nel nero e per trovare un pò della mia luce,dovevo guardare la mia ombra.
I tetti si restrinsero a quelli della mia casa,
alle notti insonni passativi sopra seduto nel silenzio,di suoni di grilli,di lento girare di gomme nell'asfalto,di luci vacue e lontane e del suono della pioggia grondante dai coppi.
E ogni tetto ha quel cornicione,
ha quelle lenzuola stese sbattute dal vento,
hai visi dei bambini perduti nel tempo.
A Marco,Maurizio e Nicola.
Parole come un fiume in piena.
RispondiEliminaMi hai emozionato.
Non è facile descriversi e descrivere il passato.
Come sempre, come un Maestro, riesci a dipingere ogni emozione.
Ascoltare le tue parole con la musica di fondo è qualcosa di magico.
Resto a guardarti meravigliata sempre più.
Olá,
RispondiEliminaconhecendo teu espaço e gostando, por esse motivo, já o estou seguindo.
Aproveito para convidar-lhe a fazer-me uma visita e conhecer-me:
www.tattourouge2.blogspot.com
Seja sempre bem vindo!
Abraços respeitosos,
Tattourouge
Ma io dico, B.C., invece di mettermi un cartello che mi avverte di rallentare in caso di pioggia, perché non mettono dell'abrasivo sull'asfalto in modo che la mia autovettura non slitti?
RispondiEliminaBrutti cafoni. Ambisco alla presa a sassate del palo stesso.
PS: la parola di verifica è "koniomet". Nomet et koniomet.
...sentire mentre ti racconti è bello...ricordi che tornano emozionando e sprigionando in te quel velo di malinconia che adoro...ricordi che hanno sapore...
RispondiEliminati auguro un dolce week end Oren...