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PECE

PECE
La logica si infrange quando non si ha voglia di staccarsi, quando il bisogno e' quello di rimanere aggrappati

ANOMALIE ARMONICHE

ANOMALIE ARMONICHE
SE lO RITIRNI NECESSARIO SONO, MMMMM, SIAMO ANCHE QUI

sabato 30 maggio 2009


Cynderella ti ritovo a occhi chiusi sullo scorrere del fiume,tra canti di uccelli all'estate,nel battito delle ali di una farfalla che nel suo andare più basso ritma il battito del mio cuore.

Acque torbide che corrono verso il mare e si specchia su di loro il tuo riflesso di purezza che tanti non sanno vedere e non sanno cogliere.Scie di bisce vibrano il loro nero nei flutti che riflettono al sole un colore differente,perse negli acidi del fiume che lentamente scendono appoggiandosi al suo letto alla ricerca di una realtà differente,ma pur sempre artificiale.
E tra i nauseanti profumi dei gelsomini ritrovo forte il tuo,sentore di arancio, che emana la tua pelle,che si perde tra le mie nari.
E quella ricerca del piacere che non è solo carne,ma qualcosa di più completo,che unisce la mente ed il cuore e riesce a dare corpo all'anima e viceversa.
E ti ritrovo a sfogliare una margherita sorridendo,consapevole della risposta della sua corolla e anche che all'estirpare dell'ultimo petalo sarà un non ritorno,un non girarsi indietro.
China su te stessa,mentre altri non fanno che richiedere,che volere prendere,solo per se stessi,per il bisogno che hanno di te,di chi ha sempre dato tutto per il prossimo e nulla per se stessa.Cynderella.
E tra i grigi petali di un soffione del vento lascio che il mio respiro lo spanda nell'aria spargendo la tua essenza in maniera che possa coprire questo argine in fiore e da qua possa nascere qualcosa di migliore.

Funamboli.Si funamboli della vita ci siamo detti e abbiamo trovato difficoltà a cercare parole differenti,ma che importa tanto il significato è lo stesso.
E ti guardo allineato sulla tua fune,ci sorridiamo e fischiettiamo guardando in alto,mentre sotto molti attendono un piccolo cedimento sperando di carpire un pezzo di noi per loro stessi,incapaci di penetrare il nostro corpo di ticchettare le loro dita sulle nostre anime,bello possederci per curare il propio egoismo.
Incapaci di notare che anche se siamo su di fune e barcolliamo non sono i nostri piedi che ci sorreggono,ma le nostre ali.
E additano non capendo. Non vogliono vedere,in realtà non possono capire.Troppo oltre,troppo al di là del pensiero usuale,del dirsi ti amo perchè sappiamo che solo noi possiamo capire.
E non mi imorta se sarai ancora tempesta e sarà vento sulla fune o un dolce passo,sono la pioggia delle tue lacrime e lo specchio del tuo sorriso.
Io vorrei
rivederti per fare l'amore
non sognarti
quando il sogno comincia a finire

io vorrei
tu chi sei
ed accorgermi che siamo uguali



E le funi allineate si allungano lontano verso l'orizzonte,si contorcono,si muovono scrollando,si incrociano.Ma il cammino è lungo e attendo.
Non per sentirmi dire che sei mia.
E vorrei contare i tuoi capelli
fino all'ultimo senza sbagliare
e alla fine
dire che son belli
e confonderli e ricominciare

Ma per sentirti dire che sei tua.

venerdì 29 maggio 2009

Le mani sui fianchi,
il bacino che si muove,
ritmando la musica.
Tempi scanditi dalle tue curve,
che lasciano scivolare le mani sulla tua pelle.


Soffio sul collo
annusando,
lasciando che la lingua ti sfiori
e facendola salire tra i tuoi capelli.


No seas timida rompe abusadora
Rompe el suelo con la batidora!!!

Mentre ti muovi
danzando le tue natiche sui miei jeans
e allunghi il collo
con la testa all'indietro
a cercare le mie labbra.
Le tue scapole appoggiate al mio petto.
i miei denti dentro le tue spalle.




Sospiri tremando.,
mentre le tue mani cercano il mio piacere tra di te.

E la musica continua il suo movimento,
abbasandoti con le mie mani aggrappate ai toi seni,
lasciando scorrere la mia bocca sulla tua schiena
e con lei i vestiti.
Tremi ancora,
ancora più forte
La batidora,La batidora,La batidora
Batidora,Batidora,Batidora
La batidora,Si señor,La batidora,La batidora
Batidora,Batidora,Batidora




Un istante impreciso di silenzio,
nessun fiato,
e la musica torna a vibrare le sue potenti note,
capelli nelle mani come redini.

Buehno,
E o no e tenia tambien k culial
Entonse no te quite k yo voy pal culeo
Rompe el suelo k yo voy pal culeo,
Rompe el suelo k yo voy pal culeo,
Rompe el suelo k yo voy pal culeo,

Ancora silenzio,
ancora pace,
ancora...

E sono ancora sensazioni quelle che mi invadono,raccolte nel giro di poche ore.
Le prime sovrastate da mille immagini lontane che suggestionano la coscienza del vissuto.E quelle scorrono per poi trasformarsi in sogni e sorrisi,nella mia follia.
Poi di nuovo.
Un forte senso di nausea.
Ciò che ho nello stomaco si rigetta nel water.
Liquidi acidi di un pasto mai consumato.
E i sensi si affinano e seguo l'odore di qualcosa che non va.
Non è in me, anche se fa parte di me:

E l'udito si evolve e il pensiero corre lungo il percorso,come se vi si fosse staccato,ma così non è.
Sale nel bosco ora lontano,scuote i tronchi per cercare voce nel frusciare delle foglie e prosegue il suo cammino verso sud,
Qualcosa non va.
No.
Conferma decisa alle mie sensazioni.
Dolce e dannato legame,da cui non riesco e non voglio staccare.
E mai lo farò.


E la mente vaga nei suoi labirinti a cercare una striatura nel muro della distanza da cui potere vedere.Bagliore di canini appuntiti.
Sguardo corrente dentro usci di stanze dal possibile fato.



E tutto comincia a girare,incastra, rimuove possibilità dall'alea fremente di compreso effetto e opaca causa.
E stremato mi lascio andare,appeso nel vuoto,mentre echeggia nella mia ingestibile massa l'eco di "ti seguirò".
Ganci d'acciaio dal bacio pungente spuntano alzando lo sguardo.
Cosa avevate pensato?

Sospeso in attesa di risposte ai perchè,
io che ho sempre detto che morire non so,
comunque vada
ti seguirò.

giovedì 28 maggio 2009

Come sempre immancabile l'appuntamento con la tempesta.
Là in riva al mare,dove il vento grida e ti sbatte in faccia la sua rabbia,
la sua disperazione e la pioggia batte sulla pelle,la trafigge come una caduta di spilli,mentre le onde rumoreggiano la loro alternanza sulla riva.
Eppure non può piovere per sempre,eppure amo la pioggia.

E sull'onda del mare,come issarsi forzando l'addome su una tavola del vento si alza imperioso e completante ,tra gli spruzzi della schiuma corrente e il tunnel della ricaduta ,il "tu fai parte di me".


E sono brividi e non è freddo,non è paura,ma è il tremore di se quando ci si sta per sciogliere e si cade lentamente sulla sabbia ,granello per granello,come "un castello in aria" e non ci si mischia alla rena,ma si cresce,allungando le mani come volare.
E si è dentro al tunnel del vento,lo si percorre sentendo crollare dietro di se ogni passo fatto,che esplode in un boato che fa allungare il collo sorridendo e la tavola non è più sotto i nostri piedi,volo sull'acqua trasportato dal vento.

E ora lo ascolto, lui ascolta me e ti reca le mie domande ed i miei giusti perchè.Quanto sono stato stupido a non porterle senza che mi venisse chiesto,ne hai bisogno,come ne ho bisogno io.Siamo parte di noi e non basta comprendersi e capirsi,perchè le nostre risposte ci integrano,ci fanno pensare mentre parliamo,sono il come va?che non manca mai.Potrei trovare mille giustificazioni nel mio essere,ma in realtà non ve ne è una che sia plausibile.Perchè i silenzi parlano,i perchè gli danno voce.
E non mi sento usato entrando tra le acque del mare,mi sento avvolto,da quello che solo noi possiamo capire.

martedì 26 maggio 2009


E l'anima trasmette le sue richieste sulla carne.

Ti lasci spogliare,
mentre la stoffa accarezza la tua pelle.
Tremi rimanendo immobile,
sedotta dal mio sopiro su di te,
che segue i vestiti sino ai tuoi piedi.
Afferro i tuoi seni strapandoli a te,
mentre allontano le tue mani,
sorridendoti sagaciamente.




Ora ti voglio rapire,
al suono di questa musica,
mentre i nostri corpi si muovono
e si contorcono al suo ritmo.
E i tuoi fianchi mi cercano,
le tue cosce si aprono.
Seduti sull'assito,
ora ti lascio assaggiare il mio volerti,
per un istante,
un attimo rotto dal fendente di un coltello
che si pianta nell'assito,
schizando gocce del tuo miele sulle mie cosce,
dividendo ciò che vogliamo.

Il fuoco scalda la lama,
che striscia il suo filo tagliente sul mio desiderio che ti cerca.
Richiamo di noi,
richiamo di sangue,
che si mischia al nostro piacere.

E il manico ora punta verso di te,
china sotto i miei graffi sulla tua schiena.

Chini uno sull'altra,
uno nell'altra.
Rimane solo la lama a riflettere
la tempesta delle nostre anime.

Gocce di te.
Gocce di me.
Gocce di pace.
Ancora.....

mORENologo


Oren che fai?

Mi sto godendo i sogni.
Mi sto calmando.
Oggi la rabbia è stata devastante.
Tutto volava.
Tutto sbatteva.
A volte quanto vorrei non capire,non comprendere,chiedere perchè.




Ma non riesco ad essere diverso,a non essere sincero con Lei.
Vorrei poter dire ti stai sbagliando e avere la certezza di una risposta diversa.Ma come faccio a non comprenderla,quando entrambe abbiamo le stesse sensazioni,ci sentiamo cittadini di un altro mondo,diverso da quello in cui viviamo.
E tutto diventa così insignificante.E leggo nelle sue parole strade che ho già percorso,della difficoltà di porsi ,di avere un posto,di avere un istante da dire è mio.E tutto diventa pesante,anche le cose più semplici,anche l'accontentare gli altri,il sorriso stentato del va tutto bene per non preoccuparli.

E il sangue va alla testa a vivere girati nel mondo.E sono ancora scelte.
Quella di morire,uccidendo se stessi per il bene di tutti,facendosi lavare il cervello,prendendo tante piccole pillole per sempre che ci possono aiutare.Aiutare a fare che?Gli Zombie,i replicanti,quello che la società richiede annullando il soggetto,quelli che gli altri oltre che richiedono prendono.
Quante volte sono salito sul tetto ad osservare la massa che sotto viveva,accodada alla ragione denaro,finto divertimento dettato dagli altri,piacere nascosto nella depravazione,vissuto malamente,egoismo straripante dell'avuto,del voluto,del dovuto.

E me ne sto qua,appeso ai ganci che mi tengono sveglio,in questo piacevole dolore.

Di farla salire,di farla guidare,di trovare c'ho che da un senso,uno stimolo.
Consapevole di quello che mi ha tatuato sulla pelle con bordi di conchiglie.
Non esiste motivo per cui non rimanga spalla a spalla.
Lei in cuor suo lo sa,sa che c'è chi ha taciuto,chi non mi ha tatuato sulla pelle il suo desiderio,per paura che io giocassi a carte con la nera signora pur di....

Oltre...
un passo avanti e uno subito dietro.

lunedì 25 maggio 2009

E in questo momento non ci sono parole d'amore,tutto sta scritto in noi e lo sappiamo,solo la voglia di evadere,di eludere,di trovari "tre secondi" in cui poter dire sono arrivato in tempo.


Uno scatto.
La moto si accende.
Romba l'aria.
Sbracciato,per godere degli schiaffi del vento sul mio corpo.
Parto.
Sempre la stessa direzione.
Trasportato dal vento.
Superandolo.


Sei li che mi aspetti.
Nella tua tuta di pelle nera.
Solo uno sguardo.
Come un bacio.
Solo un cenno.
Come itinerario.
Sali.
Tutti i gironi sono stati vagliati
e rimane quel sensodi inadeguatezza,
di mancato appagamento.
Stretta a me.
Nero su Nero.
Stringo la manopola del gas.
Lascio che la moto voli.
Mentre la tua bocca lavora il mio collo
e i tuoi seni spingono sulla mia schiena.
Le tue mani si aggrappano ai fianchi,
sulla mia pelle.
La strappano.
La velocità aumenta.
Slalom tra le macchine.
Uno chino sull'altro.

Mentre la tua mano si infila nei miei pantaloni.
Graffia.
Tira.
Storge.
E sento il tuo calore appoggiato al mio sedere.
Lo abbraccia.
I tuoi denti afferrano i nervi delle mie spalle.
Spengo i fari.
Corriamo sempre più forte.
Tornanti scendono sui gironi che conosciamo.
Giù.
Sempre più giù.
Per raggiungere dove il sole va a morire.
Siamo in spiaggia.
Scendiamo.
La tua tuta nera non trattiene il tuo corpo.
La mia lingua segue la cerniera.
E la cerniera taglia la tua pelle.
Ora il tuo sangue è nella mja bocca.
Riga i tuoi seni.



Cercando conchiglie,come ricordi,mischiamo i nostri sapori.
Lascio che incidi sul mio corpo tagli coi bordi di piccoli ventagli
e che la tua bocca si nutra delle onde del mare.
Scrivi sulla mia pelle,ciò che vuoi fare,ti prego.
Mangia ogni mia cellula,perchè io sia dentro di te.

Sotto all'acqua manca il respiro e ogni tua piega mi accoglie.
Incastono con forza conchiglie su di te,
mentre i colpi seguono il mare
e i sospiri si spengono in questo silenzio
in bolle di dolore che in superficie diventa piacere.
Devastati,devastanti.
Ti sento tremare dannatamente forte,
mentre sei nel mio pugno ed io nel tuo.
Ora ,propio ora,dobbiamo decidere se far risalire questa bolla o mantenerla qua sotto.

Il mare ci riporta stremati a riva,ma ancora abbracciati.
Piercing di conchiglie sui nostri corpi.Un istante di pace che dura un eterno.
Mi sorridi,
ti sorrido.
Ancora in moto.
Per raggiungere dove il sole va a morire,
E poi rinascere
prima di morire ancora,
in questo dannato non bastarsi.
Compresibilmente insieme.

domenica 24 maggio 2009


Rimango ore ad ascoltare il canto dei grilli,stranamente senza interrompere e divagare come è mio solito.
Lascio che il loro parlare entri dentro di me e mi aiuti a stare sveglio.
Continuo a non dormire e a lasciare tracce del mio respiro lungo prati d'erba che segnano i miei nudi passi godendo del calpestare di rovi.
Dannata insonnia.O meglio famgliare, che tanto poi non ne cambia il significato.
E al canto di questi sapienti cantori della notte alterno il suono del battito del mio cuore,come una tempesta che non invade,ma accarezza,che devasta,ma trema il dolore dell'amore.




Già troppi ma in questo discorso,ne sono allergico,come ai se,come pure dap ochi mesi all'oro,che piaga le miei orecchie lasciando sangue e gonfiori.
Non voglio dormire.
Dormire è sognare.
E sognare il mio amore mi piace,sento sorridere il tirare delle mie labbra nel sonno e l'allargarsi del cuore.
Ma(ancora, che palle!)i sogni non si comandano e non sempre spicco il volo verso l'inferno piacevole della vita e scendo giù.


E là incontro il dolore,quello che lacera l'anima,che ha artigli fortissimi,
che mi respinge per non farmi soffrire.
Ma io resto mungendo lacrime da pozzi nascosti,continuando a darmi una ragione che ragione non è.E sento quel suono del piano,che seguo estasiato per lasciarmi pugnalare da una scheggia di cuore che rimarrà sempre con me.
Pungente,tagliente,così forte da togliermi la forza di lasciarmi andare,come lasciarsi cadere su su uno sperone e rimanere sospesi coi ganci alla schiena, che dilaniano la tua pelle e bloccano il tuo ultimo volo.

E pensare che avrei fatto buchi nel mare pur di sorprenderti al tuo capezzale,avrei sfidato la morte.
Ma tu questo lo sapevi
e te ne sei andata da sola,
vestita del nostro dolce ricordo.
Hai appoggiato quella cassa nel mare,
lasciandola andare alla deriva del mio cuore,
come una bottiglia che trova il suo destinatario.
Avete ragione.
Amare è dolore.
Chiudo gli occhi e mi lascio andare,
a questo canto di grilli,
che saltano sulla mia carne nuda.
Ed è pace,
un dolce sollievo.

Ma come come una scala pigiata sui tasti,
la mano del mio amore ,
che ancora rimane,
si tende,
riportandomi in vita.
Consapevoli che per amare bisogna soffrire.

sabato 23 maggio 2009

Su quelle dolci e laceranti note di tanto tempo fa,
che le dita di Mona pigiavano sulla tastiera di un vecchio piano,
imparai a contorcermi lungo il sottile filo
che separa l'amore dal dolore.


E ti spinge sempre oltre,come se non ti bastasse mai.
E ora rimango seduto con la schiena appoggiata alla tua,
non c'è bisogno di nessuna spiegazione,le parole giungono famigliari,
come i nostri desideri,i nostri bisogni,lo snoccialare della ragione specchiandosi una con l'altro.
Il sorriso quasi ironico,strafottente di Oren che ti guarda mentre parli,perchè sa già dove arriverai.A volte è due passi avanti il suo,altre il tuo.E corriamo sempre ad ogni nostro minimo sospiro ad allungare una mano verso l'altro.Certezza di appoggio,di calpestare sempre la stessa linea,bisogno di pace,di serena e totale complicità.
E sorridendo all'ingenua gelosia cerchiamo di trasporci,di essere obiettivi più che si può,sempre nel rispetto,perchè è quello che diamo e quello che pretendiamo.

E' vero,siamo sulla stessa sponda e spesso ci rendiamo conto di quanto disti l'altra e quelle volte che cerchiamo di avvicinarla proviamo a trovare richiami che possano piacerci,come se confrontassimo i fili d'erba dell'opposta riva per crederli uguali ai nostri,ma poi accorgendoci che anche se amorevolmente curati faticano d attecchire e rimanere.A volte si bruciano,altre semplicemnte si perdono in follia e spesso si allontanano e uando ritornano l'erba della nostra sponda è già cresciuta nella sua purezza.
Inadeguati,ingestibili e consapevoli di esserlo e volutamente innamorati di come siamo.


Il nero ognuno lo veste alla propia maniera,magari abbracciandolo col rosso,ma diverso diventa quando anche nudi,nero rimane.E non ha regole,non le vuole,non ha limiti,solo una porta,solo un varco di sola entrata,così mi hai insegnato.
E rimane eternamente abbracciato al mio cuore il tuo sogno,

insieme a fare l'amore e mi domandavi se ti amavo e proprio per quello potevo aiutarti.Mi hai visto piangere,mentre la mia mano affondava il coltello nel tuo cuore.
Poi un dolce sorriso sulle tue labbra diveniva il mio.
Dannati,perchè siamo veramente dannati,demoni reali di un mondo che si trova sempre a confronto con noi e a cui risultiamo disadattati e disadattanti,se non con dolorose maschere.

E anche quando finiranno le mie lacrime,quando non basteranno più,saremo sempre spalla a spalla oltre l'ultimo volo.

venerdì 22 maggio 2009

Te lo avevo detto,
che non sarebbe stato facile
e non sempre indimenticabile ha il significato che vorremmo.
Eppure non sei una bambina,
eppure mi hai aspettato.
E hai voluto che salissi.
Ho provato a fermarti ancora,
anche se a quel punto poco convinto.




Sapevi che li c'era il mio corpo.
Lo hai voluto.
Ha i pensato di avermi,
mentre i tuoi seni tremavano sotto la tua bocca,
anche se non erano i tuoi che stavo mangiando.

Mi hai spogliato.
Quasi strappandomi i vestiti.

E hai pregato ai miei piedi che ti seguissi.
Là nel tuo letto.
In preda al demoniaco desiderio di avermi,
dimenticandoti che non la mia mente era altrove.
Ti ho fermato sul tavolo.
Quasi impaurita da questo mio svegliarmi.
Ora sta a me giocare.

Ne sei contenta.
La tua passione mi richiama,
me la offri.

Troppo facile,
Ti stringo le mani dietro la schiena
e lascio divampare il tuo desiderio nell'attesa.
Minuti che passano
e rimani a bocca aperta.
senza fiato,
solo lunghi sospiri
e richieste di me.
La mia mano strugge la tua carne,
la mia lingua la tua schiena,
i miei denti il tuo collo.

Ti afferro i capelli,
quasi incredula
ti annienta il dolore
nel piacere.
E mi chiedi
ancora...
Te lo avevo detto,
puoi avere il mio corpo,
ma la mia anima,
il mio cuore sono quelle di un lupo.
E' sua.

Come faccio ancora,se non ero con te neanche adesso?

giovedì 21 maggio 2009

Continue sensazioni ricorrono alla mia mente,
è tutto oggi che non mi lasciate stare.
Ricordi,ricordi non miei,
piaghe aperte e sanguinanti nei cuori di chi amo.
Ed io a tenere banco di tutto il dolore.
Perchè propio oggi?
Non ho paura a quello che mi succe
de,
non sono andato oltre,
l'oltre è sempre pronto per un altro oltre.
Cosa vi manca la mia rabbia?
Le lame sulla mia pelle che la scuoiano
a cercare la pace?
Vi manca Oren con il suo annichilimento?
Perchè proprio oggi?

Perchè tanto dolore passato?
Perchè tanta voglia di liberarsene?
Perchè proprio io?
Mantengo la calma
con la sua carezza nel cuore,
ma devo sapere

e solo il sangue me lo può dire.

mercoledì 20 maggio 2009

Toc..
toc..
Oren ribatte banco,
lo fa sull'assito del ponte di una barca,
impregnato dall'umidità dell'aria,
dall'odore di salmastro.
Proferisce ed ascolta parole,
ma gli occhi sono negli occhi
e gli sguardi rendono vaghe quelle parole,
perse nel desiderio,
nell'attrazione,
nel volere violare ciò che è offerto.


La carezza che accende la passione,
l'abbraccio che lo coglie
e i nostri corpi suonano fremiti,
come lo sciogliersi di alghe nel mare,
e le narici lasciano scie sulla tua pelle ,
inebriando i sensi del tuo profumo di arancia.
Le lingue si incrociano
per scivolare sulla carne,
mentre i denti la tirano
affondando nelle spalle.
Le mani si muovono a cercare ogni cellula dei nostri corpi
e la stringono forte quasi a strapparla.
Ed ora un uncino di ferro lucente scende tra i tuoi seni
ci si aggrappa,
mentre il tuo capo si butta all'indietro.

Ora gocce di piacere intridono l'assito,
mentre il gancio metallico scivola sul tuo corpo,
puntando a tratti la pelle,
lo passo nelle tue mani,
mi stendo al tuo fianco
e lo punto pungendo ed alzando il mio collo.

"Ora fammi paura"
sorriso beffardo sulle mie labbra,
batto banco,
batti banco.
Serviti.
E l'uncino comincia a rigare
e la lingua a seguire
la scia,
spingo il mio corpo sulla punta tagliente,
prima lo ritrai,
poi lo lasci andare.


Scende
e tu lo segui
divorando le gocce di sangue,
la mia unica paura è quella che ti fermi
e in basso sento afferrarmi il piacere,
lo sento alzare,

mentre mordendo le labbra sino a farle sanguinare
ammiro l'uncino con cui giochi con te.
Battiamo banco,
ma questa volta è diverso,
lo battiamo senza fretta,
per tutta la notte
e poi ancora,
ancora
e
ancora...

Finchè questa volta il mattino
ci trova ancora abbracciati
nella nostra pace,
ancora insieme.